Le armi nel Medio Evo

a cura di Gianluca Turconi

Le armi medievali hanno avuto un ruolo importante nel plasmare la guerra per secoli. Infatti, la storia dei combattimenti medievali ha visto una graduale transizione dalle armi da mischia, come spade e lance, ad armi “missilistiche” più efficaci.

Cavaliere con martello da guerra - Immagine in pubblico dominio, fonte Wikimedia Commons, utente File Upload Bot (Eloquence)

Cavaliere con martello da guerra.

Armi da mischia: spade, asce e martelli da guerra

Le armi da combattimento ravvicinato rimasero un elemento importante della guerra medievale per tutto il periodo. La spada divenne l’arma più popolare durante il Medio Evo grazie alle sofisticate abilità di chi l’impugnava che permettevano agli spadaccini esperti di beneficiare di un vantaggio notevole all’interno delle forze armate.

Il più delle volte, tuttavia, i re in guerra armavano i loro eserciti con asce e mazze a basso costo, capaci di infliggere orribili lesioni cerebrali ai loro sfortunati avversari. In particolare, le asce erano utilizzate in tutte le forme e dimensioni in Europa, con la stessa funzione delle asce civili: erano progettate per tagliare. Alcuni martelli da guerra avevano invece impugnature estremamente lunghe che trasformavano l’arma in un’asta, aumentando lo slancio e la forza con cui poteva colpire il nemico. La lancia da impugnare a cavallo, dotata di bilanciamento e forza d’impatto estremi, era una “superarma” medievale usata dalla cavalleria per sfondare le linee nemiche con la sua enorme potenza. In Cina, nel periodo medievale, le spade si evolsero dal bronzo al ferro e infine all’acciaio, con modelli sempre più leggeri e resistenti. A partire da quel tempo, l’arte della spada e il suo apprezzamento si radicarono profondamente nella cultura cinese, con la nascita di esperti e collezionisti. Le spade vennero perciò utilizzate sia sul campo di battaglia sia nelle cerimonie, tanto che le spade da cerimonia riccamente decorate divennero molto popolari durante la dinastia Tang (VI-X secolo d.C.).

L’ascesa delle armi “missilistiche”

All’inizio del V secolo d.C., l’arco composito era un’arma importante per gruppi che andavano dagli Unni all’esercito cinese e altri ancora. Quando i “barbari” germanici che attaccavano l’Impero romano cominciarono a usare frecce con la punta di ferro, questi archi divennero significativamente più letali, segnando l’inizio di una lenta evoluzione verso armi “missilistiche” sempre più efficaci.

L’Impero bizantino (romano d’Oriente) sviluppò anche una delle armi da lancio più devastanti del Medio Evo: il fuoco greco. Questa sostanza incendiaria – presumibilmente composta da pece, zolfo, nafta, salnitro e calce viva – poteva essere sparata da un’arma tipo lanciafiamme montata su una nave e continuava a bruciare sulla superficie dell’acqua, risultando particolarmente efficace negli scontri navali. Il nome “fuoco greco” fu applicato ad armi incendiarie anche molto differenti utilizzate da altre forze non bizantine, in particolare quelle sviluppate dagli eserciti cinese e mongolo.

Forse la più famosa arma missilistica medievale fu comunque l’arco lungo inglese, un’arma di grande importanza bellica durante la Guerra dei Cento Anni tra Regno d’Inghilterra e di Francia. A partire dalla battaglia di Crécy del 1346, l’arco lungo fu utilizzato con effetti devastanti. Grazie alla loro lunghezza, questi archi producevano un’impressionante forza di trazione che si traduceva in una penetrazione superiore della punta della freccia e un arciere addestrato era in grado di scoccare più di una dozzina di frecce al minuto, rispetto alla più lenta cadenza di tiro dell’arco semplice. L’efficacia di quest’arco e delle sue frecce fu ampiamente dimostrata nella battaglia di Agincourt del 1415, dove gli arcieri inglesi distrussero la cavalleria e la fanteria francesi. Clifford J. Rogers, storico militare, ha sostenuto che l’arco e le frecce furono un vantaggio tecnologico fondamentale che aiutò gli inglesi a vincere diverse battaglie importanti durante la Guerra dei Cento Anni.

Dall’altra parte del mondo, anche il guerriero giapponese era principalmente un arciere, con lo yumi come arma principale. Esso era un grande arco multistrato in grado di scagliare frecce con enorme potenza, anche se la sua portata effettiva era limitata a poche decine di metri. Anche le spade, come lo tsurugi e il tachi, erano armi importanti in Estremo Oriente, ma la loro rilevanza era secondaria rispetto a quella dell’arco. I giapponesi svilupparono inoltre una varietà di armi a metà strada tra la spada e le armi da lancio, tra cui lo yari (lancia a doppia lama) e il naginata (bastone terminante con una lama ricurva) che furono importanti armi da fanteria.

Schema di lancio di un proiettile da un trabucco - Immagine rilasciata sotto licenza Creative Commons CC0 1.0 Universal Public Domain Dedication, fonte Wikimedia Commons, utente Д.Ильин

Schema di lancio di un proiettile da un trabucco.

Armi d’assedio a trazione e a contrappeso

La storia dei combattimenti medievali è anche la storia delle armi d’assedio a trazione o a contrappeso che diventarono sempre più numerose e pericolose. Esse non venivano utilizzate solo per abbattere le fortificazioni nemiche, ma avevano anche la capacità di uccidere decine di soldati con un solo colpo. La comparsa dei trabucchi a contrappeso nel XIII secolo aumentò notevolmente la loro potenza di lancio, rendendo immediatamente vulnerabili anche i grandi castelli fortificati che avevo costituito per secoli la prima linea di difesa di tutti i regni europei importanti. Queste armi erano talmente temute che, nel 1304, la guarnigione del castello di Stirling si arrese a Edoardo I piuttosto che affrontare il Warwolf, il trabucco gigante del sovrano inglese.

Queste armi d’assedio potevano anche essere usate per lanciare animali malati o addirittura morti oltre le mura del castello, con l’obiettivo di diffondere malattie all’interno dell’area fortificata. In aggiunta, potevano essere lanciate vere e proprie palle di fuoco, formate generalmente da stracci imbevuti di varie sostanze incendiarie, per bruciare le strutture interne delle fortificazioni.

Un’altra arma medievale d’assedio, derivata da esemplari tardo-antichi, fu la balista. Era di grandi dimensioni, simile alla balestra da braccio, in grado di lanciare proiettili pesanti a lunga distanza, precedendo le più avanzate catapulte. Per sfondare cancelli e porte fortificate si utilizzavano i cosiddetti arieti, grossi e pesanti tronchi trasportati e fatti oscillare dai soldati per guadagnare slancio e forza distruttiva. In dotazione ai singoli vi erano anche armi d’assedio portatili come le fionde attaccate a bastoni di legno per lanciare proiettili di pietra o di metallo con maggior trazione, popolari nell’Italia dell’XI e XII secolo.

L’impatto rivoluzionario della polvere da sparo

Le armi a polvere da sparo rivoluzionarono la guerra nel Medio Evo, cambiando il modo di condurre battaglie e assedi. L’adozione dell’artiglieria a polvere da sparo nell’Europa medievale segnò un significativo progresso tecnologico che ebbe implicazioni di vasta portata per le operazioni militari. Dal XIV secolo, le armi a polvere da sparo furono integrate in ogni aspetto della guerra, con re, nobili e borghesi che investirono somme ingenti delle loro ricchezze in queste armi prestigiose e potenti.

Dall’altra parte, l’esistenza dell’artiglieria a polvere da sparo svolse un ruolo importante nella progettazione delle fortificazioni, nella composizione dell’esercito e nella gestione logistica delle campagne militari. La crescente efficacia delle armi a polvere da sparo determinò importanti cambiamenti nella strategia bellica, portando a significativi progressi nella difesa di città, castelli reali e fortificazioni.

Trattate come segreti di Stato di enorme importanza, le ricette per la polvere da sparo nel Medio Evo si evolsero in un processo lento, pieno di tentativi ed errori. Tali ricette variavano nella composizione, con proporzioni diverse di nitrato di potassio, zolfo e carbone, oltre ad additivi unici come canfora, vernice o, addirittura, brandy.

Tra il 1338 e il 1400 d.C. le ricette della polvere da sparo aumentarono la quantità di sale e pepe e diminuirono la quantità di carbone di legna, con conseguente riduzione del calore di combustione. Dopo il 1400 d.C., la percentuale di sale e pepe diminuì leggermente, mentre aumentarono lo zolfo e il carbone di legna, incrementando così il calore di combustione, in una chiara inversione di tendenza alla ricerca della maggiore spinta propulsiva del proiettile anche a costo di possibili rischi nella costruzione e maneggiamento della armi da sparo. Alcuni additivi, come la canfora e il cloruro di ammonio, miglioravano la durata della polvere da sparo, mentre altri, come l’acqua o gli alcolici, servivano a scopi diversi, come la stabilità del processo, il trasporto o lo stoccaggio.

Letali contro le fortezze se utilizzate da eserciti assedianti, le armi a polvere da sparo furono anche integrate nel sistema tattico difensivo, fornendo un vantaggio significativo nelle battaglie. Le tattiche di utilizzo delle armi a polvere da sparo sul campo di battaglia medievale si concentravano principalmente su strategie difensive per abbattere il morale del nemico a causa delle alte perdite causate da queste armi innovative. Inoltre, combinando le armi a polvere da sparo con le tradizionali tattiche di fanteria, i comandanti erano in grado di ottenere vittorie decisive e di mantenere una forte difesa contro gli attacchi nemici.

Un ribauldequin - Immagine rilasciata sotto licenze Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International, 3.0 Unported, 2.5 Generic, 2.0 Generic and 1.0 Generic, fonte Wikimedia Commons, utente Sémhur

Un ribauldequin.

A partire dal XIV secolo d.C., apparvero i primi cannoni d‘assedio, denominati inizialmente bombarde, o grandi armi d’artiglieria, come i mortai in ghisa, usati per sparare pesanti proiettili di pietra contro le mura dei castelli. Nell’evoluzione delle armi a polvere da sparo alla ricerca di una maggiore cadenza di tiro, furono creati i ribauldequin, i primi dispositivi di artiglieria a fuoco rapido costituiti da diverse canne di ferro di piccolo calibro collocate su una piattaforma da cui era possibile sparare una salva di proiettili.

Non mancarono anche le armi portatili, come le pistole a mano, con semplici canne di metallo che richiedevano un’accensione manuale attraverso un foro di contatto.

Conclusione

Il periodo medievale ha visto lo sviluppo di molti tipi di armi, dai micidiali archi e frecce alle devastanti macchine d’assedio. Queste armi non solo hanno influenzato l’esito delle battaglie, ma hanno anche cambiato radicalmente la natura della guerra, aprendo la strada agli eserciti moderni. L’eredità di queste prime armi da guerra dura ancora oggi e la loro influenza è chiaramente percepibile in tutto, dai moderni fucili da cecchino all’artiglieria.

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