"Eccomi, dice il gatto, amami come sono oppure non amarmi affatto." (J. Moussaieff Masson)
Il fascino del gatto
Il gatto ha attraversato la storia con alterne fortune. Ha accolto onori e sopportato pregiudizi, è stato adorato e perseguitato.
I suoi sensi sono talmente superiori a quelli umani che in passato gli furono attribuiti poteri magici e stravaganti abilità. E come molte creature magiche, lo si ritenne dispensatore di buona o cattiva sorte - nella tradizione occidentale fu in genere latore di quella cattiva.
Misterioso, indipendente e riservato, a tutt'oggi continua ad esercitare la sue doti seduttive, anche se l'immaginario collettivo non gli ha mai perdonato il suo non concedersi totalmente e il convivere con l'uomo senza esserne succube.
Nel corso del tempo ha dato prova di sapere sventare minacce, presagendo terremoti, incendi, fughe di gas e, secondo taluni animisti - che lo ritengono l'animale della dimensione sovrannaturale per eccellenza -, anche la morte degli esseri umani a lui vicini.
Ha ricoperto il ruolo di protagonista in storie, fiabe, opere d'arte, fumetti (si ricordino Felix, Tom&Gerry, Gatto Silvestro, gli Aristogatti, Garfield, ...), e ha fatto la sua comparsa in spot pubblicitari e film (si pensi a Colazione da Tiffany, Il Padrino,...).
Con il venir meno del suo ruolo storico di cacciatore di topi, oggi è presente nelle nostre case come animale da compagnia. Apporta un efficace contributo nella pet therapy e, con dispiacere di molti, anche in quello della ricerca scientifica (riguardo la quale, il nostro paese, in seguito alla denuncia del 2014 alla Corte di Giustizia per il mancato recepimento della Direttiva Europea che sancisce la tutela degli animali da laboratorio e il miglioramento delle condizioni sperimentali, ha finalmente dato corso all'approvazione di una legge che disciplina la materia in modo restrittivo).
L'utilità dei gatti nella lotta contro i topi.
Il gatto tra mito, arte e storia
Pare che l'antico Egitto si contenda la sua domesticazione con la Cina, come risulterebbe da recenti scoperte che hanno portato alla luce alcune ossa di un gatto a Quanhucun, Shaanxi, risalenti a più di 5.000 anni fa. Fino a quest'ultimo rinvenimento, si è sempre pensato che furono gli Egizi, circa 4000 anni fa, i primi addomesticatori. E non soltanto perché uccidessero i topi - una minaccia per i loro granai -, in realtà, oltre a ritenerli sacri, li ricoprirono anche d'affetto. Le prime testimonianze scritte riguardo questo piccolo felino sembrano risalire all'Antico Regno (indicativamente 2700-2200 a.C.) e si trovano nel "Libro dei morti". Nell'antico Egitto, dove si credeva che gli Dei assumessero sembianze animali, si diffuse la credenza che Ra, il Dio del sole, si incarnasse in un gatto. La Dea Bastet - che governava la casa, la fertilità, la maternità e le messi - era raffigurata come una leonessa (o una pantera), ma intorno all'anno 1000 a.C. prese le sembianze di una gatta. Gli Egizi credevano che per i piccoli felini esistesse l'aldilà come per gli esseri umani, sicché dopo la morte era prevista la mummificazione anche per loro (la più antica testimonianza in tal senso è del periodo della XII dinastia, circa 1990-1780 a.C.). Poiché, dopo essere stato mummificato, il gatto avrebbe mediato tra gli Dei e il suo padrone, purtroppo, per quanto possa apparire contraddittorio, non sempre moriva di morte naturale (e tutto ciò avveniva in un paese in cui ucciderne uno poteva portare alla pena di morte). Nota curiosa: secondo gli Egizi, gli amuleti confezionati con escrementi felini avevano grandi poteri terapeutici.
Dea egizia Bastet.
Dall'Egitto, il gatto "viaggiò" e si diffuse a Roma, in Grecia e nel resto d'Europa. Sulle navi non fu soltanto un ospite di passaggio: dai Fenici in poi, rappresentò una presenza costante, non solo per dare la caccia ai topi, ma anche come portatore di buona sorte. I marinai credevano che se il gatto fosse rimasto a bordo, la nave sarebbe stata al sicuro.
I Greci non lo amarono particolarmente e lo si evince dalle scarse testimonianze riportate in letteratura. Per cacciare i topi, si servirono di altri carnivori come le donnole e i furetti.
Per gli Etruschi e i Romani rappresentò un eccellente cacciatore di roditori. Venne raffigurato nelle opere d'arte, su scudi, stendardi e sulle prue delle navi, ma fu talvolta screditato dalla letteratura. Durante l'Impero Romano, il culto della dea Bastet sopravvisse, motivo per cui il gatto non fu visto di buon occhio dai primi cristiani.
Nell'Europa pre-cristiana, taluni popoli fecero dei piccoli felini delle vittime sacrificali. Per i Celti, presso i quali non godettero di buona fama, per esempio, il sacrificio tipico consisteva nel chiuderne alcuni in una cesta sospesa su una fiamma e farli morire lentamente.
Nella mitologia vichinga, invece, il gatto venne associato a Freyja, la Dea dell'amore, della seduzione e della fecondità.
Riguardo l'Estremo oriente, non è più certo che vi approdò passando per la Persia e l'India. In base alle scoperte recenti, potrebbe esservi arrivato dalla Cina.
In India, fu considerato intoccabile perché sacro alla Dea Shasti (anche nella cultura Indiana gli animali furono associati alle divinità). Per quanto riguarda l'antico Siam, ho trovato testimonianze controverse: secondo alcune, certe razze feline furono considerate portafortuna; secondo altre, i persiani nutrirono ostilità nei confronti dei gatti, tanto che i poeti li definirono come il simbolo dell'avidità, dell'ipocrisia e della slealtà. In Thailandia, furono molto amati e considerati dispensatori di buona sorte, come pure in Birmania, dove nei templi fu allevata la razza del Sacro di Birmania della quale fu proibita l'esportazione.
In Cina, il gatto fu considerato "benefico". Gli furono anche attribuiti poteri magici come quello di allontanare gli spiriti maligni che si manifestavano di notte - probabilmente per la sua capacità di vedere nell'oscurità. Da questo paese, arrivò in Giappone dove fu considerato dispensatore di fortuna, salute e prosperità (ancor oggi esiste il commercio di statuine raffiguranti un gatto seduto con la zampa sinistra sollevata, noto come maneki-neko).
In Medio Oriente, la tradizione islamica gli conferì un certo prestigio, al punto che gli fu concesso di vagare liberamente nelle moschee perché considerato un animale puro. Maometto amò i gatti e ne possedette alcuni.
Sebbene tornasse utile per cacciare topi e ratti, durante il Medioevo, nell'Europa cristiana il gatto iniziò a essere perseguitato a causa delle superstizioni che lo collegavano al Demonio. In un'epoca in cui vigeva un ordine gerarchico in natura e società, il suo rifiuto a riconoscere la superiorità umana spianò la via alla superstizione che lo relegò per secoli nel limbo stregonico. In quel periodo, fu ucciso, bruciato, impiccato, torturato e murato vivo (in alcuni paesi si usò murarlo tra le pareti domestiche o sotto le soglie delle porte perché si credeva che il suo spirito avrebbe tenuto lontano il diavolo). L'associazione tra gatti e donne non tardò ad arrivare e a dare i suoi frutti peggiori: nei secoli bui, questi animali fornirono una comoda rappresentazione delle caratteristiche femminili meno apprezzate dall'uomo ovvero la mancanza totale di passività e di incondizionata subordinazione. Nel periodo della caccia alle streghe, vennero brutalmente sacrificati perché ritenuti parte del "corredo" stregonico. Nel 1233, Papa Gregorio IX, con la bolla Vox in Roma, ne legittimò lo sterminio.
Gatto e strega.
Ma quando i commercianti e i crociati portarono inconsapevolmente in Europa una nuova specie di ratti che seminarono la peste bubbonica, ecco che i gatti ritornarono a essere utili.
Nel XV secolo, la loro protezione venne sancita dalle leggi di vari paesi europei, come attestazione del riconoscimento dei benefici che apportavano ad abitazioni e raccolti, anche se la diffidenza nei loro confronti era bel lungi dall'essere smorzata.
Il Rinascimento vide una reazione trasgressiva nei confronti dei principi religiosi del Medio Evo verso gli animali. Leonardo Da Vinci, che definì il gatto "un capolavoro", lo rappresentò negli studi delle diverse versioni della famosa Madonna col Gatto.
Qualche decennio più avanti, mentre i primi europei lo introducevano nel nuovo continente, nella vecchia Inghilterra William Shakespeare gli riservava parole poco gentili. In Francia, invece, il cardinale Richelieu, malgrado le persecuzioni che esercitò nei confronti della stregoneria, fu proprietario di almeno quattordici gatti. Re Carlo I, sovrano di Scozia, ne ebbe uno nero, il suo portafortuna.
Charles Perrault ne Il Gatto con gli stivali presentò un'immagine diversa di questo piccolo felino, distaccata dall'idea stregonica, ovvero quella di un fedele amico dell'uomo.
Il gatto con gli stivali, illustrazione ottocentesca di Carl Offterdinger.
In Europa, nemmeno in pieno illuminismo, malgrado il rinnovato interesse per la scienza e l'osservazione, il gatto godette di piena fortuna, tuttavia cominciò lentamente a prendere forma un'opposizione sistematica alla violenza nei suoi confronti.
Molti dei più famosi poeti e scrittori dell'età romantica - come Lord Byron, Emily Bronte, John Keats, ... - lo amarono. Come pure gli artisti francesi, in particolare gli impressionisti, e i musicisti. Il distacco e l'indifferenza del gatto alla morale, lo resero congeniale agli artisti che, perseguendo l'arte per l'arte, non erano interessati a veicolare messaggi moralisti nelle loro opere.
Va detto che le arti figurative riconobbero il valore decorativo dei gatti ancor prima della letteratura.
"Gli artisti, i ribelli e gli introversi preferiscono i gatti; i soldati, gli estroversi e gli autoritari preferiscono i cani." (Jean-Jacques Rousseau)
Tra gli scrittori che dedicarono i loro tributi al gatto, vi furono anche Colette, Théophile Gautier, Emile Zola, Charles Baudelaire, Edgar Allan Poe, Voltaire, Thomas S. Eliot, Mark Twain, Charlotte Bronte... I lettori di Alice nel paese delle meraviglie ricorderanno senz'altro la gatta Dina.
Nella letteratura contemporanea, si annoverano Luis Sepulveda, Italo Calvino, Elsa Morante, Pablo Neruda, Ernest Hemingway, ...
Ma facciamo un piccolo passo indietro e riprendiamo da dove avevo lasciato. A fine Ottocento, il gatto si riabilitò. Fu massicciamente impiegato in musei, teatri e uffici postali per scongiurare il diffondersi dei topi e il conseguente danneggiamento di documenti, copioni e spariti.
Con il progredire della ricerca scientifica, nel XX secolo vennero rimossi i pregiudizi nei suoi confronti. Nel 1949, Konrad Lorenz, il padre dell'etologia scientifica, gli dedicò un capitolo del suo libro (L'anello di Re Salomone), smentendo l'idea del comportamento ingannevole che gli era stato spesso attribuito. Sette anni dopo, Paul Leyhausen (allievo di Lorenz) pubblicò uno studio approfondito sui piccoli felini, un'opera accurata, ancora oggi considerata un punto di riferimento.
Sono numerose le leggende del cinema che hanno ceduto al fascino dei gatti: Fred Astaire, Charlie Chaplin, Katharine Hepburn, Elizabeth Taylor, Brigitte Bardot, Robert De Niro, ...
Tra i leader politici, invece, si annoverano Winston Churchill, Abraham Lincoln, Theodore Roosvelt, John F. Kennedy, Bill Clinton, ...
Tra i personaggi che li hanno odiati: Alessandro Magno (pare che alla sola vista di uno di loro, perdesse i sensi), Giulio Cesare (che quando ne vedeva uno, lo faceva immediatamente uccidere), Isadora Duncan (che visse accanto a una contessa che gestiva un rifugio per gatti e che ordinò al suo staff di annegarli tutti), Napoleone Bonaparte (che ne era allergico), ...
Bambina con gatto di Auguste Renoir
Gli antenati del gatto
Le prime creature simili al gatto comparvero sulla terra circa 50 milioni di anni fa. I primi membri del suo ordine furono i miacidi, ma i gatti veri e propri nacquero da un susseguirsi di processi evolutivi che ebbero luogo nel corso del tempo. Le attuali specie feline sono apparse negli ultimi 10 milioni di anni. I gatti che vediamo vagare nelle strade e che abitano le nostre case hanno fatto la loro comparsa circa 4000 anni fa (o 5000, stando alle recenti scoperte in Cina). Oggi si contano all'incirca una cinquantina di razze riconosciute con certificazioni e una miriade di incroci.
Caratteristiche
Il gatto è un carnivoro dai denti e unghie sviluppati, il corpo flessibile e muscoloso, i sensi acuti e i riflessi pronti. Sebbene giudichiamo quello di casa nostra un dolce coccolone, in realtà è un cacciatore perfetto, veloce, capace di appostamenti e scatti improvvisi. Grazie a particolari terminazioni nervose intorno ai canini, sa bene dove posizionare i denti quando morde la sua preda. E' in grado di vedere nell'oscurità quasi totale. Dotato di un udito acuto e di un olfatto circa trenta volte più sviluppato del nostro, è un cacciatore individuale di grande abilità.
Diversamente dagli animali addomesticati, il gatto è stato poco modificato dall'influenza umana, sebbene nel tempo sia diventato più socievole e affettuoso, adattandosi all'ambiente domestico. Non essendo un animale da branco, non sviluppa un rapporto di sottomissione verso l'uomo, pur affezionandosi al padrone.
"Come ogni proprietario di gatti sa, nessuno può possedere un gatto." (Ellen Perry Berkeley)
Il concetto dei comandi ai quali ubbidire, è per lui abbastanza vago ovvero la maggior parte delle volte ubbidisce se il comando corrisponde alle sue necessità. Questo non significa che non sia intelligente. Anche se non siamo in grado di misurare il suo QI, un'intelligenza felina esiste. Come pure la capacità di analisi e la valutazione di "costi e benefici".
Altra caratteristica che lo contraddistingue è quella della curiosità. Non per nulla, gli inglesi sono soliti dire "Curiosity killed the cat" (lett. la curiosità ha ucciso il gatto).
"Amo nel gatto l'indifferenza suprema e la signorilità con la quale si trasferisce dai salotti alle grondaie." (Stephen Baker)
Bibliografia
Rogers Katharine, Storia sociale dei gatti, Torino, Bollati Bordigheri, 2008
Swan Madeline, La curiosa storia del gatto, Bologna, Odoya, 2011
Sitografia
http://centroveterinariofioranese
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