Nei precedenti articoli dedicati a Brandon Sanderson si sono visti i quattro volumi della saga Mistborn, i due delle Cronache della Folgoluce, i due della serie degli Eliminatori e Il Ritmatista, ma essi non sono le uniche opere pubblicate in Italia dello scrittore americano. Vediamo che cosa rimane da scoprire.
I romanzi conclusivi de La Ruota del Tempo
Molti hanno temuto che alla morte di Robert Jordan, avvenuta il 16 settembre 2007, la saga La Ruota del Tempo non giungesse a conclusione. Jordan, seppur colpito da una rara e grave malattia, riuscì a realizzare diversi capitoli e scrivere molti appunti per l'ultimo romanzo della serie, affidati alla moglie Harriet McDougal e all'editore; proprio questi ultimi, il 7 dicembre 2007 annunciarono che la serie sarebbe stata portata a termine da Brandon Sanderson, scrittore già conosciuto negli Stati Uniti, oltre che fan e conoscitore del mondo della Ruota. Sanderson lavorò su quanto lasciato da Jordan, ma il materiale a disposizione era tale che un unico volume non era sufficiente a contenere quanto c'era da scrivere, a meno che non si volesse realizzare un tomo di oltre duemila pagine; pertanto furono realizzati tre volumi, portando così la saga a essere composta di quattordici volumi (quindici, contando il prequel Nuova Primavera).
Chi ha seguito La Ruota del Tempo, ha potuto osservare che la narrazione di Jordan ha avuto momenti epici ed esaltanti alternati ad altri di stanca, dove non succedeva niente e si era di fronte a ripetersi di dialoghi, pensieri, atteggiamenti che alle volte risultavano frustranti. L'autore, con il suo dilungarsi nella narrazione e nelle descrizioni, aveva in certi punti appesantito la saga, ricevendo critiche per il suo modo di lavorare. Brandon Sanderson, con il suo stile, ha saputo dare nuova freschezza alla saga, portando a compimento il lavoro affidatogli. Certo, benché abbia fatto un buon lavoro con il materiale avuto a disposizione, Sanderson non è Jordan e pertanto ci si domanda se quanto letto è davvero tutto quello pensato dal creatore de La Ruota del Tempo, ma a questo non è dato avere risposta, poiché non si possono conoscere quei pensieri che Jordan non ha messo per iscritto. Rimane però il fatto che Sanderson ha dato una degna conclusione alla serie, facendo un lavoro davvero molto buono.
Presagi di Tempesta
Presagi di Tempesta è la prima parte di quello che doveva essere il volume finale A Memory of Light della saga della Ruota del Tempo. La prima opera che vede la mano di Brandon Sanderson affiancata a quella di Robert Jordan per completare il monumentale ciclo letterario. Sanderson dimostra sia il talento di scrittore, sia la passione di chi è stato un lettore di questa saga, continuando il lavoro di chi ha lasciato la sua impronta nel mondo fantasy. Uno stile che scorre fluido e avvolgente, trasportando all'interno della storia, facendo andare in secondo piano la lentezza dell'evolversi degli eventi; un meticoloso disporre i pezzi per arrivare a Shayol Ghul, L'Ultima Battaglia.
Rand al'Thor sta andando incontro al proprio destino. Il destino del Drago Rinato.
Un cammino che si sta facendo sempre più duro, che lo costringe a sacrificare parti di sé che s'illudeva di poter salvaguardare e così mantenere l'integrità di ciò che era stato un tempo. Ma è disposto a tutto per fermare il Tenebroso; anche a perdersi, anche a farsi odiare dalle persone che ha attorno. Non c'è speranza nelle sue azioni, solo cupa determinazione ad adempiere la missione per permettere alla Ruota di continuare a girare. Un cammino solitario, che sente di dover percorrere da solo, lontano da tutti, incompreso da tutti, lacerato dal tormento di non riuscire a fidarsi di nessuno, perché c'è troppo in gioco, la posta troppo alta per contemplare il fallimento.
Nonostante la consapevolezza di questa realtà, Rand sa che per sconfiggere Shai'tan occorre che tutte le bandiere siano unite nello scontro risolutivo. Ma come può creare unione, quando proprio dentro di sé c'è divisione? Come si può pensare di sconfiggere il Nemico con i Seanchan pronti all'invasione dell'Arad Doman? Che speranze di vittoria ci sono per l'Ultima Battaglia se la Torre Bianca delle Aes Sedai è lacerata da conflitti intestini? Lotte interiori. Giochi politici. Supremazia.
In qualsiasi forma si presenti, una verità è innegabile: il potere corrompe, porta alla rovina e alla pazzia. Anche quello che deve salvare il mondo.
Un'altra verità è innegabile: un solo individuo non può essere salvatore del mondo intero, anche se disposto a sacrificare tutto di sé. Consci di questa realtà, Mat e Perrin, si stanno muovendo per portare aiuto a Rand; Egwene è impegnata nell'arduo compito di unire di nuovo le Aes Sedai, pronta a sopportare qualsiasi umiliazione per riuscirci. Forze separate che stanno operando per convergere verso Montedrago per il confronto finale della storia.
Ma se non si trova la ragione per combattere, se non si trova la risposta giusta alla domanda sul motivo per cui si lotta, allora tutto può essere cupo e disastroso come un cielo in tempesta. E questo può fare la differenza tra riuscita e fallimento.
Le Torri di Mezzanotte
In Presagi di Tempesta Rand al'Thor è riuscito a far luce sulle tenebre che si stavano addensando su di lui e come il sole che torna a splendere dopo giorni cupi di pioggia è riuscito a innalzarsi, divenire quello che deve essere: non più un essere diviso in se stesso, ma un individuo integro, saldo nei suoi intenti. La salita sul Monte Drago per lui rappresenta una Rinascita che lo fa divenire il Drago che le profezie attendono.
In Le Torri di Mezzanotte, Rand si sta avvicinando al confronto con il Tenebroso, preparando il terreno per lo scontro, tirando le fila degli alleati pronti a scendere al suo fianco nell'Ultima Battaglia. Tarmon Gai'don ha inizio.
Ma come si è visto in questa epica saga, non è l'unico protagonista della storia, non è l'unico da cui dipende il destino del mondo.
Egwene è riuscita a ripristinare l'ordine all'interno della Torre Bianca, non più divisa da lotte tra le varie Aes Sedai, dove ogni gruppo cerca di strappare agli altri la fetta più grande di potere; ma perché le cose siano sistemate, occorre trovare i membri dell'Aia Nera che ancora si annidano al suo interno, guidate da uno dei Reietti.
Mat è alle prese con il Golham e mentre cerca di sfuggire al letale segugio, pensa al modo di convincere chi produrrà su ampia scala i suoi draghi, la nuova e potente arma capace di sparare proiettili esplosivi a grande distanza. Senza contare l'impresa che sta per compiere insieme a due suoi compagni; un'impresa importante sia per se stesso sia per le vicende a venire.
E mentre Nynaeve apprende nuovi modi di guarire, avviene la riscoperta dei vari modi di Viaggiare, si ha la creazione di nuovi ter'angreal; talenti perduti da tempo ricompaiono assieme al parlare con i lupi, capacità andate smarrite dai tempi dell'Epoca Leggendaria.
Tutto ciò fa da contorno alla trama principale del tredicesimo volume de La Ruota del Tempo, incentrata su Perrin, che dopo essere riuscito a riavere al suo fianco Faile, ora deve preoccuparsi dei Manti Bianchi e della giustizia che vogliono che si abbatta su di lui; oltre a occuparsi di una minaccia invisibile che sta tramando per colpire con forza e impedirgli di portare aiuto nell'Ultima Battaglia. Una minaccia che dovrà affrontare nel Sogno del Lupo, un piano d'esistenza differente da quello materiale; una parte del romanzo che è tra le meglio riuscite dal duo Jordan/Sanderson, con Perrin addestrato dal lupo Hopper a conoscere il Mondo del Sogno, soprattutto ad acquisire una maggiore consapevolezza di sé e della propria doppia natura. E attraverso questa conoscenza, piega il Mondo del Sogno alla sua volontà, lo usa come mezzo per portare avanti la battaglia contro l'Oscuro e il nemico sfuggente. È grazie all'amico lupo che anche lui, come Rand, diventa quello che deve diventare: un nuovo essere temprato e reso forte dalle fiamme delle difficoltà.
Memoria di Luce
Memoria di Luce è il volume che conclude La Ruota del Tempo. Non lo stesso che avrebbe scritto Robert Jordan: c'erano fili della trama che sono rimasti nella mente di Robert e che solo lui sapeva come tessere. Brandon Sanderson ha fatto il possibile e nonostante fosse un appassionato lettore della saga, non era stato lui a idearla, a dare vita ai personaggi e al loro mondo, e quindi, non potendo essere nella mente di Jordan, non ha potuto realizzare il finale della storia nella totalità con la quale era stata pensata.
Nel complesso è stato un romanzo ben scritto, il finale epico, glorioso, pieno di eroi e nemici da sconfiggere, di prove estreme e limiti da superare, di resistenza e sofferenza. Avvincente, certo, ma niente colpi di scena che sorprendano, che lasciano di stucco. È la storia che da sempre si narra, di civiltà in civiltà: la lotta tra la luce e le tenebre, tra caos e ordine, tra distruzione e creazione, tra bene e male. Una lotta dove alla fine si scopre che la dualità fa parte dell'esistenza e che c'è sempre bisogno dell'opposto perché l'esistenza abbia un senso, perché possa esserci la comprensione necessaria per arrivare alla sua conoscenza. E che il vero nemico è meno distante di quanto si possa prendere.
Una buona storia, certo, ma qualcosa di già visto. Senza andare a scomodare miti, religioni, la parte finale de La Ruota del Tempo ricorda in molti punti Il Sentiero della Notte, terzo romanzo del mondo di Fionavar di Guy Gavriel Kay.
Lo scontro tra gli eserciti del Drago Rinato e quelli del Tenebroso, con i primi che sono in netta inferiorità numerica.
Rand che entra nella montagna dove è racchiuso Shaitan per affrontarlo, proprio come fa il piccolo Dani quando va a incontrare Rakoth Maugrin.
Un campione della Luce che per fare la cosa giusta e dare una possibilità al proprio esercito va a sfidare in solitaria il capo delle armate dell'Ombra: una sfida impari, che per far giungere alla vittoria ricalca in modo molto simile un duello visto ne Il Sentiero della Notte (bello, ben descritto, ma che non raggiunge il livello di quest'ultimo).
In uno dei momenti più decisivi, quando tutto sembra perduto per la Luce, il risuonare di un corno ribalta le sorti della battaglia, facendo giungere sul campo la leggendaria Caccia. Anche in questo caso sarà determinante la figura di un bambino (e anche in questo caso non raggiunge quanto letto nell'opera di Kay, dato che qui la scena raggiunge livelli notevoli d'epicità).
Tutto ciò non inficia la bontà lettura: come si sa, non è possibile scrivere qualcosa che già non si sia visto, dato che storie simili sono già presenti nella letteratura. È un romanzo rassicurante, perché dà quello che ci si aspetta di trovare. E alle volte si ha bisogno di qualcosa che dia speranza, conferme che le cose possono migliorare e finire bene.
Tale considerazione non deve far intendere che è tutto rosa e fiori: di fronte a quello che si va incontro nello scontro finale, non si può non aspettarsi sangue, dolore, rovina, distruzione, perdita. Ci sono momenti bui, di disperazione, dove tutto sembra perduto, ma poi la situazione si risolleva e nonostante la difficoltà della prova, la si supera. E a pensarci bene, non poteva essere altrimenti.
Allora perché leggere tanti libri, fino alla conclusione, se già si sapeva come sarebbero andate le cose?
Per scoprire come ci si è arrivati, per vedere come i personaggi hanno vissuto il cammino che li ha portati alla fine, come hanno agito, come hanno affrontato le scelte e gli scogli da superare.
Perché ciò che conta veramente non sono tanto l'inizio e la fine, ma come si vive tra questi due punti: quello che ha veramente importanza è il viaggio che ogni personaggio ha intrapreso e con esso rivelare a chi legge i tanti aspetti di un cammino che altro non è se non quello dell'uomo.
Quello della Ruota è stato davvero un bel viaggio.
Il Conciliatore
Dopo una pianificazione durata vent'anni, il re di Idris invia a T'Telier, la capitale di Hallandren, il regno con cui cerca di non entrare in guerra, la figlia più piccola invece della maggiore, quella la cui vita era stata sacrificata in preparazione del momento in cui sarebbe stata data in sposa al Re Dio; un matrimonio che nell'intento doveva servire, se non a evitare, almeno a rimandare un conflitto che avrebbe spazzato via il piccolo regno tra le montagne.
Così l'istintiva e ribelle Siri si trova a prendere il posto della razionale e ponderata Vivenna perché il padre, non potendo venire meno alla responsabilità che ha verso il suo popolo, ha preso una decisione seguendo il cuore, facendo la dolorosa scelta di proteggere la figlia che amava di più, sacrificando quella con cui non è mai riuscito a entrare in sintonia. Siri viene catapultata in una nuova realtà, passando dalla morigeratezza del regno delle montagne con le tinte sobrie degli abiti e le abitazioni spartane, all'opulenza dei palazzi della capitale e la miriade di colori sgargianti che permeano ogni cosa. Un cambio di luogo dove non mutano solo i costumi, ma anche la fede religiosa: a Idris si crede in Austre, il Dio dei Colori, un'entità che nessuno ha mai visto, a Hallandren nel Culto dei Ritornati, i fondatori dei Toni Iridescenti, un pantheon di divinità in carne e ossa che vive nell'agiatezza e nell'ozio, riverite e onorate come bambini viziati. Due modi d'intendere la religione che sono come le facce di una stessa moneta ma che non si guardano mai negli occhi a seguito di una frattura che ha causato una separazione difficile da sanare, che risale a un passato lontano.
Una frattura come quella che c'è tra Denth e Vasher, che ha causato tra i due un conflitto che si protrae da anni, figure che si muovono tra le vie della città facendo ognuno mosse e contromosse in un gioco dove i piatti della bilancia sono in perenne bilico tra pace e guerra e fino all'ultimo non si riesce a capire chi stia tessendo la trama degli eventi.
La trama de Il conciliatore non è complessa, ma è ben orchestrata, anche se in un paio di punti può lasciar perplessi. A esempio sul fatto che Vivenna dovrebbe essere più diffidente, più attenta ritrovandosi in un ambiente ostile, visto che per anni è stata preparata al compito d'essere la consorte del Re Dio, conoscendo sì l'etichetta di corte, ma anche come muoversi con la politica di un impero: una conoscenza che avrebbe dovuto conferirgli maggiore scaltrezza e prudenza.
Rimane tuttavia una buona lettura con Sanderson che attraverso i suoi personaggi e il suo mondo mette in mostra diversi aspetti del concetto di divinità, delle istituzioni religiose, facendo riflettere su che cos'è un dio, sulla conoscenza e sull'ignoranza, sulla verità, su come le cose non sono mai come appaiono; il tutto amalgamato in un'atmosfera di complotti e sospetti.
Ottimo il personaggio di Lievecanto l'Audace, il Dio del Coraggio, che non crede in se stesso e nella sua natura divina e cerca con ogni argomentazione di convincere gli altri, compreso il suo clero e i suoi fedeli, che lui non è una divinità, ma solo un essere egoista e inutile che vive nell'ozio e si fa servire e adorare senza avere alcun potere se non quello di poter in tutta la sua esistenza esaudire il desiderio di una sola persona. Senza mai prendersi sul serio, gigioneggiando all'interno della Corte degli Dei tra spettacoli in suo onore, Offerte e l'ascolto delle Suppliche dei fedeli, continua a scervellarsi sul perché dopo essere morto è divenuto un Ritornato, rimandato indietro dai Toni Iridescenti per compiere una missione che gli è oscura, di cui riesce a percepirne solamente l'ombra attraverso i suoi sogni. E nel mentre cerca di arrivare a scoprirla, per rimanere in vita, deve assorbire ogni settimana il Soffio di una persona, facendola divenire una Grigia, una Smorta, una Sbiadita, un essere privato della propria essenza vitale e tuttavia capace di continuare a vivere un'esistenza all'apparenza normale.
Non è un caso che simili individui vengano definiti in questo modo, dato che nel mondo de Il Conciliatore il colore è vita: più è intenso e sgargiante, maggiormente la rappresenta. E maggiore è la forza che conferisce alla capacità di Risvegliare attraverso il Soffio, come possono fare gli individui che sono Risveglianti, capaci di animare oggetti e morti, creando i Senzavita. Qualcuno potrebbe definire il Soffio come l'anima, dato che tutti lo possiedono fin dalla nascita; ma si sa che senza anima il corpo non può vivere, mentre invece una persona può privarsi del Soffio e continuare lo stesso a esistere, vedendo cambiata la percezione che ha del mondo, come se esso risultasse slavato. Percezione che cambia in maniera opposta se aumenta la quantità di Soffio posseduta da un individuo, come accade ai Ritornati e ai Risveglianti che raggiungono livelli differenti tra le Elevazioni, permettendogli di avere una maggiore percezione e conoscenza del mondo. Il Soffio non è quindi solo una parte dell'essenza che permea la vita e un potere, ma anche una ricchezza grazie alla quale si possono schiudere cancelli di vie che altrimenti sarebbero precluse.
Brandon Sanderson dà vita a un'opera intelligente, priva dei toni cupi che avevano caratterizzato la serie di Mistborn, capace di raccontare una storia epica, anche se non d'ampio respiro come La Via dei Re, dato che in questo caso si tratta di un romanzo autoconclusivo e non di una decalogia. Una lettura capace di far riflettere mentre strappa un sorriso soprattutto grazie alla figura di Lievecanto che con il suo modo ironico di fare (ma non superficiale, data l'intensità con cui vive il suo essere) ricorda Kelsier, uno dei personaggi meglio tratteggiati dalla penna dello scrittore americano. Senza contare che con Sanguinotte, Sanderson strizza l'occhio a Michael Moorcock e alla sua famosa Tempestosa: certo non ha la capacità di risucchiare le anime di quanti uccide e di trasferirle come energia all'interno del corpo di chi la impugna, ma è anch'essa una spada senziente (e pure perniciosa, dato che come ogni potere ha un prezzo da pagare), creato per essere uno strumento capace di distruggere i malvagi. Un compito nobile, ma di difficile discernimento: come si fa infatti a giudicare se un individuo possiede un animo toccato o pervaso dalla malvagità? Una domanda a cui il suo creatore cerca ancora soluzione, proponendola a chi scorre le pagine che hanno narrato una storia dai molti colori e con un soffio incisivo.
Una nota sull'edizione italiana. Prima del restyling del sito di Brandon Sanderson, era possibile scaricare gratuitamente il file pdf di Warbreaker (Il Conciliatore, appunto): si trattava di una delle prime stesure, con diversi refusi e pure sviste di una certa entità. Fanucci potrebbe averlo usato per la traduzione.
Cosa fa pensare tutto ciò?
Nella versione cartacea italiana a pag. 579 (Collezione Immaginario Fantasy Maggio 2012), riga 31, c'è un grosso errore: la scena è incentrata su Vasher e Vivenna, ci sono solo questi due personaggi e la frase "Dai loro dèi" pronunciata da Vasher viene attribuita a Lievecanto che non compare minimamente nel paragrafo. Stessa cosa accade a pag. 501 del file pdf di Warbreaker.
Elantris
Sarebbe stato bello poter scrivere di Elantris, la città degli déi, la città abitata da creature di una bellezza splendente, luogo di fulgore e magia. Un luogo di una felicità eterna che però all'improvviso finisce, divenendo teatro di tetra disperazione, i cui abitanti, colpiti da un'orrenda maledizione, diventano misere creature i cui corpi hanno dimenticato di essere morti e la città diventa la loro tomba.
Sarebbe stato bello scrivere di Raoden, principe ereditario del regno di Arelon, che viene rinchiuso all'insaputa di tutti tra le mura di Elantris, dove sarà costretto a fare i conti con una civiltà imbarbarita; di Sarene, sua futura sposa, che dovrà affrontare da sola gli intrighi di corte di Arelon e una nuova minaccia rappresentata da Hrathen, un alto sacerdote giunto dal regno ostile di Fjorden.
Sarebbe stato bello scoprire i segreti che si nascondono dietro questa storia, i risvolti psicologici dei personaggi che ne fanno parte e gli danno vita.
Ma tutto ciò non è stato possibile.
Perché non ci si può far sfruttare per qualcosa che piace.
Perché pur di avere qualcosa che interessa non si può accondiscendere a tutto quello che gli altri vogliono.
Perché ogni cosa deve avere il suo giusto prezzo.
Naturalmente tale giudizio è un giudizio soggettivo e pertanto può essere condiviso o rigettato, ma personalmente il prezzo applicato dall'editore Fanucci alla versione cartacea di Elantris di Brandon Sanderson (prima opera che l'autore ha realizzato nel 2005) non lo ritengo adeguato alla qualità del prodotto proposto. E non mi sto riferendo alla storia, ma al fatto che pagare 30 euro un romanzo in versione economica è troppo. Certo è stata mantenuta la copertina originale, ma questo non giustifica un costo del genere per un volume che arriva appena alle 700 pagine, presenta copertina morbida e non ha nessuna immagine al suo interno. Il motivo per cui si sottolineano questi punti è presto spiegato: La Via dei Re, altro romanzo sempre di Sanderson edito da Fanucci e sempre venduto a 30 euro, oltre a mantenere anch'esso la copertina originale, presenta mappe a colori e disegni al suo interno, conta una lunghezza di 1152 pagine, che supera di quasi 500 pagine quella di Elantris.
Di fronte a ciò, Elantris non è stato acquistato e pertanto non lo si è letto. Qualcuno può obiettare che c'è l'e-book, ma 9.99 euro per un formato digitale li considero eccessivi; certo si possono aspettare le promozioni (ce ne sono state diverse dove il romanzo veniva venduto a 1.99 euro), ma alle volte passa la voglia di leggere certe opere e si lasciano perdere.
Queste naturalmente sono decisioni e valutazioni personali: ognuno è libero di fare come ritiene meglio per sé.
Aggiornamento: Recentemente è stata pubblicata una ristampa di Elantris a un prezzo inferiore rispetto all'edizione iniziale. Tuttavia non sono stati inclusi i nuovi contenuti e le correzioni apportate dall'autore nella versione inglese. Un tale approccio da parte dell'editore italiano non modifica le motivazioni indicate per il mancato acquisto della prima edizione.
News
Da quanto visto nella carrellata dedicata alle sue opere, Sanderson ha scritto molto e non tutto quello che ha fatto è stato pubblicato in Italia, basta pensare alla serie Alcatraz, per la quale è atteso per l'estate 2016 il quinto volume. O alla seconda trilogia Mistborn, la Serie Wax e Wayne, che vede in prossimità di arrivo il terzo volume (i primi due, Mistborn: Shadows of Self e Mistborn: Bands of Mourning, sono usciti rispettivamente nell'ottobre 2015 e nel gennaio 2016 in America).
Sempre per il 2016 dovrebbe arrivare in America il secondo volume della serie Il Ritmatista, The Aztlanian.
Ma il lavoro del prolifico scrittore non si arresta ai soli romanzi: è stata terminata la graphic novel White Sand (in uscita in America il 28 luglio il primo volume di tre, data la grandezza dell'opera): Sanderson è molto soddisfatto di quanto svolto dal team col quale ha lavorato (Dynamite, Rik Hoskin, colui che ha adattato la storia, l'artista Julius Gopez, il colorista Ross Campbell, il letterista Marshall Dillon, e l'editor Rich Young). Questa la sinossi: "Sul pianeta di Taldain, i leggendari Maestri della Sabbia sfruttano i poteri arcani di manipolare la sabbia in modi spettacolari. Ma quando vengono massacrati in una sinistra cospirazione, il più debole di loro, Kenton, crede di essere l'unico sopravvissuto. Circondato dai nemici, Kenton forgia un'improbabile società con Khriss, un misterioso Darksider che nasconde segreti su se stesso."
Dulcis in fundo, Sanderson fa sapere che il lavoro sul terzo volume delle Cronache della Folgoluce sta procedendo: si tratta di un romanzo molto lungo, diviso in cinque parti. Al momento è al lavoro sulla seconda parte, che assieme alla prima, risulta essere quella più lunga (le altre sono più brevi); secondo una sua stima, è circa a metà dell'opera e spera di concludere il lavoro per la fine del 2016, con rilascio dell'opera nel 2017.
Per quanto riguarda invece altre sue opere che dovrebbero giungere a breve in Italia, il terzo capitolo della serie degli Eliminatori, Calamity, dovrebbe essere nelle librerie indicativamente verso fine estate/inizio autunno (settembre), arrivando qualche tempo dopo quella americana.
Si conclude per ora il viaggio nei mondi creati da Brandon Sanderson, sperando di riprenderlo a breve.
Aggiornamento: Calamity è uscito da poco nelle librerie italiane; White Sand è uscito il 28 luglio scorso e il quinto libro di Alcatraz è stato pubblicato alla fine della scorsa estate.
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