Chi salverà gli elefanti?

a cura di Lory Cocconcelli

"Gli uomini erano talmente imbevuti di se stessi
da non riuscire a immaginare che qualcuno potesse
averne abbastanza di loro, di vederli, di sentirne
l'odore, e andasse a vivere fra gli elefanti semplicemente
perché non esiste al mondo compagnia migliore"
.
(Le radici del cielo di Roman Gary).


Branco di elefanti - Immagine courtesy di African Wild Foundation

Malgrado siano autentici portenti della natura che non hanno rivali nel loro ambiente, un nemico letale, piccolo e avido li sta condannando all'estinzione.

Nel romanzo "Le radici del cielo" di Roman Gary, pubblicato nel 1956, dal quale fu tratto l'omonimo film, gli elefanti incarnavano la natura brutalizzata, seviziata, asservita all'uomo, l'ultimo baluardo di un mondo puro e selvaggio. Giganti dalla forza immensa che soccombevano all'immensa debolezza dell'uomo, eletti a simbolo dell'eterna lotta tra il bene e il male.

Sulla scia di quel libro che ho molto amato, a testimonianza di quanto la crudeltà umana sia rimasta immutata nonostante il grado di cultura e progresso che crediamo di aver raggiunto, ho scelto di dar voce agli elefanti, ma avrei potuto scomodare i tanti "Cecil", i rinoceronti, i gorilla di montagna, in altre parole tutti quegli animali sterminati dall'uomo per lucro o per divertimento.

La possibilità di salvare queste creature da barbarie e malvagità passa inevitabilmente da una presa di coscienza della specie umana, auspicabile e possibile se e quando l'uomo abbandonerà la sua incrollabile logica antropocentrica in favore di un'etica biocentrica.

Occorrerebbe prendere atto che gli animali sono esseri viventi che provano emozioni (Darwin fu il primo a enunciare la continuità tra le emozioni animali e quelle umane) e che il nostro grado di civilizzazione non è poi così alto come lo dipingiamo.

"Credo che uccidere gli animali sia un po' come uccidere noi stessi e non vedo differenze tra il dolore di un animale e quello di un essere umano" (Margherita Hack).
Pasto di un elefante - Immagine courtesy di African Wild Foundation

Sebbene l'Africa ricopra una superficie di 30 milioni di chilometri quadrati, le sue terre selvagge diventano sempre più rare. Per questa ragione, quella di perseguire progresso e crescita economica conservando intatti fauna e ambiente rappresenta una delle grandi sfide del continente.

Benché apportino indubbi vantaggi, urbanizzazione, industrie nascenti, sviluppo delle infrastrutture e domanda mondiale di risorse rappresentano di fatto una minaccia per le zone protette. Che la deforestazione, poi, provochi un impatto ambientale negativo e che questo si ripercuota sull'economia altrettanto negativamente è ormai assodato.

Se è vero come afferma il Premio Nobel Wole Soninka che "l'Africa è intimamente legata alle storie altrui, nelle cause come negli effetti", è anche vero che senza il supporto e la collaborazione del resto del mondo l'ambiente africano e la sua fauna non potranno essere preservati.

Negli ultimi anni, molti governi del continente stanno attuando programmi di sensibilizzazione, protezione, lotta al bracconaggio e difesa della biodiversità (non dimentichiamo che quella africana equivale a un terzo di quella del pianeta). Qualcosa si muove. Sono molte le organizzazioni internazionali che forniscono il loro supporto e sono varie le iniziative intraprese che cominciano a dare i loro frutti - per quanto riguarda il bracconaggio degli elefanti, per esempio, oltre ai Park Rangers, sono state istituite unità cinofile addestrate a scovare le zanne, che prestano servizio non soltanto nell'entroterra africano ma, in un immediato futuro, anche in quattro punti di frontiera strategici: Tanzania, Repubblica Democratica del Congo, Kenya e Etiopia.

Elefante mutilato da bracconieri - immagine utilizzata per uso di critica o di discussione ex articolo 70 comma 1 della legge 22 aprile 1941 n. 633
"Un centinaio di elefanti, stretti l'uno all'altro in una massa grigia e compatta, stavano in mezzo al lago fra gli zampilli sollevati dalle esplosioni: sdraiati sulle rocce, i cacciatori gettavano loro tra le gambe dei tubi di dinamite" (Roman Gary).

Il contrabbando dei prodotti derivanti dal bracconaggio dà impulso a un'industria che produce miliardi di dollari, con tentacoli che si estendono a tutto il pianeta. Fino a che non sarà sconfitto, gli animali verranno uccisi.

Sono stati 100.000 gli elefanti africani massacrati per l'avorio, tra il 2010 e il 2012. A oggi, secondo le stime, nel continente ne restano circa 450.000 esemplari. Il 65% è stato sterminato negli ultimi 10 anni. Come? Con fucili, granate, cianuro, ... I bracconieri mirano di solito agli animali più piccoli perché sanno che gli adulti invece di scappare tenteranno di proteggerli. Una volta colpiti e caduti a terra, gli elefanti muoiono tra atroci sofferenze, dopo di che viene loro amputata parte della testa per ottenere le zanne.

Mentre sto scrivendo questo articolo, mi giunge notizia dell'arresto eseguito da una task force tanzaniana della "Regina dell'avorio", una cittadina cinese che per quattordici anni è stata il punto di riferimento tra il traffico internazionale illegale di avorio e i bracconieri.

Elefante ferito - immagine utilizzata per uso di critica o di discussione ex articolo 70 comma 1 della legge 22 aprile 1941 n. 633, fonte Planet Tiger
"La colonizzazione si è fatta in parte sui cadaveri degli elefanti; fu la caccia all'avorio a permettere ai primi commercianti e coloni di fare fronte alle spese iniziali" (Roman Gary).

Oggi l'avorio non viene venduto soltanto per la fabbricazione di gioielli e oggetti ornamentali, ma è anche un mezzo per finanziare il terrorismo (al Qaida, al-Shabaab, Janjaweed, LRA sono i gruppi che ottengono mezzi, viveri e armamenti grazie all'"oro bianco" degli elefanti).

La domanda di zanne proviene da tutto il mondo, in particolare dagli Stati Uniti (New York e California, sopratutto) e dalla Cina (circa il 70% viene convogliato in questo paese). Hong Kong è un punto nevralgico di smistamento dell'avorio, in cui i beni di lusso ("oro bianco" compreso) sono tax-free e, se consideriamo che nel 2014 ha attratto 61 milioni di turisti, 47 dei quali cinesi, i conti sono presto fatti.

Nel complesso, il mercato dei prodotti derivanti dal bracconaggio movimenta un valore di più di 10 miliardi di dollari l'anno (dopo quello della droga, delle armi e degli esseri umani).

La buona notizia è che Cina e Stati Uniti, nel settembre 2015, hanno annunciato di voler combattere non soltanto il traffico di avorio, ma anche quello di corna di rinoceronte (altro animale bersaglio). Le compagnie aeree di vari paesi hanno inoltre annunciato la cessazione del trasporto di animali-trofeo.

Secondo le stime del WWF, sul mercato nero di Pechino l'avorio vale circa 3.000 euro al chilo. Per procacciarlo, vengono uccisi più elefanti di quanti ne nascano. Il corno di rinoceronte - molto richiesto dai paesi asiatici, dove viene utilizzato a scopo "medico" o come oggetto ornamentale - ha un valore di 66.000 euro al chilo (più dell'oro e del platino!). Sono circa 3 i rinoceronti uccisi ogni giorno, e questo si verifica soprattutto in Zimbabwe e Sud Africa.

Andiamo a conoscere un po' meglio gli elefanti che abbiamo visto negli zoo e nei circhi di casa nostra.

Elefanti adulti con cuccioli - Immagine courtesy di African Wild Foundation

I proboscidati abitavano il nostro pianeta già circa 60 milioni di anni fa. I rappresentanti di quegli animali antichi sono oggi l'elefante africano - il più grosso mammifero terrestre, che si divide a sua volta in due specie diverse - e quello asiatico. Allo stato naturale, questi animali vivono in branchi che possono contare anche una settantina di individui, guidati dall'esemplare femmina più vecchio (i maschi anziani generalmente vivono in solitudine). Gli elefanti dimostrano grande attaccamento fra i membri del gruppo. Questi animali hanno un cervello grande e complesso caratterizzato da un cospicuo volume di corteccia celebrale, che pare giustifichi la loro intelligenza e la loro marcata socialità. Hanno un'ottima memoria, sono in grado di distinguere le persone e di ricordare per decadi odori, voci e luoghi.

Gli elefanti in cattività sono invece animali che non vedono soddisfatte le loro necessità biologiche, le cui capacità sociali ed empatiche vengono brutalmente stroncate. Sono domati, ma non addomesticati, il che significa che pur subendo costrizioni di ogni sorta, non le accettano. Gli esemplari che vediamo negli zoo, sradicati dal loro ambiente, soffrono spesso di obesità, artrite, infertilità, aggressività e comportamenti nevrotici. Quelli dei circhi, se la passano ancora peggio: tenuti in catene, in spazi ancor più ridotti, puniti e maltrattati a fini addestrativi, sono animali privati di interazione sociale, ai quali l'uomo ha tentato di annullare la volontà.

Ogni volta che siete sul punto di acquistare un oggetto in avorio, di entrare in un circo o in un piccolo zoo, quando durante una vacanza esotica vi viene proposta una gita a dorso di elefante, pensateci. Per il vostro divertimento e per il profitto altrui, gli animali pagano un prezzo altissimo. Ne vale la pena?

"Su questo pianeta l'uomo è ormai arrivato al punto di aver bisogno di tutta l'amicizia che può trovare e, nella sua solitudine, ha bisogno di tutti gli elefanti, di tutti i cani, di tutti gli uccelli" (Roman Gary).

Un sentito ringraziamento a African Wild Foundation per il materiale fornito e la disponibilità dimostrata.

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