Quando il confine tra la vita e
la morte non è solo una questione
di orgoglio.
Vi sono luoghi nell'universo a cui nessun essere vivente dovrebbe accedere e guardarsi bene dall'attraversare.
Gorina non lo aveva fatto e adesso ne stava subendo le conseguenze.
Vi era una frase d'uso tra le florine per augurare buona fortuna: "Trova il tuo clorictus vivo!"
Così l'avevano salutata alla sua partenza.
I clorictus erano degli strani esseri dalla pelle liscia di colore bianco, assomigliavano a un varano terrestre. Non avevano la coda, ma in compenso le sei paia di zampe consentivano loro di muoversi velocemente e rapidamente, mantenendo un eccezionale equilibrio durante la corsa.
La testa, priva di collo, era appena sporgente dal corpo, il senso della vista acutissimo era affidato a un unico ovoide posto sulla punta della testa.
Era un essere privo di difesa e destinato comunque a essere preda, una vera prelibatezza, se preso vivo.
Ora lei si sentiva così, preda del desiderio che l'avrebbe condotta alla morte.
- La mia vista è debole - mormorò, senza che nessuno potesse udirla. - La linfa vitale è sempre più densa.
Era quel luogo proibito che seduceva le menti e attirava le giovani florine. Pregò con sincerità Dubian, il Dio-Pianeta, Colui che tutto trasforma:
- Evita alle mie sorelle di piangere la mia assenza!
Se ci fosse stato un modo, Gorina avrebbe voluto abbreviare le proprie sofferenze e farla finita immediatamente.
Le sue ali esterne erano ormai ricoperte da uno strato di cenere vulcanica e quelle interne erano disidratate a causa del calore che giungeva dal suolo. I globi inferiori si erano induriti e la loro sensibilità era notevolmente affievolita.
- Sorelle mie, una vostra compagna è in grave sofferenza... Lymata, dove sei?
Il suo pianeta condivideva lo spazio con due stelle binarie in una zona periferica della galassia di Andromeda. Le florine erano l'autorità indiscussa su quel corpo celeste. La loro supremazia su altre razze era dovuta alla spiccata capacità di sopravvivenza e adattamento in un mondo ancora selvaggio e restio a ospitare la vita.
In qualunque condizione le florine erano capaci di trovare un modo per sopravvivere. Ma a qualsiasi capacità c'è un limite, predicavano le sacerdotesse di Dubian.
E lei l'aveva superato.
Il fumo acre che fuoriusciva dalle pieghe del terreno si unì all'effluvio che lentamente abbandonava il corpo della florina.
La morte era prossima.
- Qualcuna ha visto se Gorina è rientrata?
Lymata iniziava a preoccuparsi dell'assenza della sorella all'adunata quotidiana, subito dopo il levarsi delle due stelle sul pianeta Dubian. Era insolito mancare al momento più solenne della giornata, anche se non così raro in quell'ultimo periodo.
- No, nessuna ha visto la giovane esploratrice. - Una florina si posò lentamente vicino a Lymata. - Ci siamo augurate buona vita in piena notte e poi Gorina si è diretta verso nord.
Il cenerino colore delle ali esterne della nuova arrivata si coniugava perfettamente con le pietre laviche che delimitavano il confine del campo delle florine.
- Morye, come mai le tue ali hanno questo colore? - la interrogò l'Anziana Lymata.
- Devo essermi impolverata sul confine della Valle del Fuoco dove mi sono diretta prima di rientrare. Mi sembrava di aver fiutato una traccia delle nostre... Evidentemente mi sono sbagliata.
Una delle prime regole che le future esploratrici dovevano apprendere era come emettere e come riconoscere il gas traccia, una sostanza nebulizzata ricca di acido formico.
L'evoluzione della specie aveva fornito alle florine un catalizzatore naturale che era in grado di sintetizzare il gas tracciante dalla linfa.
- Ciò che hai sulle ali è cenere e non banale polvere!
- Dubian ha cominciato una della sue imperscrutabili trasformazioni - replicò Morye. - Le montagne eruttano cenere fino a raggiungere molte volte la distanza di un volo.
Lymata espresse la propria preoccupazione sbattendo contemporaneamente tutte le ali. La sua sorella scomparsa era davvero in pericolo.
Concluso l'improrogabile appello mattutino, furono organizzate quattro squadre di soccorso per trovare Gorina.
La squadra diretta a nord fu guidata da Lymata, la più esperta e anziana delle florine, riconoscibile dal colore blu argenteo delle ali esterne e dai vasi linfatici di colore vermiglio che tracciavano quelle interne.
- La linfa ha il colore del buio - ricominciò Gorina, in quello che ormai la sua mente provata sospettava potesse essere l'inizio del delirio finale. - La vista è offuscata. Le ali sono rigide... ma il mio orgoglio non è ancora piegato.
Adattarsi e sopravvivere, le avevano spiegato all'infinito le Anziane, fin dalla schiusa. Ma come riuscirci in quella situazione?
Davanti alla morte, non gli rimanevano che orgoglio e dignità, i valori che non abbandonavano mai la mente di una florina. Erano il primo dogma inculcato nelle innocenti e vergini menti degli unici esseri alati di Dubian. Come spesso accadeva non sempre la radice del dogma riusciva ad attecchire saldamente nelle pieghe dell'intelletto.
- Volate mantenendovi basse e prestate molta attenzione.
Il consiglio dell'esperta Lymata giunse alle altre florine quando ormai erano sopra le fenditure del terreno.
La lava scorreva borbottante attraverso i canali della valle e le sorelle dubiane avevano il loro da fare per evitare le vampate di calore e gli spruzzi improvvisi del fiume di fuoco.
- Non riesco a percepire alcuna traccia di Gorina - proseguì poi l'Anziana.
La situazione cominciava a diventare pericolosa anche per le fiere florine lanciate al soccorso, questo era il secondo turbamento di Lymata.
Il primo era di non ritrovare viva una delle sue più promettenti allieve.
Tra le grinze del terreno, nel mezzo di fiotti di lava incandescente che zampillavano ai fianchi di Gorina, la giornata era ormai quasi giunta alla fine.
- L'eterno distacco da Dubian è ormai prossimo. - Pregò ancora, prima di dire: - Sorelle perdonate la mia assenza.
Il suo corpo iniziava a perdere linfa dai pori dilatati sotto il capo e le ali esterne si erano staccate. Le ali interne, ormai divenute completamente opache, si stavano sfaldando.
Intorno a ciò che restava della florina, aveva cominciato a svilupparsi una struttura cristallina a forma di campana. Il gas tracciante, perduto l'apporto linfatico, si solidificava e depositandosi nelle immediate vicinanze stava creando una custodia per il corpo.
Adattarsi e sopravvivere, in qualunque modo.
La superficie del guscio rifletteva come uno specchio i raggi dei soli. Se fosse stato buio, la trasparenza dell'involucro avrebbe mostrato una debole luminescenza.
In aria, tra i fumi di vapore incandescente.
- Vedo dei riflessi, laggiù, dietro quella roccia!
Fu la più giovane del gruppo a notare per prima la presenza dell'involucro luccicante, ma non fu lei ad avvicinarsi né le altre sue compagne.
Tutte si fermarono mantenendo faticosamente un volo stazionario sopra la campana riflettente. L'arrivo di Lymata fu accolto con una formazione a cerchio e l'Anziana iniziò lentamente a scendere verso il suolo.
La ricerca della sorella scomparsa era giunta al termine. Nessuna osò commentare ciò che stava accadendo, tranne la stessa Lymata:
- Gorina, il tuo orgoglio dubiano ti ha accompagnato fino al termine della tua esistenza...
Il colore dei vasi linfatici di Lymata da vermiglio divenne argenteo. La punta delle ali interne lambì la superficie del guscio, mentre il colore del cielo virava verso il rosso scuro giacché era prossimo il saluto dei due astri.
Scomparse le stelle gemelle, il buio riempì il cielo di Dubian e dall'interno del bozzolo un tremolante riverbero multicolore illuminò lievemente lo spazio circostante.
L'Anziana sembrò abbracciare con entrambe le ali la campana. Dopo alcuni istanti si alzò rapidamente in verticale fino a superare il cerchio delle sorelle che, seguendo con lo sguardo il volo di Lymata, non si accorsero dell'apertura del guscio.
La loro attenzione fu catturata subito da un noto strillo rauco che giunse dal basso.
Anche Lymata arrestò l'ascesa e osservò le giovani florine intente a fendere l'oscurità poco sopra il suolo. Alcune, alternativamente, puntavano i gruppi ottici in basso, in alto, a destra e a sinistra, ma tutte continuavamo a mantenere ordinatamente la quota.
Improvvisamente una di loro ruppe il sordo fruscio di ali: - E' un clorictus vivo!
Lymata rapidamente si portò al centro della formazione ed estendendo all'estremo le ali esterne, posizione di assoluto comando, ordinò con tono deciso e perentorio: - Che nessuna di voi abbandoni lo schieramento, finché non le venga dato il permesso!
L'Anziana abbassò la sua quota rispetto alle sorelle, trattenendo con sommo sforzo di volontà il vorace senso di fame che l'assalì.
- Fuggi... fuggi veloce - continuò a sussurrare, senza che nessuna delle altre sorelle riuscisse a comprendere il significato del suono emesso dalla sorella anziana.
Repentinamente, Lymata ritornò al centro della formazione, si fermò per un istante e urlò:
- Il clorictus sta fuggendo verso la Valle dell'Acqua! - Iniziò a virare verso il grande fiume. - Seguitemi, non deve sfuggirci!
Fu l'ultima volta che vide Gorina, avviarsi verso la Valle delle Cavità con le sue nuove sei paia di zampe veloci e la pelle bianca da clorictus neonato.
Fu anche l'ultima volta che ebbe l'opportunità di ingannare le sue giovani sorelle. Presto le Anziane avrebbero fornito loro spiegazioni sulla possibile metamorfosi finale a cui alcune florine avrebbero potuto andare incontro. E su come non trattenere la propria fame, anche sapendo cos'erano in realtà i clorictus.
Adattarsi e sopravvivere, così voleva Dubian, Colui che tutto trasforma.
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