Salve a tutti i lettori di "Letture Fantastiche". Inauguriamo la rubrica mensile di questo nuovo anno con un articolo sugli scenari distopici nel mondo della letteratura.
Il Grande Fratello orwelliano.
Con il termine distopia, si intendono gli effetti agghiaccianti di un disegno utopistico: un mondo che avremmo immaginato colmo di speranze e miglioramenti, ma che si rivela qualcosa di fallace.
La distopia - detta anche utopia negativa - è, difatti, uno scenario sociale e culturale che in qualche modo, sulla base di certe tendenze foriere di negatività, poteva essere intuito.
Questo ovviamente col senno di poi, perché sappiamo perfettamente che situazioni del genere non è possibile definirle a priori.
Distopia da Covid
Sebbene quello che stiamo vivendo non sia propriamente uno scenario distopico, tutti abbiamo temuto di trovarcici, lungo questi due anni di pandemia.
Ogni cosa pareva sfuggire al nostro controllo e il governo, con le sue misure di protezione, non sembrava esattamente rassicurarci.
Per l'appunto, un po' l'abbiamo persa la fiducia nelle istituzioni. Non soltanto quelle politiche, ma anche quelle scientifiche.
Le previsioni ci sembrano contraddittorie, i vaccini poco affidabili.
Non diamo più credito a virologi e immunologi.
Questo perché, nonostante l'accortezza nel seguire le misure, non sembra che le cose siano davvero cambiate.
Più che una distopia, la nostra somiglia a una nuova normalità, la quale molti di noi sembrano aver intimamente accettato.
Una quotidianità fatta di rancore, rivolte e insicurezze sociali.
A suo modo, un elemento di distopia è comunque presente.
Uno degli aspetti più importanti di questi scenari è infatti il cambiamento rispetto ai nostri valori di riferimento.
Si fa appello a una nuova scala di credenze e principi.
Vediamo dunque quattro dei libri in cui il tema della distopia è stato affrontato in modo significativo.
La strada di Cormac McCarthy
Iniziamo con un'ambientazione distopica che già abbiamo affrontato in questo spazio: quella creato dallo scrittore americano McCarthy nel suo romanzo La strada.
Qui, fra le brume di un accennato disastro nucleare, si intravede un po' di speranza. Questa viene incarnata dal fuoco, dal legame col passato e dal rudimentale rapporto padre-figlio che vince su tutto.
Un ultimo tassello di umanità da cui si potrebbe edificare una nuova civiltà.
Quando c'è una speranza non è ancora completamente distopia.
Cecità di José Saramago
Stesso discorso per il romanzo Cecità dello scrittore premio Nobel José Saramago.
Uno dei libri manifesto di questo periodo di pandemia.
Nelle prime pagine, lo scritto ci presenta l'antefatto da cui prenderà l'abbrivio questo scenario pandemico e apocalittico.
Soltanto la penna di Saramago poteva concepirlo.
Un mondo popolato da ciechi dove ogni costume e regola morale viene a cadere e prevale soltanto la legge del più forte.
Homo homini lupus, come avrebbe detto Thomas Hobbes: in qualche modo, Saramago pare richiamarlo.
Fra loro, rimane una donna inspiegabilmente non contagiata: immune a quel male.
L'unica vedente in un mondo di ciechi e, non a caso, la sola a non indulgere in comportamenti egoistici e a prendersi costantemente cura degli altri.
C'è ancora speranza anche fra le pagine di Saramago. Un piccolissimo brandello di umanità.
Significativa la scena della chiesa, in cui gli angeli e i santi appaiono bendati, in una terra in cui, ormai, tutti sono ciechi.
Copertina de "Il signore delle mosche" di William Golding.
Il signore delle mosche di William Golding
Altro premio Nobel che ci rivela un mondo che lentamente scivola nella distopia.
A seguito di un disastro aereo, diversi ragazzi precipitano in un'isola, dove tentano di ricostituire una società a livello rudimentale.
Inizialmente le cose paiano andar bene, ma prendono, poi, una piega inaspettata.
Il paradiso terrestre in cui vivono, che tutti in principio vedono come meraviglioso, si trasforma lentamente in un inferno.
Da qui il titolo Il signore delle mosche, appellativo biblico che sta a indicare Belzebù. Fra le pagine appare nelle sembianze di una testa di maiale conficcata su una lancia.
Il passaggio da una società ideale a una distopica è segnato da un unico elemento: la paura.
I ragazzi si uccidono per una lotta terribile per la sopravvivenza.
Famoso per aver ispirato altre opere di grande successo come il romanzo Battle Royale di Koushun Takami e la celebre serie Hunger games.
1984 di George Orwell
Mondo distopico per antonomasia: talmente rigido e irreversibile che nemmeno è possibile porre un confronto col passato.
Passato cancellato e presente riscritto, in un'operazione di perenne inganno e manipolazione portata avanti dal Ministero della Verità.
Teleschermi in ogni stanza, e psicopolizia autorizzata ad arrestarti sulla base di un'espressione facciale, interpretabile come contraria al Partito.
Una neolingua creata appositamente per cancellare il pensiero: le espressioni che definiscono comportamenti proibiti vengono bandite dal vocabolario.
Winston Smith è l'ultimo uomo rimasto a opporsi all'ideologia del Partito; ma la macchina del Grande Fratello è sin troppo forte.
Bene ragazzi.
In quest'articolo abbiamo chiarito come la distopia rimanga qualcosa che soltanto narrativamente è definibile a priori.
Nella realtà, questa rappresenta, il più delle volte, una strada decisamente fortuita e fatalistica.
Io vi saluto e vi do appuntamento al prossimo articolo.
Copyright © 2006-2024 Gianluca Turconi - Tutti i diritti riservati.