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Nella scorsa recensione dissi che la storia di Trull Sengar, il Tiste Edur rinnegato, è tanto vasta da costituire l'argomento di tutto questo quinto romanzo. Ebbene, ciò che vi dissi un mese fa è vero, ma non del tutto. In realtà la storia di Trull Sengar è così vasta che non si conclude neanche qui, anzi spalanca le porte ad altri continenti dell'ambientazione di Erikson e a svolte di trama imprevedibili ed enormi.
In "Maree di Mezzanotte", a parte Trull Sengar e il Dio Storpio, non ritroviamo nessuno dei personaggi dei precedenti romanzi. Infatti ci allontaniamo molto dall'Impero Malazan e dalle sue guerre, e arriviamo sino alle remote terre dei Tiste Edur, confinanti con l'enorme regno di Lether. Per fare un paragone chiaro a tutti (di distanza, non di similitudini d'ambientazione), è come se i primi quattro romanzi del ciclo di Malazan fossero ambientati nell'Impero romano, e qui invece l'attenzione si spostasse sino alla Cina. Il lettore perciò si ritrova in una parte del mondo completamente nuova, diversa da quelle a cui era ormai abituato, ma dai risvolti comunque molto simili al nostro mondo reale.
La meccanica narrativa del romanzo rimane la solita: si oscilla in continuazione tra due fazioni in guerra.
Torniamo, inoltre, di nuovo indietro: ad alcuni anni prima rispetto agli eventi degli altri libri, quando Trull Sengar è ancora assieme alla propria gente.
Scopriamo così che il Primo Impero di Dessimbelackis (il Primo Impero umano sorto nel mondo, a differenza del Primo Impero T'lan Imass che fu tutt'altra cosa) fu il primo a circumnavigare il globo migliaia di anni prima degli eventi narrati, dimostrando così che il mondo è rotondo (e dunque apprendiamo che il mondo di Malazan è un pianeta simile al nostro, con sei continenti). Quando però questo Primo Impero cadde, solo le sue colonie di Lether, essendo molto distanti, sopravvissero alla fine di Dessimbelackis. Divennero così un reame a parte, ultima rimanenza delle tradizioni e dei culti di quella potenza scomparsa.
I Letherii si sono perciò evoluti in modo diverso rispetto ad altri regni del mondo. Per quanto riguarda la religione sono rimasti legati a meccaniche antiche e desuete, difatti venerano ancora le Fortezze, a differenza degli altri continenti dove si è passati al culto delle Alte Case (evoluzioni magiche e concettuali del concetto primitivo di Fortezza). Per quanto riguarda l'economia, invece, Lether ricorda in modo evidente il nostro mondo occidentale, giacché si basa esclusivamente sul debito e sui sistemi di borsa finanziaria. Ciò ha reso questo regno enormemente potente, giacché con il tempo è riuscito a dominare buona parte del continente in cui si trova e ad assoggettarne le popolazioni. Ha fatto ciò sia tramite la forza militare, sia grazie al sistema economico di indebitamento degli altri reami (ogni riferimento all'oggi è puramente voluto).
Gli unici che ancora non sono stati sottomessi sono proprio i Tiste Edur nell'estremo nord. I Letherii però non hanno alcun timore di questa che sembrerebbe una popolazione ormai decaduta e incapace di contrapporsi. L'unico dubbio che esiste è appunto se assoggettare gli Edur tramite le armi (come vorrebbe la fazione della regina Janall e del Cancelliere Triban Gnoll), oppure tramite il solito progressivo indebitamento che porterebbe gli avversari a sottomettersi (posizione sostenuta dal Sovrano Ezgara Diskanar e dai suoi fedeli).
A Letheras, la capitale, si muovono molti flussi di potere e personaggi a complicare il tutto, in particolare Tehol Beddict, un uomo un tempo ricchissimo ma ormai privato di tutto, che dorme sul tetto della propria casa e convive col servo Bugg. Tehol però, come il Kruppe di Genabackis, è un uomo particolare, di un'astuzia formidabile, che porta avanti un piano segreto in cui la sua povertà è soltanto apparenza (in realtà, scopriamo subito, è uno dei principali gestori della Borsa di Letheras).
La partita insomma si gioca tutta tra gli umani, in quanto i Tiste Edur non hanno capacità di opporsi. O almeno così sembrerebbe.
Ma chi sono i Tiste Edur?
Razza affine a quella dei Tiste Andii e dei Tiste Liosan, sono i figli dell'ombra, sfuggiti al Kurald Emurlahn, il Canale Spezzato. In tempi remotissimi giunsero sul mondo assieme ai Tiste Andii e fecero guerra ai K'Chain Che'Malle. Subito dopo la vittoria, però, comandati da Scabandari Occhio di Sangue, tradirono i loro fratelli e li trucidarono. Ebbe così inizio l'eterna rivalità tra Andii ed Edur.
Quest'ultimi però nascosero anche a se stessi il tradimento, raccontandosi per secoli che in realtà erano stati proprio gli Andii a tradirli.
Il potere magico dei Tiste Edur, inoltre, essendo legato al canale Kurald Emurlahn, ha subito un continuo deterioramento. Ora però le cose stanno cominciando a mutare. Il Dio Storpio, infatti, sta iniziando a muovere le sue pedine anche in questo continente, per quella che è la sua partita universale. Egli ha infatti sotto il proprio controllo il Re Stregone Hannan Mosag della tribù degli Hiroth. Mosag, dotato di poteri misteriosi, è riuscito in pochissimo tempo a riunificare tutte le tribù Edur sotto il proprio comando, e punta ora a qualcosa di ancora più grande. Incarica perciò i fratelli Sengar (tra cui il nostro Trull) di ritrovare un misterioso artefatto tra i lontani ghiacci del nord. Inizia così una serie di eventi in cui Trull comprende che dietro il potere crescente del suo popolo non c'è l'Emurlahn, come la tradizione vorrebbe, ma un nuovo Dio, nascosto e indifferente, che sta sfruttando gli Edur come pedine.
Non vi anticipo altro, poiché la trama è ricca di colpi di scena, ma come già detto essa si rivela così vasta da non concludersi qui.
Si inizia infine a comprendere perché Trull sia stato allontanato dal suo popolo, ma non arriveremo sino al momento della sua condanna verificatasi all'inizio del volume quattro.
Cosa non ho apprezzato
Qualche siparietto ironico tra Tehol e la ladra non-morta Shurq Elalle, oppure tra il criminale Ublala Pung e le sue tre donne, mi è parso di troppo. Sono sciocchezze di poche pagine, ma appunto perché sono sciocchezze credo si potessero tagliare tranquillamente.
Cosa ho apprezzato
Lo si è già detto mille volte: Erikson ha creato un'ambientazione gigantesca.
Eppure con questo libro l'enormità dell'opera decolla ulteriormente. In quanto ci si sposta in un altro impero, in un altro continente, con centinaia di altri personaggi, il lettore ha davvero la sensazione di essere arrivato in un mondo funzionante, in cui il processo storico dell'umanità (e di tutte le altre razze) è generato da una folla di idee e tentativi contrapposti.
Si avverte perciò sempre più chiaramente il senso globale dell'opera: questo è il "Libro Malazan dei Caduti", vale a dire un libro (evidentemente scritto nel periodo dell'Impero Malazan) che ha lo scopo di raccontare le innumerevoli vicende degli uomini caduti nel flusso della Storia (con la S maiuscola). Migliaia, anzi milioni di vite, che sono andate perdute mentre lottavano per degli obiettivi, e nel guardarle a distanza di tempo si comprende che nulla ha avuto senso, che è stata una inutile corsa verso il potere poi dimenticata tra le polveri del tempo.
Certo, questa è un'opera fantasy, nessuno di questi personaggi è reale, ma Erikson, nel suo spirito di archeologo e storico, ci vuole chiaramente far sentire quanto al contempo sia stato vano e bello il cammino dell'umanità in tutte le sue innumerevoli guerre.
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