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Con l'epico finale dell'ottavo volume siamo entrati nella lunghissima (giustamente) conclusione della saga, e le enormi aspettative anche stavolta vengono soddisfatte in modo sorprendente.
Il romanzo riparte da un momento precedente al termine dell'ottavo libro.
Ritroviamo l'esercito dei Cacciatori di Ossa nell'Impero di Lether, dove Tehol è diventato il nuovo sovrano. Le armate comandate dall'Aggiunto Tavore si stanno preparando al lungo viaggio che le porterà nelle Terre Desolate a est, sino alla remota Kolanse, dove antichi poteri sono all'opera. L'Aggiunto però continua a non rivelare i propri segreti e gli unici personaggi che sono riusciti a comprenderli (i soliti: Ben lo Svelto e il Violinista) ne sono letteralmente terrorizzati. Per la prima volta, infatti, troviamo un Violinista che sembra aver perso tutta la propria forza d'animo in vista del compito che li aspetta, e i suoi soldati (e con loro i lettori) sono logorati dal desiderio di sapere quali atroci eventi si profilino all'orizzonte.
Ma Kolanse è ancora lontana e i problemi piomberanno sull'armata ben prima. Le Terre Desolate, infatti, non sono poi così desolate come si vorrebbe sostenere. Innumerevoli personaggi e scontri già vi si agitano.
Gli Elmi Grigi Perish e i Khundryl, inviati in precedenza da Tavore proprio per aprire la strada, stanno incontrando non pochi problemi con il regno di Bolkando. Quest'ultimo, infatti, è deciso a guadagnare quante più ricchezze e vantaggi possibili dal passaggio di quelle vaste armate.
Al contempo riappaiono sulla scena anche i Barghast Viso Bianco, gli stessi che al termine del terzo volume promisero di fare ritorno alle terre d'origine; terre, scopriamo adesso, che secondo le loro convinzioni sono proprio queste in cui l'attenzione di tutti si è ora accentrata. Essendo però trascorsi centinaia di anni da quando andarono via, in questi luoghi nel frattempo si sono insediati molti altri popoli. Onos T'oolan, succeduto a Humbrall Taur nella catena di comando (nonostante non sia Barghast bensì Imass), fatica nel gestire le tribù della sua armata. I Barghast scalpitano per eliminare tutti i nemici, "colpevoli" di abitare sui loro antichi domini, e sono già molti a complottare contro T'oolan, propenso invece a soluzioni pacifiche.
Nessuno lo sa, ma nelle Terre Desolate esiste inoltre Ampelas Radicata. Questa è l'ultima roccaforte esistente dei K'Chain Che'Malle, i rettili senzienti che in passato dominarono il mondo. La Matrona a comando della colonia sta morendo, pertanto ha incaricato alcuni suoi fedeli e un'umana di un'ultima missione: trovare la Spada Mortale e l'Incudine-Scudo che dovranno guidare i Che'Malle alla vittoria contro i loro storici avversari (e chi siano questi avversari ve lo lascio scoprire da soli, seppur se avete seguito con attenzione i precedenti romanzi dovreste già saperlo). Questa ricerca è stata resa necessaria dopo la morte di Maschera Rossa (nel settimo volume), difatti lui era la presunta Spada Mortale, rivelatasi poi un fallimento.
In questi territori sperduti si aggira intanto un gruppetto di disperati. Loro sono uno dei misteri più interessanti ed enigmatici di questo libro, difatti si muovono come se conoscessero bene il loro obiettivo, ma il lettore non riesce a spiegarsi come siano arrivati sin qui. Il gruppo infatti, oltre ad alcuni nuovi personaggi, è composto anche da Taxilian e da Rautos Hivanar, figure che avevamo lasciato sotto le macerie di Letheras (letteralmente) durante la furia di Icarium nel settimo volume.
Come è possibile che si trovino ora qui, e perché nessuno sembra ricordare il proprio passato? Tra di loro si aggirano dubbi e stranezze, e (per non farsi mancare nulla) anche uno spettro. Tutto si risolverà quando giungeranno in una remota rovina dimenticata.
Se tutti i personaggi, in questo miscelarsi di eventi, sembrano muoversi verso est in direzione di Kolanse, proprio da questa terra lontana sta invece arrivando un'ondata di fuggitivi, e non sono fuggitivi qualsiasi, poiché si tratta di migliaia di bambini. Sulle loro tracce ci sono i tremendi Forkrul Assail, le creature della Giustizia perfetta.
Questo intrecciarsi di strade e percorsi collassa letteralmente quando la linea cronologica va a sovrapporsi al finale dell'ottavo romanzo. In quel momento gli eventi di Darujhistan devastano gli ordini del mondo, divini e mortali, e una figura liberata da Anomander Rake nel suo ultimo epico atto apparirà proprio nelle Terre Desolate.
Nel frattempo enormi eserciti si stanno preparando in altri canali...
Questo nono volume si conclude in modo imprevisto, ma come dichiarato dall'autore nell'introduzione, costituisce solo l'ideale metà di un unico romanzo finale. A differenza dunque dei precedenti volumi, dove le linee narrative trovavano una qualche conclusione, qui si rimane con il fiato sospeso in vista del decimo e ultimo libro.
Cosa non ho apprezzato
Ormai i piani degli Dei e i grandi sconvolgimenti finali iniziano a rivelarsi, e per questo ho trovato alcune parti minori troppo approfondite. Per esempio, tutta la questione dei Barghast e delle loro crisi interne, in vista di alcuni scioglimenti finali (di cui non vi dico di più), mi sono sembrate troppo lunghe e quasi inutili.
In altre parole: dal momento che iniziano a rivelarsi i complotti divini, i piccoli complotti mortali perdono inevitabilmente d'interesse e si rivelano troppo effimeri nel disegno complessivo.
Per quanto riguarda invece i refusi e le stranezze di traduzione continuo a essere molto perplesso. Faccio un solo esempio: mi ero lamentato nelle altre recensioni dei nomi di personaggi che cambiavano tra un libro e l'altro, ma in questo volume si raggiunge un nuovo livello: il sergente Alba, da un rigo all'altro, si trasforma nel Sergente Aurora senza alcuna ragione.
Cosa ho apprezzato
Quando si raggiunge lo stesso istante del termine dell'ottavo libro e le trame si sovrappongono, gli eventi iniziano a essere esaltanti, questo l'ho già detto. Ma nell'attimo in cui altri dettagli dei precedenti romanzi, dettagli non dimenticati ma che sembravano secondari, si rivelano in tutta la loro imponenza e stravolgono la trama principale, il lettore non può che fare capriole di stupore. L'enorme battaglia finale assume anche per questo un'epicità unica, che forse vale da sola il costo del romanzo.
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