Dopo l'intervista a Philip K. Dick, Letture Fantastiche riesce a ottenere una nuova eccezionale esclusiva per il mondo horror, grazie all'incontro con sir Arthur Gordon Pym, personaggio di Edgar Allan Poe.
Sul far di una tenebrosa mezzanotte, apparve nella mia stanza.
Il viso affilato come la lama di un coltello, lo sguardo spettrale. Ma del resto, era proprio uno spettro.
L'incontro con la creatura che ha reso famoso sir Arthur Gordon Pym.
Demian Loki: - Innanzitutto, mister Pym, è un privilegio poterla intervistare e poterle chiedere spiegazioni su alcuni punti oscuri della sua storia.
Arthur Gordon Pym: - Per me è un privilegio potermi spiegare.
D.L.: - Che cosa ricorda di Poe?
A.G.P.: - Visse di Enigma e Orrore, morì nell'Enigma e nell'Orrore...
D.L.: - Un ricordo un pochino più... pratico?
A.G.P.: - Quando gli raccontai la mia storia era ubriaco fradicio, infatti dimenticò la fine della mia avventura. Forse ritenne di essersela inventata.
D.L.: - Alcuni ritengono che la sua avventura ai poli sia simbolica, che sia indicativa di teorie sulla Terra Cava o di simbologie astrologiche, a causa della ripetizione di alcune date e numeri...
A.G.P.: - Non potrebbe essere altrimenti, la mia avventura ha abbracciato tutta la vastità del reale, di ciò che è oltre esso.Tutto opera di concerto nel cosmo, quindi la mia storia riguarda sia le profondità della Terra sia del cosmo.
D.L.: - La seguo poco, mi faccia capire meglio.
A.G.P.: - Mi permetta di riassumerle la mia storia. Salii sulla nave Grampus nascondendomi nella stiva il 17 giugno e rimasi chiuso per tre giorni e tre notti. Quando la nave salpò era il 21 giugno, il solstizio d'estate, cioè il giorno in cui il sole nel suo cammino apparente nell'eclittica raggiunge la sua massima "altezza" (quindi il giorno è più lungo della notte). Durante la mia permanenza nella stiva della Grampus, da clandestino, si verificò una cospirazione da parte di un gruppo di marinai che prese il possesso della nave allo scopo di fare probabilmente vita piratesca.
Soltanto dopo svariati giorni riuscii a saperlo, non potendo comunicare con Augustus, un marinaio mio amico. In questi terrificanti giorni vissi l'angoscia della morte, seppellito vivo nella stiva con pochissima aria e scorte alimentari ormai esaurite, in compagnia del mio cane Tiger.
Quando Augustus riuscì a liberarmi studiammo uno stratagemma per impossessarci della nave e ci riuscimmo insieme a Dirk Peters che nel frattempo si era già schierato con Augustus. Non ci sorrise la Sorte, restammo solo in quattro sopravvissuti: io, Augustus, Dirk Peters e Parker.
In balia delle onde del mare, con la nave ormai quasi a pezzi, senza avere più scorte alimentari, la stiva invasa dall'acqua, dopo aver riflettuto e al tempo stesso rifiutato l'idea che di per sé è disumana, ci rendemmo conto che l'istinto di sopravvivenza ci spingeva a compiere un gesto estremo che è quello di far sì che qualcuno di noi si sacrificasse per la salvezza degli altri, accettando di essere ucciso e mangiato dagli altri, che forse in tal modo sarebbero sopravvissuti. Dopo aver predisposto dei pezzetti di legno da tirare a sorte, questa ricadde proprio su Parker che aveva escogitato il piano e noi tre ci cibammo del suo corpo, dopo aver staccato le mani, i piedi e tolto i visceri e la testa, nei giorni che vanno dal 17 luglio al 20 luglio.
Ancora rabbrividisco al ricordo.
D.L.: - Immagino. Deve esser stato orribile!
A.G.P.: - Dopo essere sopravvissuti a quei momenti raccapriccianti, venni raccolto il 7 agosto dalla Jane Guy. Il capitano di quella nave si fece incantare dai miei propositi avventurosi di esplorazione e ricerca, tra i ghiacci del circolo polare antartico, di nuove isole e terre inesplorate e di dimostrare l'esistenza di un continente antartico.
Finalmente la mattina del 14 gennaio riuscimmo a superare la banchisa polare e a doppiarne l'estremità ritrovandoci in un mare aperto. Il 19 gennaio giungemmo a un gruppo di isolette su cui abitavano indigeni dalla pelle scura.
Recandoci a far visita al sovrano dell'isola restammo vittime di un tranello teso dagli indigeni per ucciderci e impossessarsi della nave. Sopravvissi all'eccidio, restando nascosto nel burrone dove erano stati gettati i miei compagni, solo dopo giorni riuscii a fuggire su una piroga.
D.L.: - Incredibile! Cosa avvenne in seguito?
A.G.P.: - Lasci che citi a memoria i versi di Poe:
"Insoliti fenomeni si verificarono a indicarci che entravamo in una regione di novità e di meraviglioso. Un'alta barriera di vapor grigio si stendeva lungo l'orizzonte sud e a tratti s'illuminava di lunghe strisce tremolanti che correvano ora da est a ovest e ora da ovest ad est per poi raccogliersi tutte in una sola linea uniforme col variare stupefacente dell'aurora boreale. L'altezza media di quel vapore, quale ci appariva dal punto in cui ci trovavamo, era all'incirca di venticinque gradi. La temperatura dell'acqua sembrava aumentasse ad ogni istante...
3 marzo. L'acqua aveva raggiunto una temperatura alquanto elevata e subito, nel colore, una alterazione tale che le aveva fatto perdere la sua trasparenza e prendere una tinta opaca e lattiginosa... spesso, a destra o a sinistra, alle distanze più diverse, vedevamo stupefatti sconvolgersi per vaste estensioni la superficie delle acque: sconvolgimenti che a lungo andare notammo essere preceduti da uno strano palpito luminoso del vapore a sud...
Il 5 marzo. Il vento era completamente cessato, ma noi continuavamo a correre lo stesso verso il sud, trascinati da una corrente irresistibile (...)
6 marzo. Il vapore si era alzato di parecchi gradi e andava gradualmente perdendo la sua tinta grigiastra. L'acqua era calda più che mai, e ancora più lattiginosa che prima. Ci fu una violenta agitazione del mare proprio vicinissimo a noi, accompagnata come di solito, da uno strano balenio del vapore alla sommità e da una momentanea divisione lungo la base. Una finissima polvere bianca, simile alla cenere (...) cadde sulla nostra imbarcazione (...) mentre il balenio luminoso del vapore svaniva e l'acqua ritornava dappertutto calma (...)
9 marzo. La strana sostanza come di cenere continuava a pioverci attorno (...) La barriera di vapore era salita sull'orizzonte sud a un'altezza prodigiosa, e cominciava ad assumere una forma distinta. Io non sapevo paragonarla ad altro che a una immane cateratta la quale precipitasse silenziosamente in mare dall'alto di qualche favolosa montagna perduta nel cielo. La gigantesca cortina occupava l'orizzonte in tutta la sua estensione. Da essa non veniva alcun rumore.
21 marzo. Una funebre oscurità aleggiava su di noi, ma dai lattiginosi recessi dell'oceano scaturiva un fulgore che riverberava sui fianchi del battello (...) la sommità della cateratta si perdeva nell'oscurità della distanza. Nel frattempo risultava evidente che correvamo diritto su di essa a un'impressionante velocità.
A tratti, su quella cortina sterminata, si aprivano larghe fenditure, che però subito si richiudevano, attraverso le quali, dal caos indistinto di forme vaganti che si agitava al di là, scaturivano possenti ma silenziose correnti d'aria che sconvolgevano, nel loro volo, l'oceano infiammato.
22 marzo. L'oscurità si era fatta più intensa e solo il luminoso riflettersi nelle acque della bianca cortina tesa dinanzi a noi la rischiarava ormai (...) Fu allora che la nostra imbarcazione si precipitò nella morsa della cateratta dove si era spalancato un abisso per riceverci (...) Gordon Pym sta per essere inghiottito dal vortice polare (...) Ma ecco sorgere sul nostro cammino una figura umana dal volto velato, di proporzioni assai più grandi che ogni altro abitatore della terra. E il colore della sua pelle era il bianco perfetto della neve."
D.L.: - Il suo viaggio che era iniziato il 21 giugno si conclude dunque con questa visione nella giornata del 22 marzo, considerato astronomicamente il giorno dell'equinozio di primavera. Appare chiaro che Poe fornisce al suo racconto una precisa collocazione spazio-temporale e inoltre sottolinea un preciso richiamo al ciclo astronomico annuale della terra. Perché questa connessione astronomica?
A.G.P.: - Perché voleva dimostrare come la mia vicenda fosse ascrivibile al Tutto, ai suoi perenni cicli di morte e rinascita, come in un rituale alchemico.
D.L.: - Mi spieghi meglio i collegamenti con l'Arte Alchemica.
A.G.P.: - Giungendo nei pressi dell'isola di Tsalal notai che tutto in quel posto era nero. Il colore della pelle degli indigeni, il colore dei loro denti, il colore delle pelli che indossavano, la flora e la fauna. Il colore dell'acqua che scorreva nei ruscelli, sembrava una soluzione densa, come melassa.
Una volta fuggito dall'isola di Tsalal mi diressi con la canoa verso il Polo Sud, dove si aprì un immenso vortice che attirò la barca. Mentre mi avvicinavo al polo mutarono le condizioni climatiche e ambientali, le acque diventarono più calde, l'orizzonte era avvolto in una cortina biancastra e opaca e dal cielo nero piovve cenere biancastra. Infine la barca si gettò nell'immensa cateratta e vidi di fronte a me l'enorme figura umana, il cui colore era bianco perfetto, come quello della neve. Appare evidente il passaggio dalle fasi alchemiche di Nigredo ad Albedo: la materia impura che si sublima, aprendosi a una nuova consapevolezza.
La contrapposizione bianco-nero tra i diversi momenti della narrazione era l'espressione di una trasmutazione in corso da uno stato all'altro dell'essere, un rito iniziatico. Un passaggio da uno stato all'altro, seguendo lo schema alchemico nigredo - albedo - rubedo, dal nero al bianco al rosso.
Il processo indica il passaggio degli stati dell'essere in un ciclo senza fine, dalla morte alla rinascita, come nel mito di Osiride o di Orfeo. Il bianco è il colore di chi sta subendo una trasformazione; per esempio in molti popoli antichi chi si sottoponeva a riti di iniziazione indossava vesti bianche ,come nei Riti Eleusini dell'antica Grecia.
La mia avventura nei mari sconosciuti del sud seguì questo processo in un ciclo di morte e resurrezione, prima di passare all'illuminazione finale.
D.L.: - Quindi lei è un iniziato, un alchimista?
A.G.P.: - Soltanto un uomo che ha varcato una soglia.
D.L.: - Non è stato al centro della Terra, quindi.
A.G.P.: - Sono stato in molti luoghi misteriosi, ma mai al centro della Terra!
D.L.: - Il finale di questo romanzo ha fatto versare fiumi di inchiostro agli studiosi che hanno cercato di interpretare quella misteriosa figura che si erge di fronte a Pym, nella quale alcuni hanno visto la figura del padre, altri del padre adottivo, oppure la personificazione del rimorso, altri ancora l'immagine di Gesù Cristo, che accoglie Pym e lo salva dalla morte. Chi era realmente l'essere avvolto da un sudario bianco?
A.G.P.: - Nulla di tutto ciò. Lui era il Guardiano Della Soglia, la creatura spiritica che custodisce l'ultimo confine tra questo mondo e quelli superiori. L'essere ipostatico temuto da tutti gli adepti, perché respinge gli indegni consegnandoli alla follia.
D.L.: - Capisco. Ora l'ultima domanda. Il romanzo è incompleto: cosa avvenne dopo?
A.G.P.: - Avvenne ciò che Poe non poté descrivere, perché andava oltre il linguaggio e l'esperienza umana. Abbandonai questo mondo e cominciai a vagare tra diverse dimensioni. Come vento tra le stelle attraversai galassie e costellazioni, vagabondai in universi attigui a questo e in altri incredibilmente lontani. Luoghi che erano oltre la materia, i simboli e il linguaggio, e che per questo Poe non poté descrivere...
Dopo queste ultime parole svanì all'improvviso, come spettro, poiché questo era.
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