L'esame del DNA nelle investigazioni della polizia

a cura di Gianluca Turconi

Origini della profilazione del DNA

Il percorso del DNA profiling iniziò a metà degli anni ‘80, quando il genetista britannico Sir Alec Jeffreys sviluppò un metodo per identificare gli individui in base ai loro modelli di DNA unici. Nel 1984, Jeffreys scoprì che alcune regioni del DNA potevano essere utilizzate per distinguere un individuo dall’altro. Questa tecnica innovativa fu applicata per la prima volta nel 1986 in un caso di omicidio di due ragazze adolescenti, Lynda Mann e Dawn Ashworth, nel Leicestershire, in Inghilterra. La polizia stava indagando su questi brutali crimini e inizialmente si concentrò su Richard Buckland, un ragazzo del posto che aveva confessato uno degli omicidi, ma che in seguito ritrattò la sua confessione. Jeffreys fu contattato per analizzare i campioni di DNA prelevati dalle scene del crimine e da Buckland. Le sue analisi rivelarono che il DNA di Buckland non corrispondeva ai campioni prelevati dalle due scene del crimine, portando al suo scagionamento e stimolando un’indagine più ampia sugli uomini del luogo.

Un'inconsueta rappresentazione orizzontale della doppia elica del DNA - Immagine in pubblico dominio, fonte Wikimedia Commons, utente GAThrawn22

Un'inconsueta rappresentazione orizzontale della doppia elica del DNA.

La svolta avvenne quando gli investigatori condussero una “retata del DNA”, raccogliendo campioni da oltre 4.000 uomini della zona. Alla fine identificarono Colin Pitchfork come il colpevole, dopo che era stato sentito vantarsi di aver chiesto a qualcun altro di fornirgli un campione. Il DNA di Pitchfork corrispondeva a quello di entrambe le scene del crimine, il che portò al suo arresto e alla condanna nel 1988. Questo caso non solo segnò la prima condanna basata sulla prova del DNA, ma creò anche un precedente per il suo utilizzo in indagini successive.

Casi notevoli che utilizzarono la prova del DNA

Dopo la condanna di Pitchfork, la profilazione del DNA si affermò come strumento fondamentale nelle indagini penali in vari Paesi. Negli Stati Uniti, uno dei primi casi riguardò Tommy Lee Andrews, condannato nel 1987 per stupro sulla base di prove del DNA che lo collegavano allo sperma trovato sulla scena del crimine. Questo caso dimostrò il potenziale del DNA nel fornire prove conclusive quando i metodi tradizionali fallivano.

Un altro caso significativo fu quello di Glen Dale Woodal in West Virginia, condannato ingiustamente a causa di prove forensi errate, ma scagionato dal test del DNA nel 1992. Il suo caso evidenziò l’importanza di metodi forensi accurati e portò a un maggiore controllo delle pratiche forensi in tutti gli Stati Uniti d’America.

Nel 1994, Timothy Wilson Spencer fu uno dei primi individui condannati a morte sulla base della prova del DNA, dopo essere stato collegato a diversi stupri e omicidi in Virginia. La sua condanna sottolineò la crescente accettazione del profilo del DNA all’interno del sistema giudiziario.

A livello internazionale, casi come quello di Ivan Milat in Australia dimostrarono come la prova del DNA possa collegare i serial killer ai loro crimini. Milat fu condannato nel 1996 per gli omicidi di sette turisti e la prova del DNA svolse un ruolo cruciale nella sua cattura e condanna.

Errori giudiziari legati alle indagini sul DNA

Sebbene la profilazione del DNA si sia dimostrata preziosa per la risoluzione dei crimini, è stata anche associata a significativi errori giudiziari. Un caso degno di nota è quello di José Castro, condannato a New York nel 1989 per omicidio in gran parte sulla base di prove del DNA provenienti da una macchia di sangue trovata sul suo orologio. Tuttavia, le indagini successive rivelarono che i metodi di analisi utilizzati erano difettosi e mancavano di un’adeguata convalida e di controlli. La condanna di Castro sollevò seri dubbi sull’affidabilità delle prime tecniche forensi e portò a linee guida più severe per l’ammissibilità di tali prove in tribunale.

Un altro caso tristemente noto riguardò l’ingiusta condanna di diverse persone a causa di prove contaminate o gestite in modo errato. Il caso di Debbie Smith è particolarmente istruttivo: dopo essere stata violentata nel 1989, il suo aggressore fu identificato solo anni dopo, quando i progressi della tecnologia del DNA permisero di riesaminare le vecchie prove. L’identificazione di Norman Jimmerman come aggressore indicò come i miglioramenti della scienza forense potessero correggere gli errori del passato.

Timothy Wilson Spencer fu uno dei primi individui condannati a morte sulla base della prova del DNA - immagine utilizzata per uso di critica o di discussione ex articolo 70 comma 1 della legge 22 aprile 1941 n. 633, fonte Internet

Timothy Wilson Spencer fu uno dei primi individui condannati a morte sulla base della prova del DNA.

Trasformazioni nelle indagini di polizia

L’incorporazione della tecnologia del DNA nelle indagini di polizia ha cambiato radicalmente il modo di operare delle forze dell’ordine. Inizialmente, gli scienziati forensi si basavano molto su campioni di grandi dimensioni per le analisi; tuttavia, progressi come la tecnologia della reazione a catena della polimerasi (PCR) hanno permesso agli analisti di lavorare con campioni molto più piccoli, a volte anche solo poche cellule, rendendo possibile l’estrazione di profili utilizzabili da prove precedentemente non testabili.

La creazione di banche dati nazionali e internazionali ha ulteriormente migliorato le capacità investigative. Negli Stati Uniti, il Combined DNA Index System (CODIS) è stato lanciato nel 1998, consentendo alle forze dell’ordine di diverse giurisdizioni di condividere e confrontare in modo efficiente i profili del DNA. Questo database è stato fondamentale per risolvere casi irrisolti e collegare reati seriali grazie alla corrispondenza di campioni non identificati con autori noti.

Oltre a migliorare l’efficienza investigativa, il profilo del DNA ha anche indotto cambiamenti nelle procedure legali relative alla raccolta e al trattamento delle prove. La necessità di protocolli rigorosi è diventata fondamentale; i tribunali ora richiedono una documentazione chiara sulle pratiche della catena di custodia e sulle metodologie di laboratorio utilizzate durante i test. Questi cambiamenti mirano a prevenire le condanne errate e a garantire che la giustizia sia servita in modo accurato.

Inoltre, la consapevolezza dell’opinione pubblica riguardo alla scienza forense è aumentata in modo significativo grazie a casi di alto profilo e alla copertura mediatica. Tale consapevolezza ha portato a chiedere trasparenza e considerazioni etiche sulle pratiche di raccolta e conservazione dei dati genetici da parte delle forze dell’ordine. Mentre la società si confronta con le questioni relative alla privacy e al consenso per le informazioni genetiche, è essenziale un dibattito continuo sugli standard etici.

Fonti e letture consigliate

Camp;EN - Thirty years of DNA forensics

Discover Magazine - The Evolution of DNA Forensics

PMC - Forensic DNA Profiling

Wikipedia - Genetic fingerprint

The Tech - First criminal caught using DNA evidence

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