L’evoluzione delle astronavi nella fantascienza

a cura di Gianluca Turconi

Le navi spaziali o astronavi si chiamano così per diversi ordini di ragioni. Per cominciare, vi è una stretta analogia con le navi marittime, in quanto come esse navigano sui mari, le astronavi navigano nello spazio In aggiunta, le astronavi, al pari delle navi marittime, devono essere in grado di sostenere gli equipaggi per lunghi periodi di tempo in ambienti inospitali. Devono quindi essere dotate di sistemi di propulsione, vita di bordo, comunicazioni e altro che le rendano autosufficienti. Per finire, come le navi hanno ponti e cabine, anche le astronavi presentano una struttura e funzionalità analoghe per consentire il viaggio e l’abitabilità nello spazio.

L'astronave-proiettile sparata dal Columbiad di Jules Verne - Immagine in pubblico dominio, fonte Wikimedia Commons, utente Electron

L'astronave-proiettile sparata dal Columbiad di Jules Verne.

Entrando nell’argomento principale di questo approfondimento, l’evoluzione delle astronavi nella fantascienza è stata un aspetto affascinante e influente del genere. Dalle prime opere visionarie di Jules Verne alle moderne space opera, gli autori di fantascienza hanno immaginato una vasta gamma di veicoli spaziali che hanno catturato l’immaginazione del pubblico.

I primi pionieri

Una delle prime e più influenti opere di fantascienza con una navicella spaziale è “Dalla Terra alla Luna” di Jules Verne, pubblicato nel 1865. In questo romanzo, Verne descrive la costruzione di un cannone gigante chiamato Columbiad che viene utilizzato per sparare un veicolo spaziale sotto forma di proiettile verso la Luna. Sebbene i calcoli di Verne sulle dimensioni e sulla potenza del cannone non fossero del tutto accurati, la sua visione di una navicella spaziale in grado di compiere viaggi interplanetari era all’avanguardia per l’epoca. Agli albori della fantascienza, un’altra opera che ha esplorato il concetto di navicella spaziale è stata “I primi uomini sulla Luna” di H.G. Wells, pubblicata nel 1901. In questo romanzo, i protagonisti usano una “sfera” fatta del materiale fittizio “cavorite” per viaggiare sulla Luna. La sfera è spinta dalle proprietà antigravitazionali della cavorite che le permettono di sfidare la forza di gravità terrestre. Queste prime opere hanno gettato le basi per lo sviluppo delle navicelle spaziali nella fantascienza e la loro influenza è visibile nelle opere degli autori successivi.

L’età dell’oro della fantascienza

Il periodo compreso tra la metà e la fine del XX secolo viene spesso definito “l’età dell’oro” della fantascienza e in quel lasso di tempo si è assistito a una proliferazione di romanzi con un’ampia varietà di veicoli spaziali. Uno dei veicoli spaziali più iconici di quest’epoca è il “Discovery One”, tratto da “2001: Odissea nello spazio” di Arthur C. Clarke, pubblicato nel 1968. Il Discovery One è un’enorme navicella spaziale a propulsione nucleare progettata per una missione scientifica su Giove. L’astronave è dotata di tecnologie avanzate, tra cui un sistema informatico senziente chiamato HAL 9000. Un’altra astronave degna di nota di questo periodo è il “Bebop” della serie anime “Cowboy Bebop”. Essa è una nave da trasporto interplanetario pesantemente modificata che funge da casa e base operativa per un gruppo di cacciatori di taglie. L’astronave è nota per il suo design unico e per la vasta gamma di attrezzature e modifiche che trasporta.

La USS Enterprise di Star Trek - Immagine utilizzata per uso di critica o di discussione ex articolo 70 comma 1 della legge 22 aprile 1941 n. 633, fonte Wikimedia Commons, utente Warp~itwiki

La USS Enterprise di Star Trek.

L’ascesa della space opera

Con l’evoluzione della fantascienza, è emerso il genere della “space opera” che presenta storie grandiose e di ampio respiro ambientate in vasti imperi interstellari. Una delle serie più iconiche della space opera è sicuramente “Star Trek” che è caratterizzata da un’ampia varietà di astronavi, tra cui la leggendaria “USS Enterprise” del Capitano James T. Kirk. L’Enterprise è un’enorme astronave a propulsione a curvatura che funge da ambientazione principale per molte delle storie del franchise. La tecnologia avanzata dell’astronave, compresi i suoi potenti sistemi d’arma e di trasporto, sono diventati punti fermi della fantascienza. Un’altra serie influente di space opera è “Guerre stellari”, anch’essa piena di astronavi tra le più diverse, dall’iconico “Millennium Falcon” di Ian Solo (interpretato al cinema da Harrison Ford) alla massiccia stazione da battaglia “Morte Nera”. Il Millennium Falcon, un cargo pesantemente modificato, è l’astronave principale utilizzata dai protagonisti, mentre la Morte Nera è un’enorme stazione spaziale progettata come arma di distruzione capace di annientare interi pianeti.

All’alba del XXI secolo

L’Hermes del film “The Martian”, diretto da Ridley Scott e basato sul romanzo di Andy Weir, è un buon esempio di nave spaziale pensata all’alba del XXI secolo. Si tratta di un veicolo spaziale riutilizzabile della NASA progettato per trasportare astronauti su Marte e ritorno. L’avanzato sistema di propulsione e i sistemi di supporto vitale della navicella sono cruciali per la sopravvivenza dell’astronauta Mark Watney, membro della missione Ares III che poi rimarrà bloccato sul pianeta rosso.

Di sicuro particolare è la “Ronzinante” di “Leviathan Wakes”, romanzo scritto da James S.A. Corey, pubblicato nel 2011 e trasposto come serie televisiva col titolo di “The Expanse”. Sebbene essa sia appartenente al genere della space opera, ne è un esempio più recente che incorpora visioni più moderne di quel che potrebbe essere l’esplorazione del sistema solare. La Ronzinante infatti è una piccola nave da guerra multiuso che diventa la casa e la base operativa dei protagonisti mentre navigano tra le tensioni politiche del sistema solare colonizzato.

Il Millennium Falcon di Guerre Stellari - Immagine rilasciata sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic, fonte Wikimedia Commons, utente Elisfkc

Il Millennium Falcon di Guerre Stellari.

Astronavi senzienti e artificiali

Con l’evolversi della fantascienza, alcuni autori hanno esplorato il concetto di navicelle spaziali che non sono semplici vascelli inanimati, ma piuttosto esseri senzienti o artificiali a sé stanti. Uno degli esempi più notevoli è il “Trouble Dog” di “Embers of War” di Gareth L. Powell, pubblicato nel 2018. Trouble Dog è una nave da guerra senziente che ha scelto di rinunciare al suo ruolo nella flotta e di assistere i bisognosi. L’intelligenza artificiale e l’autocoscienza della nave sono centrali per i temi della redenzione dagli orrori della guerra. Un altro esempio è la “Bilkis” della serie anime “Geneshaft” che è un’astronave sperimentale con un sistema di intelligenza artificiale altamente avanzato, in grado di pensare e decidere autonomamente. L’autocoscienza della Bilkis e il suo rapporto con l’equipaggio umano sono elementi chiave della storia. Il concetto di navicella spaziale artificiale è stato esplorato a fondo nella fantascienza, per esempio con l’F-302 Mongoose della serie televisiva “Stargate SG-1”. Il Mongoose è un avanzato velivolo d’attacco aereospaziale/iperspaziale progettato e costruito da esseri umani, piuttosto che essere un veicolo spaziale tradizionale.

Tirando le somme

L’evoluzione delle navicelle spaziali nella fantascienza ha prodotto rappresentazioni ricche e variegate di questi mezzi di navigazione nel cosmo che riflettono il mutevole panorama tecnologico e culturale di ciascuna epoca in cui furono immaginate. Dalle prime opere visionarie di Jules Verne e H.G. Wells alle moderne space opera e alle esplorazioni di navicelle senzienti e artificiali, gli autori di fantascienza hanno costantemente spinto più in là i confini del possibile, ispirando generazioni di lettori e plasmando la percezione dell’esplorazione spaziale da parte del pubblico. Gli esempi di veicoli spaziali citati in questo approfondimento sono solo un piccolo campione delle innumerevoli astronavi iconiche che hanno abbellito le pagine di romanzi, film e serie animate di fantascienza. Queste navi sono diventate parte del nostro patrimonio culturale tanto quanto le storie in cui sono ambientate e senza dubbio la loro evoluzione futura continuerà ad affascinare gli appassionati di questo genere anche nelle generazioni a venire.

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