La Divina Commedia è una creazione letteraria di dimensioni veramente epiche. È considerato come uno dei testi centrali della letteratura occidentale ed è probabilmente il più grande poema del Medio Evo. Il suo autore, Dante Alighieri, nacque a Firenze intorno al 1265 e in termini attuali potremmo definirlo scrittore, teologo e attivista.
Dante in viaggio nel quinto girone dell'Inferno.
Intorno al 1317 Dante si stabilì da solo a Ravenna (la sua famiglia si unì a lui successivamente). Circa dieci anni prima, aveva iniziato in modo casuale un poema epico e allegorico che chiamava Commedia sul viaggio dell'anima nell'Aldilà. In quel tempo la continuò in maniera seria, completandola nel 1320, l'anno prima di morire. Il suo capolavoro, diviso in tre parti, Inferno, Purgatorio e Paradiso, attinge fortemente alla visione medievale di quei tre luoghi dell'Anima. Il poeta italiano Boccaccio (1313-1375) si riferiva al poema dantesco come "Divino", non solo per i suoi temi religiosi, ma anche per la sua genialità. Il nome è rimasto. Oggi pochi ricordano che non è stata sempre conosciuta come la Divina Commedia.
Non solo la scrittura stessa venne celebrata, ma anche il suo autore, in modi che nessuno avrebbe potuto prevedere. Ancora oggi, nell'era digitale, l'influenza di Dante resiste. In Italia è ancora salutato come il "Sommo Poeta della nazione", così come il "Padre della lingua italiana".
Basi religiose e morali
La filosofia del poema è un misto di Bibbia, cattolicesimo romano, mitologia e tradizione medievale. Dove Dante attinge alla sua conoscenza della Bibbia, il poema è veritiero e perspicace. Dove attinge alle altre fonti, il poema si discosta dalla realtà e diventa narrazione pura e geniale.
Ritratto fantasioso del mondo sovrumano, tratto da un insieme sconcertante di testi, la Commedia è stata scritta anche come allegoria dell'epoca dantesca. Il testo è ricco di personaggi storici e mitici, da Enea a Bruto, da Tommaso d'Aquino a Davide d'Israele, oltre a numerose figure della vita di Dante.
Una fonte extra-biblica a cui Dante attinse fu la tradizione islamica (gli Hadith), come descritta nel "Viaggio notturno" di Maometto. Secondo uno studioso, l'escatologia islamica ha esercitato "una straordinaria influenza sul pensiero cinese e cristiano. Tra le numerose opere escatologiche popolari scritte dai cristiani, la Divina Commedia di Dante è un esempio di influenza islamica" (Islam di Solomon Nigosian, Crucible, 1987, pag. 152).
Per correttezza nei confronti di Dante, tuttavia, va notato che la sua opera era destinata a essere letteraria, non teologica. Essa riflette un profondo desiderio di comprendere i misteri della vita e della morte e, pertanto, ha generato nei secoli un enorme interesse.
Quando si confronta la poesia con la Bibbia, emergono molte differenze, a partire dalla terza opera dedicata al Purgatorio, una dottrina della Chiesa Cattolica Romana che non ha fondamento nelle Sacre Scritture. Nel poema dantesco, il poeta romano Virgilio guida Dante attraverso le sette terrazze del Purgatorio. Esse corrispondono ai sette peccati mortali, con ogni terrazza che purifica un peccato particolare fino a quando il peccatore ha corretto la propria natura che gli ha fatto commettere quel determinato peccato. Dopo che il peccatore è stato "purificato" da ogni peccato, gli è permesso di procedere verso il Paradiso. A parte il fatto che il Purgatorio è una dottrina non biblica, l'idea che i peccatori hanno un'altra possibilità di salvezza dopo la morte è in diretta contraddizione con la Bibbia. Le Sacre Scritture sono chiare nell'affermare che dobbiamo "cercare il Signore mentre Egli può essere trovato" (Isaia 55:6) e che, una volta morti, siamo destinati a essere giudicati (Ebrei 9:27). Il giudizio si basa sulla nostra vita terrena, non su tutto ciò che facciamo dopo la morte. Non ci sarà una seconda possibilità di salvezza al di là di questa vita. Solo finché una persona è viva, ha una seconda, terza, quarta, quinta, ecc. possibilità di accettare Cristo e di essere salvata (Giovanni 3:16; Romani 10:9-10; Atti 16:31). Inoltre, l'idea che un peccatore può "correggere" la propria natura, prima o dopo la morte, è contraria alla rivelazione biblica, la quale dice che solo Cristo può vincere la natura del peccato e dare ai credenti una natura completamente nuova (2 Corinzi 5:17).
L'amore può condurre anche all'Inferno, nel Medio Evo, come accaduto a Paolo e Francesca
Nelle altre due parti della Divina Commedia, Dante immagina vari livelli di Inferno e Paradiso. Egli descrive l'Inferno in grande dettaglio, rappresentando vividamente i tormenti e le agonie; queste descrizioni, tuttavia, non provengono dalla Bibbia. Alcune sono tratte dalla tradizione islamica. "La base coranica di questo racconto è Corano 17:1 e i musulmani commemorano ogni anno 'la notte dell'ascensione' (lailat al-miraj) il 26 del Rajab, il settimo mese del calendario islamico. Si presume che la trama generale e i molti piccoli dettagli della Divina Commedia di Dante riflettano un trattamento fantasioso di questo tema islamico" (op. cit., p. 128).
Alcuni pensano che la visione della Chiesa medievale in merito al peccato, alla redenzione, al Paradiso e all'Inferno fosse molto complessa, ma in realtà la visione della Chiesa era chiara e puntuale per qualunque fedele.
Parliamo di Inferno e peccato. Un peccato era una violazione deliberata e propositiva della volontà di Dio. La Chiesa medievale pensava che il peccato fosse anche una mancanza di rispetto degli standard esterni di condotta e la violazione di tabù, leggi o codici morali.
Per esempio, Paola e Francesca erano molto innamorati l'una dell'altro, ma Francesca era sposata con un altro uomo. Secondo la morale comune medievale e la condotta religiosa che l'impostava, il problema era che Dio non voleva che i due vivessero insieme e non aveva benedetto il loro rapporto in quanto Dio non benediceva l'adulterio, anzi l'adulterio rendeva Dio molto irato nei confronti di coloro che lo commettevano. Paola e Francesca decisero comunque di stare insieme anche se Dio non approvava il loro rapporto. Il loro peccato era considerato nel Medio Evo come espressione di un amore illegale non accettabile in quanto contrario alla volontà di Dio e alla morale dell'Uomo. Anche se avevano ancora una l'altro, Paolo e Francesca avevano perso Dio a causa della loro scelta di rimanere insieme. Alla fine, nell'opera dantesca, entrambi sono collocati all'Inferno invece che in Paradiso perché la fede e la morale medievali non potevano prevedere una conclusione differente.
La parte finale del poema, relativa al Paradiso, è la visione che Dante ha del Cielo. Qui il poeta è guidato attraverso nove sfere, sempre con uno schema concentrico, ogni livello si avvicina alla presenza di Dio. Il Paradiso dantesco è rappresentato come se avesse anime in una gerarchia di sviluppo spirituale, basata almeno in parte sulla loro capacità umana di amare Dio. Ci sono nove livelli di persone che hanno raggiunto, con i propri sforzi, la sfera in cui ora risiedono. La Bibbia, tuttavia, è chiara quando afferma che nessuna quantità di buone opere può far guadagnare il Paradiso; solo la fede nel sangue versato di Cristo sulla croce può salvarci e destinarci al paradiso (Matteo 26:28; 2 Corinzi 5:21). Inoltre, l'idea che dobbiamo lavorare attraverso i regni ascendenti del Paradiso per avvicinarci a Dio è estranea alle Sacre Scritture. Il Paradiso sarà un luogo di comunione ininterrotta con Dio, dove lo serviremo e "vedremo il suo volto" (Apocalisse 22:3-4). Tutti i credenti godranno per sempre del piacere della compagnia di Dio, resa possibile dalla fede in suo Figlio.
Geografia, politica e teologia
La visione di Dante è stata plasmata dalla concezione contemporanea della geografia mondiale. Anche se non è un antro piatto, pensava che tutta la Terra fosse concentrata nell'emisfero nord, con il sud coperto d'acqua. L'Inferno inizia vicino alla superficie terrestre a nord e scende verso il suo nucleo, dove risiede Lucifero; il Purgatorio si trova nell'emisfero meridionale, diametralmente opposto a Gerusalemme, mentre il Paradiso esiste al di sopra e comprende i pianeti che, secondo l'astronomia dell'epoca, ruotano intorno alla Terra.
Dante Alighieri divenne immortale come autore anche perché parlò in maniera geniale dell'eterna ricerca dell'Uomo di una propria ragione di esistere.
Perché la Divina Commedia è stata tanto esaltata? Ciò, in parte, è dovuto al modo vivido in cui Dante descrisse i tormenti dell'Inferno, l'incertezza del Purgatorio e le glorie del Paradiso. Questi sono temi con cui ogni essere umano deve fare i conti. Le immagini che ci ha lasciato non solo hanno segnato indelebilmente i suoi lettori, ma anche la stessa civiltà occidentale.
Il poema è in un certo senso un bildungsroman, un romanzo basato sull'autosviluppo del personaggio centrale, ma è anche un giudizio della politica e della teologia del suo tempo.
Durante quegli anni, in Italia il conflitto tra il papa e la Chiesa cattolica da una parte e l'imperatore e il Sacro Romano Impero dall'altra era fortemente sentito da ogni uomo. In questa battaglia, Dante si schierò con il papato vittorioso. All'inizio sembrò che avesse scelto bene per il suo futuro, ma quando i suoi compatrioti vincitori si divisero in due fazioni, si trovò improvvisamente dalla parte sbagliata del potere. I suoi beni furono sequestrati, gli fu proibito di ricoprire qualsiasi carica pubblica e gli fu ordinato di pagare una multa.
Quando Dante rifiutò, fu condannato a morte sul rogo e per salvarsi fu costretto a fuggire per tutta la vita, lasciando la moglie e i figli. Non avrebbe mai più visto la sua amata Firenze. Nel corso degli anni successivi si aggirò per l'Italia come esule e ospite, scrivendo ciò che l'avrebbe reso immortale come autore, sebbene avesse già pubblicato un'opera di poesia che descriveva il suo primo amore perduto, Beatrice.
Il poema epico di Dante ha raggiunto anche la cultura popolare nel corso degli anni, soprattutto negli Stati Uniti. Forse è così accessibile in parte perché Dante ha scritto per gli Italiani comuni in primo luogo, con un linguaggio e rappresentazioni allegoriche di facile fruizione per i lettori. A parte i film che narrano del poema stesso e le innumerevoli traduzioni in molte lingue mondiali, vi sono riferimenti e allusioni alla Divina Commedia in decine di altri film e programmi televisivi. Addirittura, il popolare gioco di carte per ragazzi Yu-Gi-Oh! trova ispirazione nell'opera del grande poeta italiano.
L'immortalità di quanto scritto da Dante Alighieri non risiede soltanto nell'elevata qualità poetica, ma soprattutto nel messaggio senza tempo di un uomo alla ricerca del proprio posto nel mondo e nell'universo che lo comprende, prima e dopo la morte.
Fonti e letture consigliate
https://christianhistoryinstitute.org/
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