Le origini e lo svolgimento della guerra arabo-israeliana detta dello Yom Kippur, un conflitto regionale che rischiò di precipitare in un olocausto nucleare USA e URSS, e con esse il mondo intero.
A distanza di quasi quarant'anni dall'inizio dei combattimenti, avvenuto il 6 ottobre 1973, la guerra arabo-israeliana detta dello Yom Kippur nel paese ebraico o del Ramadan nelle nazioni arabe, è comunemente riconosciuta come un punto di svolta nelle relazioni da sempre tese in Medio Oriente. L'offensiva delle nazioni arabe cominciò intorno a mezzogiorno con una manovra a tenaglia sul fronte del Sinai da parte degli egiziani e sulle alture del Golan sotto il comando siriano. La partecipazione di piccoli corpi di spedizione inviati da Giordania e Iraq, in aggiunta all'appoggio materiale di Marocco e Algeria, mise subito in evidenza la volontà della Lega Araba di procedere a una soluzione definitiva del problema con lo scomodo vicino israeliano. Da parte sua, l'esercito di Israele, colto di sorpresa dall'attacco proprio durante la festività ebraica dello Yom Kippur che celebra il Giorno dell'Espiazione, avrebbe ben presto scoperto quanto il nemico avesse imparato a fondo la lezione impartita durante la Guerra dei Sei Giorni (5-10 giugno 1967), trasformandosi in una macchina da guerra efficiente e ben organizzata.
Camion egiziani attraversano il canale di Suez su un ponte di barche durante la guerra dello Yom Kippur.
In particolare gli Egiziani che erano stati i più duramente sconfitti durante le ostilità precedenti, agirono con estrema durezza e agilità, concentrando i propri attacchi contro la linea fortificata di Bar Lev. Nel breve volgere di tre giorni, attraversarono il canale di Suez in dieci punti, sbaragliando virtualmente ogni resistenza opposta dalle forze armate israeliane. La facilità con cui ciò poté avvenire fu dovuta in massima parte all'estrema accuratezza con cui furono preparati i piani di invasione, anche attraverso esercitazioni militari lungo il delta del Nilo. La decisione politica di effettuare l'attacco si può far risalire al novembre 1972, quindi addirittura due anni prima del conflitto. La grande esperienza tattica non sarebbe però bastata a sopraffare l'avversario se il presidente egiziano Sadat non si fosse procurato il forte appoggio sovietico, materializzatosi nella fornitura di due categorie di armi che si rivelarono subito vincenti: i missili antiaerei della classe SAM e i corrispettivi anticarro della classe Sagger. Venuta meno l'impunità dei Phantom israeliani che nella Guerra dei Sei Giorni avevano imperversato in lungo e in largo nei cieli delle zone operative, le truppe di terra dell'Egitto poterono acquisire un buon vantaggio sulla controparte, minacciando di annientamento i mezzi corazzati Centurion e Sherman con la stella di Davide.
All'alba dell'8 Ottobre, gli Egiziani sfondarono la linea Bar Levi, andando a ingaggiare una dura battaglia di annientamento con i carri armati israeliani per il possesso del Sinai. Per sei giorni, intere compagnie corazzate furono sacrificate per conservare l'iniziale vantaggio. Solo verso il 14 Ottobre si raggiunse una certa stabilità del fronte, situazione decisamente avversata da Israele che considerava fondamentale condurre una guerra di movimento per controbilanciare la superiorità di uomini nemica. Al contrario, la guerra di trincea fu ben accolta dai comandi egiziani, in quanto uno degli obiettivi prestabiliti del conflitto era ricostruire la credibilità militare dell'Egitto, per poi procedere a trattative a livello politico da una posizione di forza.
Sull'altopiano del Golan, le preoccupazioni israeliane furono maggiori. Le immense vastità desertiche del Sinai concedevano abbastanza terreno per riorganizzare la resistenza e prepararsi al contrattacco. Invece il fronte siriano dava accesso al cuore stesso della nazione ebraica, minacciando le linee di comando e di rifornimento. Il giorno 6 ottobre un migliaio di carri armati aveva sfondato il fronte in tre punti: nel nord a Ahamadya, nel centro nella zona di Hushniya e a sud nelle vicinanze di Rafid.
L'epica difesa del ponte di Bnot Yaakov, presso il Giordano, disilluse ben presto il leader siriano Assad che nel primo giorno di combattimento aveva assaporato la possibilità di rientrare in possesso dei territori persi nel 1967 in seguito alla Guerra dei Sei Giorni. Il terzo giorno della nuova guerra, l'esercito israeliano, in concomitanza con l'arrivo di rinforzi importanti, diede inizio alla controffensiva, ricacciando i Siriani sulle posizioni di partenza già il 10 ottobre. A differenza della battaglia in campo aperto che si svolgeva sul Sinai, dove l'impossibilità di copertura aerea favoriva gli Egiziani, la conformazione del territorio del Golan rendeva già in partenza difficoltoso l'appoggio dell'aviazione, concentrando il massimo sforzo sulle divisioni corazzate. Proprio contando su questo fatto i Siriani avevano schierato il nuovo carro sovietico T-62, sperando che si dimostrasse più efficace del Centurion israeliano. Purtroppo si rivelò un'aspettativa infondata, dato che il giorno 12 ottobre gli israeliani entrarono in territorio siriano, occupando la località di Kuneitra sulla strada che porta alla capitale della Siria, Damasco. Con poco più di 35 chilometri d'asfalto che li separavano dal cuore dell'invasore, Israele marcò il passo, rallentando l'avanzata.
Contemporaneamente sul fronte del Sinai, a partire dal giorno 14 ottobre gli Israeliani avevano individuato il punto debole egiziano, identificato nell'estremità settentrionale del grande lago salato, punto di congiunzione della II e III armata del Cairo. La zona era difesa unicamente da due brigate, una meccanizzata, l'altra di fanteria. La fragile difesa opposta permise agli uomini del generale Sharon di gettare una testa di ponte al di là del canale di Suez. La difesa della postazione conquistata fu protratta per tutta la giornata successiva, consentendo a più di ventimila uomini e 400 carri armati di rinsaldare il fronte. Da una posizione favorevole il contrattacco fu sferrato seguendo due precise direttrici: a sud verso Suez con l'intenzione dichiarata di accerchiare la III armata e verso nord per isolare la II. A breve distanza dal raggiungimento degli obbiettivi vi fu l'intervento dell'Organizzazione delle Nazioni Unite che con la risoluzione 338 proclamava un cessate il fuoco. La comunione di intenti dimostrata nell'occasione dal Consiglio di Sicurezza lasciava trasparire la volontà di Stati Uniti e Unione Sovietica di arrivare a una soluzione di compromesso. Le due superpotenze erano già intervenute durante i primi giorni della guerra con rifornimenti militari ai rispettivi alleati, ma con il prolungarsi dei combattimenti la situazione era degenerata, prospettandosi un'escalation del conflitto. Tuttavia Israele, vedendosi fermare mentre stava per cogliere un'inaspettata vittoria, si rifiutò di ottemperare alla risoluzione dell'ONU, proseguendo la propria opera di accerchiamento delle truppe egiziane.
Un carro armato israeliano Centurion abbandonato sulle alture del Golan dai tempi della guerra dello Yom Kippur che da molti viene considerato il più grande scontro di tutti i tempi tra mezzi corazzati.
Il 23 Ottobre, la III armata poteva considerarsi accerchiata, mentre la II grazie ai rinforzi prontamente inviati dal Cairo riusciva a non retrocedere dalle proprie posizioni. Era evidente come per gli Egiziani la situazione fosse disperata. Per evitare un tracollo che lo avrebbe cancellato dalla scena politica, il presidente Sadat lanciò un invito alle due superpotenze affinché si adoperassero per porre fine al conflitto. Anziché migliorare i già tesi rapporti tra USA e URSS, la richiesta fece precipitare la situazione, in quanto parve plausibile la possibilità di un intervento armato solitario dell'Unione Sovietica. Alle undici del mattino del 25 Ottobre, il presidente Nixon pose in preallarme atomico tutte le basi dello scenario europeo. Si riuscì a evitare l'apocalisse atomica solo grazie all'accordo raggiunto nella serata dello stesso giorno, in cui Israele e Egitto si impegnarono a deporre le armi.
Dal punto di vista militare la guerra si concludeva con una chiara vittoria di Israele, però dal punto di vista squisitamente politico, i governanti dello stato ebraico si resero immediatamente conto dell'enorme costo che il loro paese aveva dovuto sostenere. L'impreparazione, se non in alcuni casi addirittura l'inettitudine delle truppe durante l'attacco egiziano, aveva sottolineato il lento adagiarsi dell'esercito di Israele nella trascuratezza. Si era sottovalutata colpevolmente la capacità di ripresa del nemico e persino il Mossad israeliano che si vantava essere il miglior servizio di informazione del mondo, aveva trascurato importanti segnali di mobilitazione da parte egiziana e siriana. Si arrivò persino a dichiarare che i leader Mosha Dayan e Golda Meyer fossero a conoscenza dell'imminente attacco, ma che non si fossero attivati per prendere misure adeguate, confidando nella mediocrità dell'armamento avversario. Solo dopo aver scoperto la falsità di tale preconcetto ci si sarebbe prodigati per gettare nella mischia tutte le riserve disponibili, creando i presupposti, in caso di sconfitta, della scomparsa di Israele come stato indipendente. Sul fronte interno l'incompetente condotta politica fu fatta pagare durante le elezioni successive, dove ebbe la meglio il Likud, il partito conservatore di Begin.
In Egitto invece assurse a profilo internazionale la figura di Sadat, prima della guerra considerato un semplice politicante. Il suo ruolo nei negoziati fu di tale importanza da concedergli abbastanza credito internazionale da spendere con estremo successo durante gli accordi di Camp David che avrebbero portato alla pace tra il suo paese e Israele.
Fonti e letture consigliate
magazine Historia, Editrice Quadratum;
Chaim Herzog, La guerra del Yom Kippur, Inédita Ediciones;
Hedi Enghelberg, La Guerra de Yom Kippur, 6 - 26 Octubre 1973 - La mas grande batalla de tanques y blindados de la historia, ENGPUBLISHING.COM;
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