La leggenda egizia della distruzione dell'Umanità

traduzione italiana a cura di Gianluca Turconi

La leggenda della distruzione dell'Umanità, appartenente alla mitologia degli Antichi Egizi, ci porta nel misterioso mondo dell'Egitto governato dagli Dei, in cui crudeltà e benevolenza dei sovrani si succedevano improvvise e senza chiare giustificazioni. Allo stesso tempo, scopriremo come la cosmogonia egizia avesse una stretta correlazione con la forma antichissima di governo di quel paese.

Il dio-Sole egizio Ra - Immagine licenziata sotto Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported, utente Djahuti, fonte Wikimedia Commons

Il dio-Sole Ra.

Il testo contenente la Leggenda della Distruzione dell'Umanità è scritto in geroglifici e si trova sulle quattro pareti di una piccola camera a cui si può accedere dalla "sala delle colonne" nella tomba di Seti I, che è situata sulla sponda occidentale del Nilo, a Tebe. Sulla parete rivolta verso l'entrata della camera è dipinta in rosso la figura di una grande "Vacca del Cielo". La parte inferiore del suo addome è decorata con una serie di tredici stelle e immediatamente sotto di essa ci sono le due Barche di Ra, chiamate Semketet e Mantchet, oppure Sektet e Matet. Ognuna delle quattro gambe è tenuta in posizione da due divinità e il dio Shu, con braccia distese e sollevate, sostiene il suo corpo. La Vacca fu pubblicata da Champollion1, senza testo. Questo importantissimo testo mitologico fu pubblicato e tradotto per la prima volta dal Professor E. Naville nel 18742. Fu ripubblicato da Bergmann3 e Brugsch4, che diedero una trascrizione del testo con una traduzione tedesca. Altre versioni tedesche di Lauth5, Brugsch6 e Wiedemann7 sono disponibili e una parte del testo fu tradotto in francese da Lefebure8. Una versione più recente del testo fu pubblicata da Lefebure9 e il testo di una seconda copia, molto mutilata, fu pubblicata dal Professor Naville, con una traduzione francese nel 188510. Il testo qui presente è quello di Lefebure.

La leggenda ci riporta al tempo in cui gli dei dell'Egitto circolavano per il paese, mischiandosi con gli uomini, ed erano consapevoli dei loro desideri e necessità. Il re che regnava sull'Egitto era Ra, il dio-Sole, che comunque non era il primo della Dinastia di Dei che governò quella terra. Il suo predecessore sul trono fu Hephaistos che, secondo Manetho, regnò 9000 anni, mentre Ra regnò solamente 992 anni; Panodorus fece durare il suo regno addirittura meno di 100 anni. Sia come sia, sembra che l'"autocreato e unigenito" dio Ra abbia regnato sull'umanità per lungo tempo, perché i suoi sudditi cominciarono a mormorare contro di lui, lamentandosi che fosse vecchio, che le sue ossa fossero come argento, il suo corpo come oro e i suoi capelli come lapislazzuli. Quando Ra sentì questi sussurri, ordinò alla sua guardia del corpo di rintracciare tutti gli dei che erano stati insieme a lui nel primordiale Mondo-oceano e di invitarli privatamente a radunarsi nella Grande Casa che non poteva essere altro che il famoso tempio di Heliopolis. Questa affermazione è interessante, perché prova che la leggenda è di origine Heliopolitana, come il culto stesso di Ra e che non appartiene, almeno per quel che si riferisce a Ra, al Periodo Predinastico.

Quando Ra entrò nel Grande Tempio, gli dei gli resero ossequio e, preso posto al suo fianco, lo informarono che aspettavano di udire le sue parole. Rivolgendosi a Nu, la personificazione del Mondo-oceano, Ra richiese di prendere nota del fatto che gli uomini e le donne, che il suo Occhio avevano creato, stavano mormorando contro di lui. Egli chiese poi loro di valutare la faccenda e di suggerirgli un piano d'azione, perché non desiderava uccidere i ribelli senza ascoltare ciò che gli altri dei avessero da dire. In risposta gli dei consigliarono a Ra di inviare il suo Occhio a distruggere i blasfemi, in quanto nessun altro occhio sulla terra avrebbe potuto resistergli, specialmente quando prendeva la forma della dea Hathor. Ra accettò il consiglio e inviò il suo Occhio sotto forma di Hathor per distruggerli e, sebbene i ribelli fossero fuggiti fino alle montagne colti da paura, l'Occhio li inseguì, li raggiunse e li distrusse. Hathor si rallegrò del suo lavoro di distruzione e al suo ritorno fu elogiata da Ra per quanto aveva fatto. Il massacro degli uomini cominciò a Suten-henen (Herakleopolis) e durante la notte la dea camminò nel loro sangue. Ra affermò la sua intenzione di essere signore dei ribelli e questo è probabilmente riportato nel Libro dei Morti, Capitolo XVII, in cui si dice che Ra si erse come re per la prima volta in Suten-henen. Anche Osiris fu incoronato a Suten-henen e in quella città vivevano il grande uccello Bennu, o Fenice, e il "Distruttore di Ossa" menzionato nelle Confessioni Negative.

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La dea Hathor.

La leggenda ora continua descrivendo un atto di Ra, il significato del quale è difficile da spiegare. Il dio ordinò che gli fossero portati dei messaggeri e quando essi arrivarono, comandò loro di correre come il vento a Abu, altro nome della città di Elephantine, e di riportargli grandi quantità del frutto chiamato tataat. Quale specie di frutto fosse non è chiaro, ma Brugsch pensa fossero mandragole, le cosiddette "mele dell'amore" e questa traduzione di tataat può essere usata provvisoriamente. Le mandragole furono date a Sekti, una dea di Heliopolis, per essere schiacciate e spremute, e quando ciò fu fatto esse furono mischiate al sangue umano e poste nella birra in fermentazione che le schiave avevano ottenuto dal grano. In tutto esse fecero ben 7,000 recipienti di birra. Quando Ra vide la birra, l'approvò e ordinò di portarla al fiume dove ancora la dea Hathor era impegnata a massacrare gli uomini. Durante la notte, egli fece in modo che la birra fosse sparsa nei campi dei Quattro Cieli e quando Hathor vide la birra con sangue umano e mandragola, la bevve e si ubriacò, non prestando più attenzione agli uomini e alle donne. Nel ricevere la dea, Ra la chiamò "Amit", "la bella", e da quella volta in poi "belle donne furono trovate nella città di Amit" che era situata nel Delta occidentale, vicino al lago Mareotis11. Ra ordinò anche che a tutte le sue feste fosse prodotta la "birra del sonno" e che i contenitori fossero nel numero esatto delle sue vergini serventi. Coloro che prendevano parte a quelle feste di Hathor e Ra bevevano birra in grandi quantità e sotto l'influenza delle "belle donne", le sacerdotesse, che si supponeva somigliassero a Hathor nella bellezza fisica, le celebrazioni degeneravano in orge licenziose.

Poco dopo questi fatti, Ra si lamentò che fosse sopraffatto dal dolore e che fosse stufo dei figli degli uomini. Li considerò creature senza valore e desiderò che la maggior parte di loro fosse uccisa. Gli dei lo pregarono di resistere al dolore e gli ricordarono che il suo potere era proporzionale alla sua volontà. Comunque Ra non fu consolato e si lamentò che le sue membra fossero deboli per la prima volta nella sua vita. Allora il dio Nu disse a Shu di aiutare Ra ed egli ordinò a Nut di caricarsi il dio Ra sulla schiena. Nut si trasformò in una vacca e, con l'aiuto di Shut, Ra gli montò sulla schiena. Non appena gli uomini videro che Ra era sulla schiena della Vacca del Cielo e li stava per lasciare, furono colti da paura e pentimento, e supplicarono Ra di rimanere con loro, promettendo di uccidere tutti coloro che avevano pronunciato bestemmie contro di lui. Ma la Vacca continuò per la sua strada e trasportò Ra a Het-Ahet, una città del circondario di Mareotis, dove in tempi successivi si dice fosse conservata una gamba di Osiris. Nel frattempo l'oscurità aveva ricoperto la terra. Quando giunse il giorno, gli uomini che si erano pentiti della loro blasfemia apparvero con i loro archi e uccisero i nemici di Ra. Di ciò Ra fu compiaciuto e perdonò coloro che si erano pentiti grazie al giusto massacro dei suoi nemici. Da allora sacrifici umani furono offerti alle feste di Ra celebrate in quel luogo, a Heliopolis e in altre parti dell'Egitto.

Dopo queste cose, Ra dichiarò a Nut di essere intenzionato a lasciare questo mondo e di ascendere al cielo e che tutti coloro che avessero ammirato il suo volto dovevano seguirlo. Allora andò in cielo e preparò un luogo dove tutti potessero venire. Poi disse "Hetep sekhet aa," cioè "Sia creato un grande campo" e subito "Sekhet-hetep" o "Campo della pace," venne alla luce. Egli disse in seguito "Che vi siano canne in esso" e subito "Sekhet Aaru" o "Campo delle Canne" venne alla luce. Sekhet-hetep erano i Campi Elisi degli Egizi e il Campo delle Canne era una ben conosciuta porzione di essi. A un altro ordine del dio Ra vi fu la creazione delle stelle che la leggenda compara ai fiori. Poi la dea Nut tremò in tutto il corpo e Ra, temendo che potesse cadere, creò i Quattro Pilastri che sostengono i cieli. Voltandosi verso Shu, Ra lo pregò di proteggere quei supporti e di posizionarsi sotto Nut e di sostenerla con le sue mani. Perciò Shu divenne il nuovo dio-Sole al posto di Ra e i cieli in cui Ra andò a vivere furono sostenuti e protetti dal rischio di cadere, e il genere umano visse e gioì alla luce del nuovo sole.

A questo punto nella leggenda è inserito un testo chiamato "Capitolo della Vacca". Descrive come la Vacca del Cielo e le due Barche del Sole furono dipinte e dà le posizioni degli dei che erano in piedi intorno alle gambe della Vacca, aggiungendo un certo numero di brevi nomi magici o formule che sono inesplicabili. Il significato generale della rappresentazione della Vacca è abbastanza chiaro. La Vacca rappresenta il cielo in cui le Barche di Ra navigarono e le sue quattro gambe sono i quattro punti cardinali che non possono essere cambiati. La regione sopra la sua schiena è il paradiso in cui Ra regna sugli esseri che vi sono giunti dalla terra quando muoiono e lì è situata la casa degli dei e degli spiriti celesti che governano questo mondo.

Il dio egizio Thoth - Immagine licenziata sotto  Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 3.0 Unported, 2.5 Generico, 2.0 Generico e 1.0 Generico, utente Jeff Dahl, fonte Wikimedia Commons

Il dio Thoth.

Quando Ra ebbe fatto un paradiso per sé ed ebbe provveduto per la continuazione della vita sulla terra e il benessere degli esseri umani, si ricordò che una volta, quando vi regnava, era stato morso da un serpente e aveva quasi perso la vita a causa di quel morso. Temendo che quella stessa calamità potesse accadere al suo successore, decise di distruggere il potere di tutti i rettili nocivi che dimoravano sulla terra. Con questo obiettivo in mente, egli disse a Thoth di convocare Keb, il dio-Terra, alla sua presenza. Essendo questo dio infine giunto, Ra gli disse di muovere guerra contro i serpenti che infestavano i suoi domini. Egli gli ordinò inoltre di andare dal dio Nu e di dirgli di predisporre una guardia su tutti i rettili presenti sulla terra e nelle acque, e di redarre uno scritto per ogni luogo in cui si sapesse della presenza di serpenti, contenente l'ordine tassativo che non dovessero mordere nessuno. Sebbene questi serpenti sapessero che Ra si stava ritirando dalla terra, non dimenticarono mai che i suoi strali avrebbero potuto cadere su di loro. Al suo posto, il loro padre Keb avrebbe vegliato e sarebbe stato il loro guardiano per sempre.

Come protezione aggiuntiva contro di loro, Ra promise di rivelare ai maghi e agli incantatori di serpenti il potere di una particolare parola, hekau, con la quale si era protetto dagli attacchi dei serpenti e di trasmetterla anche a suo figlio Osiris. Perciò coloro che ascolteranno le formule degli incantatori di serpenti saranno sempre immuni dai loro morsi, come pure i loro figli. Da ciò possiamo dedurre che la professione di incantatore di serpenti sia molto antica e che questa classe di maghi fondasse la propria arte su un decreto di Ra stesso.

In seguito Ra mandò a chiamare Thoth e quando fu giunto in sua presenza, lo invitò a seguirlo in un luogo chiamato "Tuat", cioè Inferno o Altro Mondo, nelle cui terre aveva deciso di far splendere la sua luce. Quando vi arrivarono, disse a Thoth, lo Scriba della Verità, di annotare su tavolette i nomi di tutti coloro che vi sarebbero giunti e di punire coloro che avevano peccato contro di lui. E diede a Thoth il potere di disporre in maniera assoluta di tutti gli esseri del Tuat. Ra detestava i malvagi e dispose perciò di tenerli lontani da sé. Thoth divenne così il suo vicario, nell'agire in sua vece, e "Vicario di Ra" fu il suo nome. Gli diede il potere di inviare messaggeri (hab), cosicché Ibis (habi) fu creato. Tutto ciò che Thoth avesse fatto, sarebbe stato buono (khen), così l'uccello Tekni di Thoth venne alla luce. Diede a Thoth il potere di abbracciare (anh) i cieli, perciò il dio-Luna (Aah) nacque. Diede a Thoth anche il potere di respingere (anan) i Popoli del Nord, così la scimmia dalla testa di cane di Thoth fu creata. Infine Ra disse a Thoth che avrebbe preso il suo posto innanzi a coloro che avessero abitudine di adorare Ra e che essi lo avrebbero pregato come Dio. Così l'abdicazione di Ra fu completa.

Nei testi frammentari che seguono ci viene detto come un uomo possa beneficiare dalla recitazione di questa leggenda. Deve proclamare che l'anima che animava Ra era l'anima dell'Antico e che così è per Shu, Khnemu, Heh e gli altri. Poi deve proclamare che egli stesso è Ra e pronunciare la sua parola di potere Hekau. Se recita il Capitolo correttamente, potrà vivere nell'Altro Mondo e sarà temuto più là che in questa terra. Una rubrica aggiunge che egli deve indossare indumenti nuovi di lino e lavarsi bene nell'acqua del Nilo; deve portare sandali bianchi e il suo corpo deve essere unto con olio sacro. Deve bruciare incenso in un incensiere e l'immagine di Maat (Verità) deve essere dipinta sulla sua lingua con pittura verde. Queste regole si applicano tanto al laico quanto al chierico.

Note

1 - Monumenti, tomo III, p. 245.

2 - Trans. Soc. Bibl. Arch., vol. iv., p. 1 e seguenti.

3 - Hieroglyphische Inschriften, Bl. 85 fl.

4 - Die neue Weltordnung nach Vernichtung des sundigen Menschengeschlechtes, Berlin, 1881.

5 - Aus Aegyptens Vorzeit, p. 71.

6 - Religion der alten Aegypter, p. 436.

7 - Die Religion, p. 32.

8 - A. Z., 1883, p. 32.

9 - Tombeau de Seti I, Parte IV, 15-18.

10 - Trans. Soc. Bibl. Arch., vol. VIII, p. 412 ft.

11 - È chiamata anche città di Apis (Brugsch, Dict. Geog., p. 491), ed è la stessa città di Apis degli scrittori classici. È, forse, corrispondente alla moderna Kom al-Hisn.

Copyright

Il testo in pubblico dominio è tratto da E. A. Wallis Budge, Legends of the Gods, London, 1912. Traduzione italiana, © 2013 Gianluca Turconi, tutti i diritti riservati.

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