Salve a tutti, ed eccoci di nuovo attivi sulla rubrica mensile di "Letture fantastiche".
Copertina di "Sulla strada" di Jack Kerouac nella versione Mondadori.
Dopo aver affrontato approfonditamente letture che trovavano una certa affinità con la nostra situazione di lockdown e proposto una cornice estetico-decadente con il cinema di Refn, offriamo, in quest'estate luminosa, che vorrebbe rappresentare una rinascita dai lunghi mesi di pandemia, la lettura di un romanzo che si presenta come un vero inno alla vita libera e vagabonda.
Un libro di importanza storica, talmente significativo da essere assurto a Bibbia di un nuovo universo di valori al quale tutta una generazione ha fatto riferimento.
Stiamo parlando del celebre romanzo di Jack Kerouac: Sulla strada.
Il testo risulta uno dei più famosi di tutta la letteratura americana; e chiunque - anche chi non è avvezzo al mondo della letteratura - non può non averlo sentito nominare.
Nondimeno, pochi conoscono veramente la portata e il valore storico di questo testo evocativo, allucinato e profondamente personale.
Il romanzo è conosciuto per essere divenuto il manifesto di quella corrente letteraria che, insieme a Kerouac, vede i suoi principali esponenti in Burroughs, Lawrence Ferlinghetti e Allen Ginsberg: la Beat generation.
Un viaggio alla scoperta di sé
Sulla strada rappresenta il secondo libro, in ordine cronologico, fra le pubblicazioni di Jack Kerouac. Il primo The town of the city (1950) aveva suscitato la curiosità della critica più tradizionalista.
L'esordio di Kerouac è infatti caratterizzato da un'impostazione molto più classica rispetto ai successivi: siamo ancora molto distanti dalla "prosa spontanea" che costituirà l'elemento più originale di tutta la produzione dello scrittore.
Sulla strada può essere considerato il testo più espressivo rispetto al pensiero e alla poetica di Kerouac: manifesto di un messaggio di rivolta e di liberazione da ogni modello precostituito e convenzione sociale.
Intriso di forti note autobiografiche, il libro narra di un viaggio senza fine che Kerouac e Neal Cassady (nel libro Sal e Dean) compiono alla ricerca di sé stessi e della propria spiritualità, andata perduta con la società capitalistica.
Le esperienze vissute dai due sono precarie e frammentarie; lo stile del libro rapsodico e fatto di scorci, con momenti spesso alterati da alcool e droghe.
Nessuno dei due personaggi riesce a dare una stabilità alla sua vita; non vi sono modelli né alcuna figura solida a cui aggrapparsi. Dean è diviso fra tre donne, ha diversi figli illegittimi sparsi per il Paese, matrimoni di cui non vuole occuparsi; Sal vive allo sbando, fra studi universitari, lavoretti precari e ambizioni letterarie.
Unico elemento stabile nella loro esistenza è l'amicizia folle e immortale che li lega: profonda e inamovibile, talmente ferrea e monolitica da permettergli di perdonarsi l'un l'altro gli errori inconfessabili, sgarri reciproci di due individui erranti e sbandati che non riescono a separarsi.
Pur tuttavia, l'itinerario allucinato seguito dai due - fatto di metropoli, bar equivoci, bordelli, autostrade bollenti e deserti arsi, che attraversano tutto il territorio degli Stati Uniti, da New York a San Francisco, e poi da Denver fino a Città del Messico - non è soltanto una fuga dal conformismo e dalla società massificata, ma anche una ricerca del proprio io e di una spiritualità ormai tramontata nel mondo industriale.
Significativa la continua ricerca del padre da parte di Dean, da cui egli si separò quand'era bambino, e che rappresenta quell'ideale perduto che i due amici, macinando chilometri di highway nel continente americano, cercano forsennatamente senza mai trovarlo davvero.
Nel successivo I vagabondi del Dharma (1958), Jack Kerouac risolverà una volta per tutte le domande circa il suo atteggiamento spirituale nei confronti della vita che sempre gli rivolgevano i giornalisti, identificandolo in un vago ideale di buddhismo, del tutto anticonvenzionale.
Altro merito storico del romanzo Sulla strada è quello di aver spostato la capitale artistica del mondo da New York a San Francisco, diventata un'oasi di individualità e creatività, lontana dalle pressioni della società statunitense.
Nel libro di Kerouac trovarono voce tutti quei giovani vagabondi che, con la loro arte e il loro modo di vivere dissoluto, volevano esprimere un messaggio di profonda rivolta dai canoni della società occidentale.
Un modo di vivere rappresentato perfettamente nei versi della poesia Howl di Allen Ginsberg, manifesto del pensiero beat generarion:
"Ho visto le più belle menti della mia generazione distrutte dalla follia, affamate di una nudità isterica,/trascinarsi all'alba per le strade negre in cerca di droga rabbiosa,/ con sogni, droghe, incubi del risveglio, alcool e balli a non finire,/ fare settantadue ore di macchina per sentire se io o tu o lui avevamo avuto una visione che ci facesse conoscere l'eternità,/ sognare e fare spacchi viventi nel Tempo e nello Spazio mediante immagini giustapposte a cogliere i verbi originari e unire il sostantivo e il trattino della coscienza con la sensazione del Padre Onnipotente Eterno Iddio/ per ricreare la sintassi e la misura della povera prosa umana.".
Un messaggio di speranza
Qualche osservatore, alla luce della recente trasposizione filmica del romanzo, ritiene che il messaggio di Kerouac appaia oggi come profondamente anacronistico, visti tutti gli enormi cambiamenti verificatisi nella nostra società. Tuttavia, considerato il ritrovato senso di comunità delle nuove generazioni, incarnato dalla lotta per i diritti sociali delle persone fragili e l'autodeterminazione in senso personale e sessuale, possiamo dire che il grido di Kerouac alla ribellione contro la società massificata e alla ricerca di se stessi abbia prodotto più frutti di quanti non se ne suppongano.
Copyright © 2006-2024 Gianluca Turconi - Tutti i diritti riservati.