Lavinia Fisher, la prima donna americana serial killer

a cura di Gianluca Turconi

Una lunga serie di efferati omicidi e rapine, una donna bellissima, un vestito da sposa e due forche destinate all'esecuzione di una dubbia condanna. Questi sono gli elementi che caratterizzano la "leggenda di Lavinia Fisher", la prima donna americana serial killer.

Ritratto di Lavinia Fisher, prima donna americana serial killer - Immagini utilizzata in fair use

Un ritratto d'epoca della bella Lavinia.

Lavinia Fisher, nata nel 1793, è ritenuta essere la prima donna americana serial killer, sebbene questa attribuzione sia piuttosto controversa. Oltre al cognome da sposata e alla data di nascita, delle sue origini si conosce molto poco, in particolare sono ignorati il luogo dove nacque, il suo nome da nubile e qualsiasi altra notizia relativa alla sua infanzia che avrebbe potuto aiutare a tracciarne un profilo criminologico. Secondo la tradizione, insieme al marito John, nei primi anni del XIX secolo gestiva una locanda a Charleston, South Carolina, USA, chiamata Six Mile Wayfarer House che doveva la sua denominazione al fatto di trovarsi esattamente a sei miglia di distanza dalla città.

Non vi sono prove, tuttavia, che i Fisher possedessero o gestissero in proprio tale locanda. E' comunque confermato storicamente che la frequentassero e che quel motel ante litteram fosse tra le fermate preferite per i commercianti che portavano le loro merci a Charleston. Proprio per tale ragione la zona divenne presto infestata da una misteriosa banda di rapinatori locali che si resero responsabili di una lunga serie di brutali rapine e omicidi, tanto frequenti da minacciare il prospero commercio che fioriva nella città di Charleston. In un tempo in cui la "legge di Lynch" (da Charles Lynch, presunto padre del termine "linciaggio") era facilmente applicata in vaste zone degli Stati Uniti, un gruppo di cittadini si organizzò in proprio per mettere fine a tali scorribande dei fuorilegge.

Nel corso delle "indagini", il nome di Lavinia e del marito fu accostato alla banda e alla scomparsa di diversi uomini in prossimità della Six Mile Wayfarer House, perciò si andò consolidando quella che si può chiamare a buon ragione la "leggenda di Lavinia Fisher". Essendo una donna molto bella, con pelle bianchissima e grandi occhi azzurri combinati inusualmente con ricci capelli corvini, divenne presto oggetto di invidia e le fu portata l'accusa che utilizzasse il suo charme per aiutare il marito a rapinare e uccidere molti viaggiatori uomini. La caratterizzazione di genere e di tipo delle vittime servì successivamente a inserirla tra coloro che sarebbero stati definiti serial killer.

Del marito non ci sono giunte maggiori informazioni e ciò è un peccato, in quanto un'analisi della relazione di coppia avrebbe potuto evidenziare quello che i criminologi moderni definiscono rapporto di dominanza tra un soggetto assassino e il complice.

La correlazione tra rapine e omicidi non fu mai veramente chiarita in fase d'indagine. Infatti, dopo l'arresto dei Fisher da parte dello sceriffo di Charleston, la Six Mile Wayfarer House fu perquisita a fondo, scoprendo un gran numero di passaggi segreti tra le stanze e una soffitta alla quale era possibile accedere unicamente tramite una porta nascosta. In quel locale lo sceriffo dichiarò di avere rinvenuto oggetti riferibili a centinaia di viaggiatori che i Fisher avrebbero ucciso. Nel seminterrato e nel terreno circostante la casa furono rinvenuti resti umani, i quali tuttavia non corrispondevano certamente al numero di omicidi di cui si voleva accusare la coppia. Erano i Fisher almeno complici nelle rapine sulla strada per Charleston? Probabilmente sì. Erano anche efferati assassini seriali di centinaia di uomini? Questo punto è molto più difficile da provare.

Comunque sia, la verità processuale fu stabilita in una corte di Charleston, dove i due furono ritenuti colpevoli di numerose rapine e almeno due omicidi. Il modus operandi degli assassini sarebbe stato il seguente: Lavinia, da sola o in accordo col marito, selezionava i viaggiatori più facoltosi e, dopo averli irretiti col proprio fascino, offriva loro del tè in una sala appartata. Il processo non determinò se la bevanda fosse corretta con veleno o un semplice sonnifero, se le vittime fossero state uccise direttamente dalla donna o in un secondo tempo dal marito, in pratica non si determinò mai il ruolo effettivo dei due accusati. Da coppia avevano vissuto e da coppia sarebbero stati condannati e impiccati.

Nel febbraio 1820, quando Lavinia aveva solo ventisette anni, intervenne una decisione della Corte Suprema dello stato in quanto in precedenza nessuna donna era mai stata condannata all'impiccagione in South Carolina. La condanna fu confermata e già il 4 febbraio furono erette nei pressi di Meeting Street le forche destinate ai due condannati.

In attesa dell'esecuzione, John Fisher accettò l'assistenza spirituale di un sacerdote locale, il reverendo Richard Furman, e si dice lo abbia pregato di salvare la sua anima, se non la sua vita. Al contrario Lavinia non ebbe nulla a che fare col sacerdote e questo suo comportamento avrebbe aggiunto altra storia alla sua leggenda, come vedremo in seguito.

Secondo la tradizione, la mattina del 18 febbraio 1820, i Fisher furono impiccati dietro la prigione di Charleston. John rimase in preghiera fino all'ultimo istante insieme al reverendo, mentre Lavinia fece la richiesta di essere impiccata e sepolta nel suo vestito da sposa, richiesta che fu accolta. Malgrado ciò dovette essere letteralmente trascinata alla forca, in quanto secondo i resoconti successivi non cessò mai di agitarsi e gridare, almeno finché non gli fu domandato se avesse qualcosa da dichiarare prima che si procedesse all'esecuzione. A quel punto, con una teatralità sospetta delle testimonianze, lei avrebbe dichiarato: "Se avete un messaggio da portare all'inferno, datemelo, lo porterò laggiù per voi!".

Dopo di che avrebbe personalmente infilato la testa nel cappio a lei destinato.

I terribili crimini imputati, la bellezza riconosciuta a Lavinia, il testardo rifiuto di un'assistenza spirituale e la sua tragica fine hanno aggiunto alla sua storia anche un tocco di paranormale di cui le guide turistiche di Charleston si servono per tratteggiare in modo pittoresco i tour cittadini. Si racconta infatti che il suo fantasma sia stato visto in diverse occasioni nella prigione della città. I testimoni oculari delle apparizioni l'hanno descritta vestita del suo abito matrimoniale bianco e rosso, esattamente come si ritiene fosse stata impiccata. Questo elemento è sicuramente singolare, in quanto fino a recenti ricerche, nessuno aveva mai conosciuto tali dettagli.

Secondo molte fonti, i Fisher furono sepolti presso il cimitero della Chiesa Congregazionalista al 150 di Meeting Street. Ciò appare improbabile, in quanto nei pressi della prigione di Charleston vi era un apposito cimitero chiamato Potter's Field dove i criminali impiccati venivano sepolti nell'eventualità in cui i loro corpi non fossero reclamati dalla famiglia, come in effetti avvenne per questa coppia. Inoltre, i registri della chiesa sono stati vagliati e non vi è stata rintracciata prova dell'avvenuta sepoltura in Meeting Street. Certamente, il racconto che la tomba di Lavinia sia collocata a pochi passi da quella del giudice che la condannò ha un fascino molto superiore a una sepoltura in un cimitero anonimo tra cadaveri non reclamati, quantomeno per le guide turistiche. Anche la presunta frequentazione del cimitero della Chiesa da parte del fantasma di Lavinia aiuta non poco il turismo.

Curiosamente, il marito John non ha più dato notizie di sé dopo la morte.

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