- Dal crepuscolo dell'Impero Romano alla creazione del concetto di "guerra giusta" nel Cristianesimo e di "guerra santa" nell'Islam
- Il Regno dei Franchi, il difensore armato della Cristianità. Pellegrinaggi e guerre sante cristiane nel Medio Evo centrale
- Le Crociate e la loro degenerazione in guerre "diverse" (questa pagina)
- Il fervore religioso e gli affari quotidiani nel Basso Medio Evo
La Prima Crociata
Goffredo di Buglione, capo della spedizione nella I Crociata.
A fianco della spedizione armata ufficiale che comprendeva molti nobili importanti quali Goffredo di Buglione e suo fratello Baldovino, futuro re di Gerusalemme, ma anche avventurieri astuti e capaci come il normanno Boemondo di Taranto, vi furono spedizioni popolari quali la "Crociata degli Straccioni", ispirata dalla predicazione di Pietro l'Eremita che avrebbe condotto al massacro migliaia di poveri e contadini che lo seguirono in terra straniera, e soprattutto le cosiddette "Crociate tedesche", le prime a equivocare il bersaglio delle Crociate stesse, finendo col massacrare gli ebrei di Germania.
Sotto la guida di Emicho di Leiningen, truppe regolari di feudatari tedeschi e francesi, insieme a folle di popolani aizzati da altri predicatori, attaccarono gli ebrei di Spira e soprattutto Worms, dove molti di loro dovettero cercare scampo sotto l'ala protettiva del Vescovo cristiano, nel suo stesso castello. Dopo la partenza dei crociati, la popolazione locale avrebbe però assalito la fortezza per completare l'opera di convinzione degli "uccisori di Cristo" e, secondo lo storico Jean Richard (Op. cit., vol. I, pag. 75) molti tra gli ebrei disperati "sgozzavano i propri figli e si suicidavano per sfuggire a una conversione forzata". Stesse orribili scene sarebbero avvenute tra il 25 e il 29 maggio 1096 a Magonza per poi proseguire a Colonia, a Metz, a Treviri e in tutta la bassa Renania, mentre le truppe del conte proseguivano la strada verso i porti di imbarco per l'Oriente o via terra verso Costantinopoli per poi passare in Anatolia.
Anche la meglio organizzata spedizione dei "Franchi", cioè i nobili francesi comandati da Goffredo di Buglione, dovette affrontare tali e tante prove lungo il cammino che la I Crociata assunse i connotati di una vera e propria impresa epica. Fame e sete furono sempre compagne dei Crociati che, una volta passati in Asia nei pressi di Costantinopoli, si addentrarono in terre per loro sconosciute e ostili. Più volte la spedizione fu minacciata di annientamento e, secondo i cronisti dell'epoca, Dio più volte dovette intervenire con miracoli per salvare coloro che portavano la croce sulle proprie vesti.
Particolarmente famoso è l'episodio della Lancia Santa durante l'assedio di Antiochia nel 1097. La marcia verso Gerusalemme sarebbe stata impossibile senza sottomettere questa potente città. Organizzato l'assedio, dopo lunghi scontri, i Crociati riuscirono a penetrare dentro le mura grazie a un tradimento, solo per finirvi intrappolati al sopraggiungere dei rinforzi musulmani. Accerchiate, affamate e provate dai molti mesi di assedio, le forze crociate erano sul punto di cedere.
Fu allora che un prete provenzale, Pietro Bartolomeo, dichiarò di aver avuto una visione in cui Sant'Andrea in persona gli avrebbe rivelato la collocazione della lancia con cui Longino avrebbe trapassato il costato di Cristo in croce. Scavando sul luogo, per la precisione sotto il pavimento della Chiesa di San Pietro in Antiochia, fu effettivamente rinvenuta la punta di una lancia.
L'esaltazione religiosa che la scoperta creò nei Crociati fu tale che riuscirono a spezzare l'accerchiamento, mettere in fuga l'esercito avversario e instradarsi nuovamente verso Gerusalemme, dove sarebbero giunti nel giugno 1099, quasi tre anni dopo la partenza dalla Francia e dagli altri possedimenti nel Nord Europa.
Convinti di avere Dio al proprio fianco, spinti da un digiuno propiziatorio imposto dal legato pontificio Ademaro che fu anche a capo di una processione intorno alle fortificazioni nemiche, i Crociati si impossessarono della città in pochi giorni.
Ciò che seguì la conquista, fu un tale massacro di musulmani da impressionare persino i contemporanei, già avvezzi alla violenza dei loro tempi. Secondo lo storico Raimondo di Aguilers, decine di migliaia di abitanti di Gerusalemme, cifra comunque piuttosto inverosimile, aveva trovato rifugio nella moschea di al-Aqsa, luogo in cui non sopravvisse nessuno. Per rappresentare tale strage, Raimondo utilizza un richiamo a scene dell'Apocalisse di San Giovanni, affermando che "il sangue arrivava fino al morso dei cavalli". (Jean Richard, Op. cit., vol. I, pag. 117).
Non tutti gli assalitori si abbandonarono ai massacri e al saccheggio per interesse materiale. Vi sono diverse testimonianze contemporanee ai fatti che affermano come molti Crociati, una volta arrivati sul sacro suolo di Gerusalemme, compiuta l'impresa e avuti i peccati assolti, sarebbero caduti in ginocchio invocando Dio per ricevere la morte in quello stato di Grazia. Per esempio il cronista tedesco Alberto d'Aix, poco dopo il 1100, scriveva a proposito dello stesso Duca Goffredo di Buglione:
"Mentre tutto il popolo cristiano faceva orribile strage dei Saraceni [...], egli si spogliò della sua corazza e, avvolgendosi in vesti di lana, uscì a piedi nudi dalle mura [...] andò a porsi davanti al sepolcro di nostro signore Gesù Cristo, cantando lodi a Dio e rendendogli grazia". (Michel Parisse, Goffredo di Buglione, il Crociato esemplare in AA.VV., Le Crociate, Edizioni Dedalo, pag. 22)
L'impresa era quindi compiuta, ma la storia delle Crociate come guerre sante cristiane era appena cominciata.
Le Crociate degenerano in guerre "diverse"
I Templari rappresentano bene le molte contraddizioni delle Crociate, tra religione e interessi economici.
Con la conquista di Gerusalemme e l'instaurazione degli Stati Latini d'Oriente, cioè contee, ducati, principati e veri e propri regni nel Vicino e Medio Oriente retti dai nobili partecipanti alla I Crociata e dai loro successori per diritto dinastico o per scelta, si formò un nocciolo duro territoriale cristiano in massima parte addossato al mare nei territori attualmente appartenenti a Israele, Giordania, Libano e Siria, completamente circondato da possedimenti musulmani i cui governanti, dopo la sorpresa iniziale che aveva aiutato il successo dei Crociati, non tardarono a riorganizzarsi e contrattaccare.
Furono quindi subito necessarie altre spedizioni militari in Oriente che fecero così aumentare il numero delle Crociate, cambiando col passare del tempo le ragioni di fondo che avevano originato la Guerra Santa di Urbano II.
La difesa costante degli Stati Latini fece crescere con prepotenza l'elemento economico dei nuovi conflitti.
Nacquero ordini monastici guerrieri e non, come i Templari, difensori del Tempio di Gerusalemme, e gli Ospedalieri, cavalieri dell'Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme, che accumularono grandi ricchezze grazie a donazioni e lasciti per la difesa della Città Santa. I primi furono oggetto di un grande processo nel 1307 per opera del re di Francia Filippo il Bello che li avrebbe portati alla soppressione dell'ordine e alla disgrazia, sotto accusa di adorare Satana e di compiere altri atti sacrileghi contro la Croce e la Chiesa, probabilmente per l'interesse primario del re francese a incamerare ogni loro ricchezza presente nel proprio Regno.
Pure le città marinare italiane, specialmente Pisa, Genova e Venezia, che fornivano il trasporto navale alle truppe e ai pellegrini stagionali, cominciarono a inserire propri o altrui interessi nelle spedizioni inizialmente a solo scopo religioso.
Fu così che col supporto delle loro flotte furono strappate Lisbona, le Baleari e la Sardegna ai Saraceni del Mediterraneo Occidentale e che la Costantinopoli cristiana e bizantina cadde sotto i colpi di altri cristiani, sebbene scismatici.
Proprio quest'ultimo evento, avvenuto nel 1204 nel corso della IV Crociata dopo la perdita di Gerusalemme per mano di Salah al-Din Yusuf ibn Ayyub (1187), meglio conosciuto come Saladino, testimonia come l'originale fervore religioso fosse ormai scemato in gran parte dei partecipanti.
In quella Crociata gli interessi particolari dei Veneziani che fornivano la flotta di trasporto divennero presto preponderanti, tanto da portare i Crociati ad assalire e conquistare la città cristiana di Zara, sulla costa dalmata, concorrente scomoda nell'Adriatico. Quell'azione condotta per saldare il debito contratto dai Crociati per il trasporto, alla quale non tutti i nobili si piegarono, per esempio non Simone di Montfort, costò la momentanea scomunica ai partecipanti.
Gli intrighi si infittirono quando i Crociati accettarono le offerte del legittimo erede al trono bizantino, il futuro Alessio IV, il cui padre era stato detronizzato e accecato da Alessio III Angelo. Alessio IV offrì denaro e la ricongiunzione tra le chiese cristiane d'Oriente e d'Occidente, divise dal Grande Scisma del 1054, affinché Veneziani e truppe crociate lo aiutassero a riprendersi Costantinopoli.
I Veneziani, minacciati da Pisani e Genovesi nei loro interessi nella capitale bizantina, convinsero i capi crociati ad accettare l'offerta. E il fatto di portare sulle proprie vesti il simbolo della Croce di Cristo non fermò quelle truppe dal compiere nella splendida capitale bizantina quanto ci è raccontato dal metropolita di Efeso Jean Masaritès, testimone dei fatti:
"[...] saccheggiavano le Chiese, rubavano gli oggetti divini, oltraggiavano il sacro [...] Proferivano insulti e bestemmie, strappavano i bambini alle madri e le madri ai bambini, violentavano senza ritegno le vergini nelle sale consacrate, senza temere il castigo divino né la vendetta degli uomini.
[...] versavano sangue mortale sulle Mense Eucaristiche e, su ognuna di esse, invece dell'Agnello di Dio sacrificato per la salvezza del mondo, trascinavano persone come fossero pecore a cui tagliare il capo" (Michel Kaplan, Il sacco di Costantinopoli, in AA.VV, Op. cit., pag. 195).
La violenza del saccheggio fu tale che l'Impero Bizantino collassò senza un potere centrale, finendo in una lenta agonia che sarebbe durata fino alla presa di Costantinopoli nel 1453 per mano dei Turchi Ottomani.
Se l'attacco di città cristiane come Zara era costata la scomunica ai crociati e la presa di Costantinopoli era stata uno scandalo nel mondo cristiano, solo pochi anni dopo, nel 1208, per opera di Innocenzo III veniva addirittura proclamata una crociata, detta albigese o degli Albigesi, in cui cristiani lottarono legalmente sotto l'insegna di Cristo contro altri cristiani, i Catari, considerati eretici e quindi contrari all'ortodossia dominante.
Essa si svolse nel Midi, il mezzogiorno francese, e fu condotta dallo stesso Simone di Monfort che aveva rifiutato di assalire Zara. Tempi, persone e interessi erano ovviamente cambiati da allora.
La repressione contro i Catari fu dura e senza pietà. Molti furono i massacri, secondo i cronisti, tra i quali spicca quello di Béziers, città a maggioranza catara che sopportò un lungo assedio grazie ai propri bastioni ben difesi. Quando i Crociati la presero di forza, i testimoni dissero che vi furono tra ventimila e quarantamila morti ed è proprio in quest'occasione l'episodio aneddotico, attribuito dalla tradizione all'abate e poi arcivescovo Arnaud Amaury che alla richiesta di un soldato su come distinguere i Catari dagli altri cristiani ligi all'ortodossia, avrebbe risposto: "Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi".
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