Le maledizioni, cioè proferire formule o compiere atti che portino il Male su un'altra persona o luogo, sono rimaste parte della cultura popolare e dei sistemi di credenze in tutta Europa fino all’epoca moderna, nonostante gli sforzi delle autorità per eliminarle come superstizione. Sebbene l’establishment legale e religioso abbia ampiamente condannato le maledizioni, esse sono ancora viste come una realtà da molte persone, soprattutto nelle aree rurali. Vediamo in quale modo la presunta modernità delle diverse epoche storiche sia rimasta contaminata da questo sistema di tradizioni più antico e vicino all’occultismo.
Rituale di magia nera per una maledizione.
Stregoneria e maledizioni nella prima Inghilterra moderna
Nell’Inghilterra della prima età moderna, la stregoneria era considerata un peccato religioso o un vero e proprio crimine, e la magistratura inglese si distinse per alcuni elementi originali rispetto alle altre nazioni nel corso delle persecuzioni e delle esecuzioni di soggetti accusati di usare la magia nera. Innanzi tutto, la pena di morte comminata alle persone ritenute colpevoli di tali reati non era il rogo, comune in molti altri paesi, bensì l’impiccagione. Inoltre, in ambito giuridico inglese si discusse a lungo sulla natura delle prove in questi casi. Le maledizioni e la magia nera erano viste come facenti parte della pratica della stregoneria, tuttavia, a differenza dell’Europa continentale, l’Inghilterra non stabilì regole fisse per le prove fino alla fine del XVIII secolo.
Questa situazione legale incerta portò a un ricco dibattito sulla stregoneria, arricchito da nozioni dotte e popolari interconnesse, testimonianze, dubbi, accuse e confessioni. Teologi, medici e giudici si impegnarono in questo dibattito, e ogni gruppo utilizzò le narrazioni sulla stregoneria per servire i propri interessi e programmi sociali. La ricerca della verità era spesso secondaria rispetto a queste agende.
La stregoneria era considerata surrettizia per natura e spesso commessa con mezzi soprannaturali impossibili da classificare, rendendo particolarmente complessa la creazione di standard probatori in ambito giuridico da utilizzare nel corso dei molti processi che si svolsero in quest’epoca. Le accuse di stregoneria e maledizione erano modellate dal background sociale e dai preconcetti degli accusatori e delle autorità coinvolte, nonché dalla considerazione che si aveva delle attività lavorative e dei comportamenti degli accusati. Il libro “Marks of an Absolute Witch” di Orna Alyagon Darr esplora in maniera esaustiva come questi dibattiti fossero collegati alle fondamenta del moderno sistema legale inglese.
Il persistere della credenza nelle maledizioni nell’Europa moderna
La persistenza delle credenze nella stregoneria e nelle maledizioni in epoche più recenti in Europa viene analizzata a fondo nel libro “Witchcraft Continued: Popular Magic in Modern Europe” che esamina vari casi di studio relativi alla magia nera in diversi Paesi, fornendoci riferimenti precisi sulle diversità e similitudini dell’argomento trattato in base alle regioni europee.
Per esempio, nella Finlandia della fine del XIX e dell’inizio del XX secolo, le narrazioni sui danni magici e sulle maledizioni sono state utilizzate per negoziare le dinamiche sociali e le relazioni di potere all’interno delle comunità. Nei Paesi Bassi occidentali, tra il 1850 e il 1925, i casi di presunta stregoneria riguardavano pratiche abbastanza comuni come la bollitura di polli e il rogo di gatti per spezzare le maledizioni, tanto che la necessità di contrastarle con pratiche altrettanto magiche rimase una realtà vissuta da molte persone fino al XX secolo inoltrato.
In Francia, tra il 1850 e la prima metà del ‘900, le accuse di stregoneria e le credenze nelle maledizioni persistettero soprattutto nelle zone rurali del Midi, la regione meridionale dello stato. In maniera più complessa, in Spagna, tra il 1875 e il 1936, la pratica della guarigione magica, compresa la rottura delle maledizioni, faceva parte di un sistema medico pluralistico, in cui le persone cercavano cure per i disturbi ritenuti causati dal maleficio. In tutta Europa, in definitiva, la condanna “dotta” di queste credenze come superstizione non è mai riuscita a cancellare la loro persistenza nella cultura popolare.
Nascite mostruose e maledizioni
Sempre secondo la tradizione popolare, un modo in cui le maledizioni si manifestavano nella prima Europa moderna era attraverso l’interpretazione di nascite mostruose e deformità. In “Emblematic Monsters”, Alan W. Bates sostiene che i resoconti di nascite mostruose nei primi giornali moderni, nei sermoni, nei trattati e nelle riviste erudite e mediche descrivessero casi reali e gli autori si sforzassero di essere accurati per fornire dettagli da utilizzare eventualmente per curare o prevenire tali deformità.
Queste nascite mostruose, tuttavia, venivano poi reinterpretate dalla gente comune attraverso la tradizione come segni o presagi, mettendole in relazione con maledizioni o punizioni inviate da Dio. Gli autori di tali affermazioni non inventavano i “mostri”, essendo essi veri esseri umani caratterizzati da anomalie soprattutto genetiche, ma credevano che Dio li avesse creati a quel modo con finalità specifiche legate alle premonizioni e alle punizioni. Ciò riflette una visione del mondo piuttosto diffusa in cui le deformità e le disgrazie potevano essere appunto interpretate come il risultato di un intervento divino punitivo.
L’articolo “Esegesi mostruosa”, sempre di Alan W. Bates, esplora ulteriormente il modo in cui i “doppi mostri” (gemelli siamesi) venivano interpretati nella prima Europa moderna. Queste nascite erano viste come violazioni dell’ordine naturale e spesso venivano attribuite a maledizioni, peccati o all’opera del diavolo. L’analisi dell’esegesi e dell’interpretazione di queste nascite fornisce in definitiva una visione dell’atteggiamento dei primi tempi moderni nei confronti delle maledizioni e del mostruoso come elementi collegati.
Maledizioni e rappresentazioni del lavoro
Maledizioni e atteggiamenti negativi verso alcuni tipi di lavoro persistettero anche nella prima Europa moderna. Il libro “L’idea di lavoro in Europa dall’antichità ai tempi moderni” di Josef Ehmer approfondisce le rappresentazioni del lavoro e gli atteggiamenti verso le diverse occupazioni. Nella cultura europea, la “maledizione del lavoro” fu un argomento forte molto a lungo nelle considerazioni sociali, con alcune occupazioni viste come più “maledette” di altre.
A partire dal Rinascimento, i manuali dei mercanti affrontarono la tensione tra etica professionale e identità sociale. C’era la sensazione che alcuni tipi di lavoro, soprattutto il commercio e l’artigianato, fossero “maledetti” o moralmente sospetti. Le autobiografie dei primi lavoratori moderni in questi settori menzionavano raramente il proprio lavoro, riflettendo la sensazione che fosse una maledizione o un peso.
Nella “letteratura domestica” tedesca del XVI-XVIII secolo, la percezione e la descrizione del lavoro erano spesso inquadrate in termini di coltivazione del paesaggio e superamento della maledizione della caduta dell’Umanità dall’iniziale favore divino presente nell’Eden prima che il serpente tentasse Adamo ed Eva. In sostanza, il lavoro era visto come un male necessario, una punizione per il peccato originale. Comunque, in maniera piuttosto originale rispetto al tempo in cui fu scritta, l’opera del XVIII secolo “Spectacle de la Nature” si schierava a favore degli artigiani, esplicitando la sensazione che il loro lavoro fosse sottovalutato o ingiustamente “maledetto”.
Locandina de "La mummia", grande classico cinematografico del 1932 interpretato da Boris Karloff, esempio espressivo della "maledizione del faraone" nella cultura popolare moderna.
Le maledizioni nella cultura popolare moderna
Sebbene la credenza nel potere letterale delle maledizioni sia diminuita in gran parte dell’Europa contemporanea, l’idea della maledizione rimane un tema popolare nella letteratura, nel cinema e nei media moderni. Il concetto di “maledizione familiare”, in cui si ritiene che la sfortuna o la tragedia perseguitino una stirpe, è comune nella narrativa gotica e nelle storie dell’orrore.
Le maledizioni sono anche un elemento popolare nelle storie di avventura, come la “maledizione dei faraoni” che si dice affligga coloro che disturbano gli occupanti delle antiche tombe egizie, in particolare se sotto forma di mummie. Queste maledizioni immaginarie attingono a paure umane profonde sulle conseguenze dell’avidità, dell’arroganza e dell’alterazione dell’ordine naturale.
Nonostante oggi la maggior parte delle persone non creda letteralmente nel potere delle maledizioni, l’idea di essere “maledetti” o “portatori di sfortuna” persiste come modo per dare un senso alla casualità o alla disgrazia. Frasi come “spezzare una maledizione” o “togliere una maledizione” sono usate metaforicamente per descrivere il superamento di ostacoli o contrattempi. La persistente popolarità delle maledizioni nei media e nel linguaggio moderno suggerisce che esse continuino a venir viste in collegamento con ansie e desideri umani profondi. Tale legame può darsi sia ineliminabile, almeno fin quando sopravviverà la convinzione popolare che gli accadimenti umani sfavorevoli possano essere dovuti a eventi soprannaturali.
Fonti e letture consigliate
Marks of an Absolute Witch: Evidentiary Dilemmas in Early Modern England
Witchcraft Continued : Popular Magic in Modern Europe
Emblematic monsters: unnatural conceptions and deformed births in early modern Europe
Monstrous Exegesis: Opening Up Double Monsters in Early Modern Europe
The Idea of Work in Europe from Antiquity to Modern Times
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