Non si sniffa, ma si mangia. Eppure è "roba" per narcotrafficanti!
Non per la sua ricchezza in grassi omega 3, vitamine e antiossidanti, né tantomeno per la sua capacità di ridurre il colesterolo e prevenire le malattie cardiovascolari.
Pianta di avocado, il fulcro di un giro d'affari miliardario.
L'avocado, ribattezzato "oro verde" è la manna delle esportazioni messicane - che, solo nel 2016, hanno toccato una cifretta pari a circa 1,3 miliardi di euro.
Quasi mille tonnellate ogni anno (l'80% della produzione complessiva) partono dal Messico e arrivano negli States, pronte ad essere trasformate nella famosa guacamole (avocado, peperoncino verde, pomodori, olio, lime, pepe nero e sale).
Mille tonnellate, assommate a quelle esportate extra USA, si traducono in soldoni.
A fiutare il business, i narcotrafficanti messicani. Lanciati alla conquista del mercato, hanno scatenato una guerra che, tra il 2006 e il 2015, è costata più di 8000 morti solo nel Michoacan - in questo Stato, nella città di Tancitaro, si produce il miglior avocado del mondo, e alla sua coltivazione sono destinati più di 22.000 ettari di campagna.
Il perché di quegli 8000 morti è presto detto: volendo impossessarsi dei terreni e delle coltivazioni, i narcos hanno fatto piazza pulita dei contadini e delle loro famiglie.
Per tutta risposta, nel 2013, i coltivatori di Tancitaro si sono organizzati dando vita a gruppi armati di autodifesa, barricando i confini della città e scortando i camion che trasportano l'"oro verde" con camionette munite di mitragliatrici. E chi lo avrebbe mai detto che si sarebbe arrivati a dispiegare delle scorte armate per della frutta, e peggio ancora, che sarebbero morte più di 8000 persone! Eppure...
La resistenza ha sortito gli effetti sperati. A quanto pare, qui, i narcotrafficanti si sono dovuti accontentare del loro "classico" business; non riescono a ripulire il denaro diversificando gli investimenti né a infilare altra "merce" tra le casse di avocado. In altri stati, invece, hanno messo radici: oltre a esigere il pizzo dai contadini, in molti casi sono riusciti a impossessarsi delle loro terre, senza contare l'opera di deforestazione illegale per l'impianto delle colture talvolta affiancate da quelle di marijuana.
Mentre i contadini di altre città e altri stati devono vedersela con i narcotrafficanti, oggi quelli di Tancitaro coltivano e vendono il loro avocado, malgrado abbiano pagato e continuino a pagare un prezzo enorme.
I gruppi armati di autodifesa fanno capo al CUSEPT (Cuerpos de Seguridad Publica de Tancitaro) ovvero un corpo paramilitare speciale e privato dotato di armi di assalto, al quale si sono uniti dei civili muniti di vecchi fucili. Il tutto sarebbe illegale in Messico, ma il governo, per non danneggiare l'industria dell'"oro verde", chiude un occhio. Anzi ne chiude due, da una parte e dall'altra, perché la maggioranza delle forze di Polizia e dell'Esercito non subisce il fascino della legge che sarebbe preposta a far rispettare.
La situazione non è facile. Non lo è nemmeno per l'ecosistema che vede sacrificati boschi, foreste, falde acquifere e laghi - sì, perché la coltivazione dell'avocado necessita di ingenti quantitativi d'acqua. Il problema ambientale relativo allo sfruttamento dei terreni destinati alla monocoltura intensiva, alla perdita della biodiversità e alla deplezione delle risorse idriche, c'è e comincia a farsi sentire. E non solo in Messico.
«Qui ci sono più avocado che persone, solo che alla gente manca l'acqua, mentre all'avocado non manca mai», Veronica Vilches, attivista cilena.
Un membro del CUSEPT, corpo paramilitare creato a protezione della popolazione contadina della regione di Tancitaro.
La produzione di 500 g di avocado, 2-3 frutti di medie dimensioni, richiede circa 272 litri di acqua (a paragone, la lattuga ne utilizza solo 20), M. Mekonnen e A. Hoekstra, Università di Twente, Netherlands.
Alla luce di tutto ciò, dovremmo fare a una riflessione. Consumiamo un dato alimento con consapevolezza oppure soltanto per moda? L'avocado-mania ha visto il prezzo dell'"oro verde" aumentare in modo esponenziale - la richiesta mondiale arriva principalmente da Stati Uniti e Canada, seguiti da Europa ed estremo Oriente -, e lo ha reso proibitivo per gli stessi messicani che lo coltivano. In Italia, la produzione (peraltro ottima) della Sicilia non soddisfa la domanda e le importazioni, di anno in anno, continuano a registrare impennate. Nel 2016 nel nostro paese sono arrivate 14.000 tonnellate del frutto, contro le 6.000 del 2012.
La tendenza che vede l'avocado sempre più frequentemente nei nostri piatti, come se i nutrimenti che contiene non si potessero reperire anche i altri cibi, contribuisce purtroppo a renderlo un alimento sempre meno etico. E non è il solo.
Sitografia
http://www.ilfattoalimentare.it/
https://www.internazionale.it/
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