Salve a tutti.
Sarah Kane.
Eccoci nuovamente attivi sulla rubrica mensile di Letture fantastiche.
Nella cultura odierna, l'arte scenica è vista come un'attività elitaria, ancestrale, ammantata di quei brandelli e simulacri di tradizione che scorrono nella nostra storia.
I giovani in cerca di emozioni forti, oggi, ripiegano sulla musica, sul cinema, sulle serie TV estreme.
Certo non sul teatro.
Cosa rispondereste, però, se vi dicessi che esiste un'autrice teatrale le cui soluzioni sceniche farebbero invidia a qualunque regista del cinema estremo?
L'autrice
Venuta alla ribalta negli anni Novanta- il suo debutto nel 1994 con Dannati- il teatro di Sarah Kane giunge come una meteora.
Cinque anni di eccessi granguignoleschi e soluzioni sceniche che evocano gli orrori più spaventosi della condizione umana, fino al suicidio dell'autrice avvenuto nel 1999.
L'ultimo lavoro Psicosi delle 4.48 (orario in cui, secondo la scienza, ci si sente attratti verso atti suicidari) è un terribile e icastico manifesto di intenzioni.
Il teatro di Sarah Kane
Sebbene al suo debutto la drammaturga inglese fu accolta con un vero e proprio linciaggio mediatico - Dannati fu definita come una "disgustosa sagra della schifezza" - bisogna ammettere che tutto il linguaggio teatrale si nutre di orrori sin dalle sue origini.
Basti ripensare al teatro greco: fra vendette, matricidi e tormenti da parte delle Erinni.
Non da meno il teatro elisabettiano, se si considera la lunga scia di violenza che dall'era giacobita arriva alle controverse opere di Edward Bond. Autore anche questo travolto dalle critiche, con il quale Sarah Kane fraternizzò tantissimo, in un rapporto simbiotico di reciproco sostentamento.
Il palco come campo di battaglia
Seguendo le parole di uno dei personaggi di Febbre: «Un orrore così profondo può essere frenato soltanto da un rito», capiamo perfettamente come Sarah Kane concepisca la scena teatrale.
Si tratta sostanzialmente di un atto catartico da cui, attraverso un'Odissea densa di violenza e intimidazioni, i personaggi escono in qualche modo "purificati", per citare una delle sue opere più importanti.
La violenza come espressione di una condizione umana universale
Il disfacimento morale e intellettuale della condizione umana è uno dei temi portanti della drammaturgia di Sarah Kane.
Il palco è un rito collettivo a cui partecipa tutta l'umanità, ricordando gli orrori vissuti nel Novecento: le guerre che lo hanno costellato, gli scandali e le tensioni politiche.
L'evoluzione stilistica
Nelle cinque opere composte nella sua breve, esplosiva carriera, si nota un'evoluzione stilistica netta, foriera del progressivo distacco dal mondo della scrittrice.
Se nelle prime tre opere - Dannati, L'amore di Fedra e Purificati - il rapporto carnefice-vittima si esplica in un circolo infinito di violenze, nelle successive - Febbre e Psicosi delle 4.48 - la violenza assume la forma di un grido universale lanciato da un'umanità dilaniata.
Locandina di "Psicosi delle 4:48", ultima opera di Sarah Kane.
La potenza espressiva della Kane esplode soprattutto negli ultimi lavori.
In Febbre, voci di personaggi apparentemente distinti costituiscono le grida di una sola coscienza cadenzate in diversi passaggi emozionali; mentre, in Psicosi delle 4.48, l'autrice scava nel proprio vissuto, rievocando l'esperienza in ospedale psichiatrico.
Fra negazioni di se stessa e cataloghi di psicofarmaci, il personaggio si smaterializza: diviene un'entità astratta senza spazio né tempo in cui possiamo identificarci universalmente.
Così, se nei primi tre scritti, le vittime mostrano difficoltà a esprimersi - Cate balbetta quando tenta di comunicare col suo oppressore, mentre a Carl, personaggio di Purificati, viene tagliata la lingua - in Febbre e Psicosi delle 4.48 - i punti più alti del teatro kaniano - l'umanità lancia il suo logorante commiato da una coscienza ormai ridotta in macerie.
A dispetto delle numerose scene di violenza, la Kane è autrice di uno dei più bei monologhi d'amore che siano mai stati scritti.
L'assenza di punteggiatura è data da ragioni pratiche legate a ritmo e dinamicità del monologo.
«E voglio giocare a nascondino e darti i miei vestiti e dirti che mi piacciono le tue scarpe e sedermi sugli scalini mentre fai il bagno e massaggiarti il collo e baciarti i piedi e tenerti la mano e andare a cena fuori e non farci caso se mangi dal mio piatto e incontrarti da Rudy e parlare della giornata e battere a macchina le tue lettere e portare le tue scatole e ridere della tua paranoia e darti nastri che non ascolti e guardare film bellissimi e guardare film orribili e lamentarmi della radio e fotografarti mentre dormi e svegliarmi per portarti caffè brioches e ciambella e andare da Florent e bere caffè a mezzanotte e farmi rubare tutte le sigarette e non trovare mai un fiammifero e dirti quali programmi ho visto in TV la notte prima e portarti a far vedere l'occhio e non ridere delle tue barzellette e desiderarti di mattina ma lasciarti dormire ancora un po' e baciarti la schiena e carezzarti la pelle e dirti quanto amo i tuoi capelli i tuoi occhi le tue labbra il tuo collo i tuoi seni il tuo culo il tuo
e sedermi a fumare sulle scale finché il tuo vicino non torna a casa e sedermi a fumare sulle scale finché tu non torni a casa e preoccuparmi se fai tardi e meravigliarmi se torni presto e portarti girasoli e andare alla tua festa e ballare fino a diventare nero e essere mortificato quando sbaglio e felice quando mi perdoni e guardare le tue foto e desiderare di averti sempre conosciuta e sentire la tua voce nell'orecchio e sentire la tua pelle sulla mia pelle e spaventarmi quando sei arrabbiata e hai un occhio che è diventato rosso e l'altro blu e i capelli tutti a sinistra e la faccia orientale e dirti che sei splendida e abbracciarti se sei angosciata e stringerti se stai male e aver voglia di te se sento il tuo odore e darti fastidio quando ti tocco e lamentarmi quando sono con te e lamentarmi quando non sono con te e sbavare dietro ai tuoi seni e coprirti la notte e avere freddo quando prendi tutta la coperta e caldo quando non lo fai e sciogliermi quando sorridi e dissolvermi quando ridi e non capire perché credi che ti rifiuti visto che non ti rifiuto e domandarmi come hai fatto a pensare che ti avessi rifiutato e chiedermi chi sei ma accettarti chiunque tu sia e raccontarti dell'angelo dell'albero il bambino della foresta incantata che attraversò volando gli oceani per amor tuo e scrivere poesie per te e chiedermi perché non mi credi e provare un sentimento così profondo da non trovare le parole per esprimerlo e aver voglia di comperarti un gattino di cui diventerei subito geloso perché riceverebbe più attenzioni di me e tenerti a letto quando devi andare via e piangere come un bambino quando te ne vai e schiacciare gli scarafaggi e comprarti regali che non vuoi e riportarmeli via e chiederti di sposarmi e dopo che mi hai detto ancora una volta di no continuare a chiedertelo perché anche se credi che non lo voglia davvero io lo voglio veramente sin dalla prima volta che te l'ho chiesto e andare in giro per la città pensando che è vuota senza di te e volere quello che vuoi tu e pensare che mi sto perdendo ma sapere che con te sono al sicuro e raccontarti il peggio di me e cercare di darti il meglio perché è questo che meriti e rispondere alle tue domande anche quando potrei non farlo e cercare di essere onesto perché so che preferisci così e sapere che è finita ma restare ancora dieci minuti prima che tu mi cacci per sempre dalla tua vita e dimenticare chi sono e cercare di esserti vicino perché è bello imparare a conoscerti e ne vale di sicuro la pena e parlarti in un pessimo tedesco e in un ebraico ancora peggiore e far l'amore con te alle tre di mattina e non so come non so come non so come comunicarti qualcosa dell'assoluto eterno indomabile incondizionato inarrestabile irrazionale razionalissimo costante infinito amore che ho per te».
A chiunque fosse curioso di conoscere Sarah Kane consigliamo il volume pubblicato da Einaudi, che include il teatro completo dell'autrice.
Inoltre, se voleste approfondire ulteriormente, Sarah Kane è stata autrice del cortometraggio Skin, diretto da Vincent O' Connell.
Fra gli attori, Ewen Bremner, lo stesso che interpreta Spud in Trainspotting, che qui veste il ruolo di uno skin che diventa schiavo di una domina caraibica.
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