Vittoriani moralisti?
Non molto tempo fa sarebbe stata una sorpresa veder descritta la regina Vittoria come la "più sexy reale di Gran Bretagna" (recensione dell'Empire su The Young Victoria). Sembra che non si pensi più a "patriarchi moralisti capaci di rendere infelici le loro mogli e figlie [...] o a donne delle dimensioni di balene che fasciavano le gambe dei pianoforti per amore della decenza, ricordando l'Inghilterra vittoriana" (Matthew Sweet, IX). Questi stereotipi di alto moralismo furono famosamente criticati da Michel Foucault come "ipotesi repressiva": l'idea che i Vittoriani non potessero menzionare la parola "sesso". Foucault evidenziò che, invece di essere vietato, si parlava di sesso ovunque nel XIX secolo, in una vasta gamma di contesti, inclusi la legge, la medicina, la religione e l'educazione. Molti popolari lavori accademici da allora hanno analizzato i diversi modi in cui i Vittoriani sperimentarono e parlarono del desiderio.
La forte carica di sensualità che la giovane regina Vittoria d'Inghilterra amava esibire pare già mettere in discussione il presunto forte moralismo dell'era che da lei prese il nome.
La regina Vittoria stessa riflette sulla perfezione fisica del "caro Albert" (n.d.T. il futuro principe consorte) nel suo diario:
Albert è veramente affascinante e così eccessivamente bello, con quegli occhi blu, il naso squisito, una bocca graziosa con baffi delicati e sottili, davvero molto sottili, basette; una bella figura, spalle larghe e vita fine. (11 October 1839, Esher vol. 2:263-4).
L'espressione franca del desiderio della regina Vittoria elimina un altro pregiudizio sul periodo: che l'appagamento sessuale fosse una prerogativa maschile.
Il ginecologo William Acton, le cui opinioni estreme non possono essere considerate rappresentative, afferma nel suo The Functions and Disorders of the Reproductive Organs (1857) che "la maggioranza delle donne (per loro fortuna) non si preoccupano molto di appetiti sessuali di alcun tipo". [nota 1]. Una forma di questa credenza è certamente rinvenibile nell'ideale virginale dell'"Angelo della Casa", un termine inaugurato da Coventry Patmore nel suo poema omonimo del 1854 che creò un modello di dea domestica, la quale era apparentemente capace di mantenere la propria castità persino come moglie e madre. Nella sua purezza e nella capacità di mantenere "un dolce ordine", come l'influente critico vittoriano e saggista John Ruskin lo definì in maniera memorabile, l'angelo era in grado di trasformare la casa in un santuario per il suo Uomo, proteggendolo dai problemi della vita pubblica. [nota 2].
Gli ideali di genere della purezza sessuale della donna rispettabile, mai messi in discussione, aiutarono a creare un doppio standard sessuale. Questo doppio standard appare nella legislazione, quale il Matrimonial Causes Act del 1857: si poteva divorziare dalle donne sulla sola base del loro adulterio, mentre l'adulterio maschile doveva essere aggravato da altre offese. In maniera simile, erano diseguali i noti Contagious Diseases Acts del 1860 che miravano a occuparsi delle diffuse malattie trasmesse sessualmente nelle forze armate, imponendo visite mediche forzate alle prostitute nelle città di guarnigione. L'ideale dell'"angelo della casa" era controbilanciato dal fascino culturale del suo opposto, la "donna perduta" (una definizione grossolana che comprendeva qualsiasi donna che avesse, o apparisse avere, esperienza sessuale fuori dal matrimonio, incluse le adultere e le prostitute), presente in tanta arte e letteratura vittoriana. La letteratura di consiglio presentava l'influenza morale di una donna come il risultato delle sue abitudini naturali e istintive, che poi però doveva abbandonare, come in questo tipico esempio scritto da Peter Gaskell nel 1833: "Il suo amore, la sua tenerezza, la sua sollecitudine amorevole per la comodità e la soddisfazione del marito, la sua devozione, la sua instancabile cura". [nota 3]. Tutta l'energia spesa nella scrittura di libri di condotta, che dovevano dire alle donne come comportarsi, mostra la preoccupazione che il comportamento femminile "corretto" fosse molto lontano dall'essere naturale e si dovesse insegnare.
La donna perduta, prostituta o adultera che fosse, nella morale vittoriana era in netto e attraente contrasto rispetto all'Angelo della Casa, lo stereotipo femminile dominante a quel tempo.
Mentre lavori recenti hanno fatto molto per complicare le idee oltremodo semplici del moralismo vittoriano, il concetto di repressione sessuale vittoriana permane. Ha radici profonde nel prominente approccio antivittoriano di autori modernisti, in particolare Lytton Strachey e Virginia Woolf. In Eminent Victorians (1918), Strachey si sforza di liberare la sua generazione dalla reticenza e dall'ignoranza percepite, specialmente in materia sessuale, nei loro padri e nonni pre-Freudiani. Nel 1966 Steven Marcus approfondì queste visioni nel suo lungo e influente The Other Victorians: A Study of Sexuality and Pornography in Mid-Nineteenth-Century England, che presentò i Vittoriani come ipocriti sessuali che mantenevano una parvenza di società rispettabile sopra una realtà di prostituzione e pornografia. Michel Foucault lanciò un'importante sfida a questo approccio in The History of Sexuality (1976). Come abbiamo brevemente visto in precedenza, Foucault argomentò che, lungi dal silenziare il sesso come argomento tabù, i Vittoriani iniziarono molte delle dissertazioni - legali, mediche e sessuologiche (la sessuologia è lo studio scientifico del sesso) - che permisero al sesso di divenire un argomento legittimo di investigazione e discussione.
L'invenzione della sessualità
Il periodo vittoriano è un momento chiave nella storia della sessualità; è l'era in cui le moderne terminologie, da noi usate per strutturare come pensiamo e parliamo di sessualità, furono inventate. A partire dal 1880, sessuologi come Richard von Kraft-Ebing e Havelock Ellis aprirono la strada a una scienza nella quale le preferenze sessuali furono analizzate e categorizzate; essi crearono termini quali omosessualità e ninfomane. In maniera significativa, ciò creò anche una nuova opposizione tra omo- ed eterosessualità, categorie che non denotavano semplicemente un comportamento sessuale, ma erano percepite come centrali rispetto all'identità di ciascun individuo.
[...]
Seguendo la storia terminologica, ora noi diamo per acquisito di poter riconoscere la costruzione sociale, anziché naturale, della nostra enfasi sull'identità sessuale. Jonathan Katz ha argomentato, in maniera particolarmente eloquente, che l'eterosessualità deve essere riconosciuta come un'invenzione permessa dalla precedente categoria dell'omosessualità. Questo approccio è stato d'utilità anche per gli studiosi dell'omosessualità femminile. Terry Castle ha contrastato la teoria di "nessuna lesbica prima del 1900" ed Emma Donoghue ci ha mostrato che il termine "lesbica" era usato "tanto come aggettivo quanto come nome per descrivere le donne che si desideravano l'un l'altra più di un secolo e mezzo prima che l'Oxford English Dictionary inserisse il termine con quel significato". [nota 4] Altri, specialmente negli studi letterari, hanno preso il differente approccio di guardare ai diversi linguaggi e immaginari attraverso i quali il desiderio omosessuale è espresso, e persino all'eloquenza delle forme di silenzio (vedi il lavoro di William Cohen come esempio di questo).
Gli omosessuali vittoriani
La sfacciata libertà sessuale del grande Oscar Wilde lo condusse a una condanna per sodomia e ci mostra che la tolleranza sessuale vittoriana aveva limiti invalicabili.
Il lavoro di teorici del genere e dell'omosessualità, in particolare Sedgwick, Judith Butler e Sharon Marcus, ha aperto ricche possibilità interpretative. La teoria omosessuale mette in discussione l'idea che la nostra comprensione di noi stessi e del mondo dovrebbe dipendere dall'opposizione di eterosessualità e omosessualità; vaglia la naturalità di questi termini culturali e guarda alla diversa, pasticciata e sovrapponibile natura del desiderio. Lo stimolante Between Women: Friendship, Desire, and Marriage in Victorian England di Marcus esamina la rassicurante continuità dei legami femminili (erotici e non solo) con le relazioni familiari e maritali vittoriane. Come tale lavoro mostra, il periodo vittoriano - in cui i termini coi quali noi oggi comprendiamo e viviamo la sessualità non erano ancora stati inventati - offre un terreno criticamente liberante tramite altri modi di pensare e comprendere il desiderio.
Nel mio lavoro sul XIX secolo, ho trovato più efficace la definizione di omosessuale come ciò che differisce dal matrimonio tradizionale e dalla riproduzione tra sessi opposti. Per me, questo è stato un approccio più utile di qualsiasi altro basato sulla definizione di omosessuale come trasgressivo o deviante, in quanto ci permette di riconoscere l'omosessualità al centro della socialità vittoriana, nelle famiglie, negli affari e persino nei matrimoni. Questi spazi, come ho scritto in Queer Dickens: Erotics, Families, Masculinities, ricomprende una vasta gamma di desideri omosessuali e impulsi non maritali e non riproduttivi che sono spesso accettati e benvenuti.
Naturalmente, esistono limiti all'accettazione del desiderio omosessuale nel periodo vittoriano, mostrati in modo notorio nei processi e nell'incarcerazione di Oscar Wilde, a seguito di un'accusa di sodomia, illegale in Gran Bretagna per tutto il XIX secolo a causa di una legge non completamente abrogata fino al 1967. È altrettanto importante, tuttavia, che la sorprendente tolleranza di quel periodo sia riconosciuta.
L'esplorazione della diversità della sessualità vittoriana prospera in opere accademiche e popolari, particolarmente nei romanzi neo-vittoriani e negli adattamenti per lo schermo di lavori vittoriani. La narrativa di scrittori quali Sarah Waters e Wesley Stace, e gli adattamenti quali Bleak House and Little Dorrit effettuato da Andrew Davies per la serie televisiva della BBC stanno aiutando lo spostamento della percezione popolare dell'esperienza erotica nel XIX secolo. Immagini apocrife di gambe di pianoforte pudicamente ricoperte sono sostituite da un apprezzamento della sorprendente varietà sessuale vittoriana.
Note
[1] William Acton, Functions and Disorders of the Reproductive Organs (London: John Churchill, 1865 [1857]), p.235.
[2] John Ruskin, "Of Queens' Gardens." Sesame and Lilies, Unto This Last and the Political Economy of Art (London: Cassell, 1909 [1865]), pp.73-4.
[3] Peter Gaskell, The Manufacturing Population of England. Its Moral, Social and Physical Conditions (New York: Arno, 1972 [1833]), pp.144-5.
[4] Emma Donoghue, Passions Between Women: British Lesbian Culture 1668-1801 (London: Scarlet Press, 1993), p.3.
Notizie sull'autore
Holly Funeaux è docente di Letteratura vittoriana all'Università di Leicester. E' autrice di Queer Dickens: Erotics, Families, Masculinities e co-curatrice, con Sally Ledger, di Dickens in Context. Ora sta lavorando a un libro intitolato Military Men of Feeling, incentrato sulla Guerra di Crimea.
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Il testo è rilasciato sotto licenza Creative Commons Attribution 4.0 International, © Holly Funeaux. Traduzione italiana © 2018, Gianluca Turconi.
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