Sesso e pubblico scandalo in famosi processi penali

a cura di Gianluca Turconi

In Epoca moderna e contemporanea, in Europa come in altri continenti, si sono svolti numerosi processi penali che hanno scosso la società per la loro natura sensazionale e controversa. Tra questi, diversi processi riguardavano crimini sessuali che hanno suscitato un’attenzione significativa e un intenso dibattito pubblico. In questo approfondimento ci si soffermerà su alcuni dei procedimenti più importanti, concentrandosi su quelli che hanno avuto un profondo impatto sulla percezione pubblica di cosa fosse o non fosse un crimine.

Il processo a Mary Walcott (1692) in un'illustrazione del XIX secolo - Immagine in pubblico dominio, fonte Wikimedia Commons, utente Dhanak-commonswiki

Il processo a Mary Walcott (1692). La diciassettenne fu accusata di essere una strega dopo aver cominciato a parlare in modo considerato strano dal resto della comunità di Salem.

I processi alle streghe di Salem (1692-93)

I processi alle streghe di Salem, svoltisi dal 1692 al 1693, furono una serie di procedimenti giudiziari e di esecuzioni di persone accusate di stregoneria nel Massachusetts coloniale, prima dell’indipendenza degli Stati Uniti d’America dalla Corona inglese. Questi processi furono un evento significativo nella storia americana, caratterizzato da isteria, paura e abuso di potere.

Durante i processi alle streghe di Salem, le donne furono i principali bersagli delle accuse. Ciò era in gran parte dovuto alla convinzione della società che le donne fossero più suscettibili al male e all’influenza di Satana. La storia biblica di Eva, tentatrice di Adamo nel peccato, rafforzò queste convinzioni, dipingendo le donne come più deboli e più inclini al vizio.

I processi alle streghe di Salem furono profondamente legati a implicazioni sessuali. Le accuse di stregoneria spesso comportavano accuse di cattiva condotta sessuale, come “conoscenza carnale” o “atti innaturali”. Queste accuse venivano usate per screditare e svergognare gli accusati, in particolare le donne. I processi furono anche influenzati dalle opinioni puritane sulla sessualità che sottolineavano l’importanza del matrimonio e i pericoli del desiderio sessuale al di fuori di esso.

Nel 1976, uno studio della psicologa Linda Caporael suggerì che i sintomi esibiti dagli accusatori, come convulsioni e allucinazioni ai tempi considerati conseguenze di malefici, potevano essere attribuiti a un avvelenamento da ergot, causato da pane di segale contaminato da quel tipo di fungo. Questa teoria è stata discussa dagli storici ed evidenzia il ruolo potenziale dei fattori ambientali negli eventi che portarono ai processi.

Vi furono tuttavia anche importanti fattori sociologici, come la misoginia interiorizzata e la necessità di regolare e mantenere la gerarchia di genere stabilita. I processi sono stati visti come un modo per far rispettare le norme patriarcali e mantenere il potere degli uomini sulle donne. Tale prospettiva sottolinea la complessa politica di genere coinvolta nella caccia alle streghe e i modi in cui veniva usata per rafforzare le norme sociali.

Il processo a Oscar Wilde (1895)

Il processo a Oscar Wilde, svoltosi nel 1895, è stato un evento significativo nella storia dell’identità sessuale e della legge. Wilde, noto drammaturgo e scrittore, fu accusato di grave indecenza per le sue relazioni sessuali con uomini. Il processo ebbe implicazioni di vasta portata per la comprensione legale e sociale dell’omosessualità e continua a essere studiato dagli accademici ancora oggi.

I problemi di Wilde iniziarono quando fu denunciato per diffamazione dal Marchese di Queensberry, padre del suo giovane amante, Lord Alfred Douglas. La causa era il risultato delle accuse di Queensberry di essere un sodomita. Durante il processo, alcuni investigatori privati assunti da Queensberry scoprirono diversi giovani disposti a testimoniare che Wilde aveva commesso gravi atti osceni. Queste prove portarono alla condanna di Wilde a due anni di lavori forzati nella prigione di Reading.

Il processo, come è evidente, fu profondamente intriso di implicazioni sessuali. Le relazioni di Wilde con gli uomini furono viste come una minaccia alle norme sociali dell’epoca e la sua condanna fu un colpo significativo per la comunità gay. I processi evidenziarono le convinzioni della società sui ruoli di genere e la percezione della suscettibilità degli uomini alla devianza sessuale. Il sistema giuridico rafforzò queste convinzioni criminalizzando gli atti sessuali consensuali tra uomini.

Il processo sottolineò anche il potere della narrativa nel plasmare le decisioni legali. Gli stessi scritti di Wilde, in particolare la sua opera teatrale “L’importanza di chiamarsi Ernesto”, furono usati contro di lui in tribunale. L’accusa sostenne che gli scritti di Wilde erano la prova della sua devianza e che egli esercitava un’influenza corruttrice sugli altri. Questo racconto di Wilde come influenza corruttrice sulla società fu usato per giustificare la sua condanna e la sua pena.

Tanto per i contemporanei del drammaturgo quanto per le generazioni successive, il procedimento penale contro Oscar Wilde è diventato una parte duratura della coscienza culturale, apparendo in varie forme di media, tra cui film, opere teatrali e letteratura. Continua ad affascinare il pubblico per la sua natura complessa e sfaccettata che comprende temi di genere, potere e sessualità. Questo processo serve a ricordare i pericoli di un potere incontrollato e l’importanza di comprendere il contesto storico in cui si svolgono gli eventi.

Sharon Tate nel 1967 - Immagine in pubblico dominio, fonte Wikimedia Commons, utente DeMéxicoConAmor

Sharon Tate nel 1967.

Il processo a Charles Manson (1970-71)

Il processo a Charles Manson e ai suoi seguaci, noti come Famiglia Manson, è stato un evento sensazionale e sconvolgente che ha affascinato gli Stati Uniti d’America e il mondo intero. Esso durò dal 1970 al 1971 e fu caratterizzato da testimonianze scioccanti e da buffonate in aula che evidenziarono la natura oscura e inquietante dei crimini commessi dalla Famiglia.

Le attività di questa che si poteva definire una setta erano caratterizzate da un mix di orge sessuali, viaggi con droghe allucinogene e rituali bizzarri. Manson, noto per la sua leadership carismatica e l’influenza ipnotica sui suoi seguaci, incoraggiava queste attività come un modo per abbattere le norme sociali e creare un senso di comunità tra i suoi seguaci.

Le attività sessuali della Famiglia erano un aspetto fondamentale del loro stile di vita. Manson spingeva i suoi seguaci a praticare sesso di gruppo e a sperimentare diverse pratiche sessuali. Tuttavia, le attività della Famiglia non si limitavano alla sperimentazione sessuale. Si impegnavano anche in altre forme di comportamento inquietante, come l’uso di droghe allucinogene per indurre un senso di euforia e di piena libertà che avrebbero portato ai crimini orrendi per cui alcuni dei suoi membri furono condannati. Essi comprendevano l’omicidio dell’attrice Sharon Tate, moglie del regista Roman Polanski che a sua volta sarebbe stato accusato in un’altra indagine penale successiva di aver drogato e violentato una minorenne.

Il cadavere della Tate, all’epoca del suo omicidio incinta di otto mesi, fu ritrovato colpito da sedici coltellate.

Questa fu solo una delle scioccanti verità emerse durante il processo a Manson e alla Famiglia. Infatti, l’accusa presentò anche le prove delle attività sessuali della Famiglia, comprese le testimonianze di ex membri che descrissero le orge e altre forme di sperimentazione sessuale in cui si erano impegnati. Manson stesso testimoniò durante il processo e la sua testimonianza fu caratterizzata da un misto di sfida e confusione. Negò qualsiasi coinvolgimento negli omicidi, ma la sua testimonianza fu spesso incoerente e difficile da seguire.

Alla fine, Manson e i suoi seguaci furono dichiarati colpevoli degli omicidi di Sharon Tate e di altre quattro persone nella sua villa nella zona di Hollywood il 9 agosto 1969, e dell’uccisione del ricco imprenditore Leno LaBianca e di sua moglie nella loro casa la notte successiva. Manson fu condannato a morte, ma la sua pena fu poi commutata in ergastolo quando la California abolì la pena di morte.

I casi di abusi sessuali nella Chiesa Cattolica (fine XX e inizio XXI secolo)

Tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo emerse una serie di scandali che hanno coinvolto abusi sessuali su minori da parte di sacerdoti cattolici e altri membri del clero. Questi casi sono stati caratterizzati da uno schema di insabbiamenti e fallimenti da parte della Chiesa nel proteggere i bambini dagli abusanti. I processi di questi casi hanno avuto importanti implicazioni sessuali e inquietanti, evidenziando le mancanze della Chiesa nell’affrontare il problema e l’impatto a lungo termine sulle vittime.

Il primo grande caso di abuso sessuale nella Chiesa cattolica avvenne negli anni ’80 negli Stati Uniti d’America. Esso riguardava un sacerdote accusato di aver abusato sessualmente di diversi bambini per molti anni. Il sacerdote fu infine condannato al carcere, ma il caso mise in luce le carenze della Chiesa nell’opporsi a soggetti da considerare predatori sessuali.

Negli anni ’90 sono emersi altri casi di abusi sessuali, tra cui un caso di alto profilo in Irlanda, dove un sacerdote fu accusato di aver abusato sessualmente di più bambini. Il caso portò a un’indignazione diffusa e a richieste di intervento contro la parte più corrotta della Chiesa.

Con tutta evidenza, le implicazioni sessuali di questi processi suscitarono maggiore scalpore nell’opinione pubblica in quanto gli odiosi crimini perseguiti nei processi furono perpetrati da sacerdoti del culto cattolico anche nell’esercizio delle proprie funzioni come educatori. I processi irlandesi rivelarono inoltre una diffusa cultura di insabbiamento e di messa a tacere delle vittime all’interno della Chiesa.

Del resto, la risposta successiva della parte sana della Chiesa a questi casi giudiziari fu inizialmente inadeguata.

Essa non riuscì ad agire per affrontare concretamente il problema. Non fornì nemmeno un sostegno e un risarcimento adeguato alle vittime. Negli ultimi anni, tuttavia, la Chiesa ha preso provvedimenti per estirpare in via definitiva questa piaga e sostenere le persone abusate, tra cui l’istituzione di un fondo di risarcimento per le vittime e l’attuazione di nuove politiche per prevenire gli abusi. Ciononostante, la risposta della Chiesa è stata criticata per essere stata carente e tardiva e per non aver affrontato pienamente la causa maggiore del problema alla base degli abusi, cioè la diffusa omertà sociale e delle istituzioni, tra fedeli e sacerdoti.

Proprio per queste ragioni, l’impatto sulle vittime di questi casi è stato significativo. Molte di esse hanno subito un trauma psicologico a lungo termine e hanno lottato per venire a capo delle loro esperienze in solitudine. In effetti, i processi penali hanno anche evidenziato la necessità di un maggiore sostegno e di teerapie psicologiche per le vittime di abusi sessuali.

La sede del Tribunale Penale Internazionale per l'ex Yugoslavia a L'Aia, Paesi Bassi - Photograph provided courtesy of the ICTY, fonte Wikimedia Commons, utente Goldorak

La sede del Tribunale Penale Internazionale per l'ex Yugoslavia a L'Aia, Paesi Bassi - Photograph provided courtesy of the ICTY.

I processi del Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia (Anni ‘90 – 2000)

Il Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia (International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia, ICTY) è stato istituito nel 1993 per perseguire le persone responsabili di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio commessi durante le guerre jugoslave. I processi dell’ICTY, svoltisi tra gli anni Novanta e gli anni Duemila, sono stati caratterizzati da un numero significativo di casi di violenza sessuale, tra cui stupri, schiavitù sessuale e prostituzione forzata. Questi casi facevano spesso parte di schemi più ampi di violenza e abuso che comprendevano omicidi, torture e sfollamenti attuati con l'uso della forza. I processi hanno evidenziato la natura diffusa e sistematica della violenza sessuale durante le guerre jugoslave, con molte vittime tra donne e bambini.

Un caso degno di nota è stato quello di Radovan Karadžić, l’ex Presidente della Republika Srpska, riconosciuto colpevole di genocidio, crimini contro l’umanità e violazioni delle leggi o degli usi di guerra. La sentenza del processo riassumeva che durante la loro detenzione, donne e uomini bosniaci musulmani e croati furono sottoposti a stupri e ad altri atti di violenza sessuale da parte di membri dell’esercito serbo-bosniaco.

Un altro caso rilevante è stato quello di Slobodan Milošević, l’ex Presidente della Serbia, accusato di crimini contro l’umanità, compresa la violenza sessuale. La sentenza del processo ha evidenziato che le vittime della violenza sessuale includevano donne e bambini.

La giurisprudenza del Tribunale ha stabilito che la violenza sessuale può essere commessa come parte di una più ampia campagna di violenza e abuso e che può essere perseguita come crimine contro l’umanità. Questa istituzione ha dovuto affrontare diverse sfide nel perseguire i casi di violenza sessuale, tra cui la difficoltà di raccogliere prove e il trauma subito dalle vittime. Sono state perciò sviluppate strategie per affrontare tali sfide, per esempio l’uso della protezione dei testimoni e la fornitura di servizi di supporto alle vittime.

I processi dell’ICTY hanno avuto un impatto significativo sulla comunità internazionale, evidenziando la necessità di affrontare la violenza sessuale come una grave violazione dei diritti umani. I processi hanno anche contribuito allo sviluppo del diritto internazionale analizzando e combattendo i crimini sessuali dei singoli individui rientranti in un quadro generale di strategia bellica nei conflitti.

Il caso di Andrew Tate (2022)

Andrew Tate, un controverso influencer online, e suo fratello Tristan sono stati formalmente accusati in Romania di una serie di gravi reati, tra cui traffico di esseri umani, stupro e formazione di un gruppo criminale organizzato per lo sfruttamento sessuale delle donne. Secondo l’accusa, i fratelli Tate avrebbero adescato le loro vittime nascondendo i propri reali fini dietro intenzioni romantiche, per poi trasportarle in una casa alla periferia di Bucarest dove sono state sfruttate sessualmente e costrette a produrre contenuti pornografici attraverso la violenza fisica e la coercizione mentale.

Il fascicolo del caso compilato dai pubblici ministeri rumeni contiene accuse esplicite di violenza sessuale e controllo coercitivo. Una presunta vittima sostiene che, durate uno stupro, Andrew Tate le disse di togliersi i vestiti mantenendo le scarpe, per poi “schiaffeggiarla in viso”. La stessa persona afferma di non aver potuto rifiutare le sue avances perché lui le teneva la testa durante il rapporto sessuale, l’aveva minacciata di metterla incinta e l’aveva richiusa in casa. Un’altra donna ha raccontato agli investigatori che la violenza di Andrew Tate durante il sesso erano il suo modo di “sfogare la frustrazione” quando lei non faceva quello che lui le diceva di fare. I pubblici ministeri sostengono che gli imputati non permettevano alle donne di controllare il denaro ricavato dai loro contenuti pornografici online e che venivano multate perché piangevano davanti alla telecamera o non lavoravano abbastanza.

L’accusa ha anche presentato quelli che sostengono essere messaggi audio trascritti, in cui si sente Tristan Tate dire: “Schiavizzerò queste puttane” e “le farò lavorare ancora più ore e ore e ore… Minimo 10 o 12 ore al giorno”. Inoltre, il fascicolo del caso fa riferimento a un messaggio di testo riprodotto in cui Andrew Tate sembra rivendicare la leadership dell’attività di contenuti per adulti che i pubblici ministeri sostengono essere un giro di traffico di esseri umani.

Il caso ha suscitato grande attenzione a causa della controversa presenza e influenza online di Andrew Tate, in particolare tra i giovani. È stato bandito da diverse piattaforme di social media per aver promosso opinioni misogine, tra cui il suggerimento che le donne dovrebbero “assumersi una certa responsabilità” per le aggressioni sessuali.

Esperti di casi di tratta di esseri umani, come Silvia Tabusca, hanno affermato che per provare il loro caso, i pubblici ministeri dovrebbero dimostrare che gli imputati hanno ingannato le loro presunte vittime sulle motivazioni della relazione. Anche se le donne stesse fossero state consenzienti, la tratta potrebbe comunque avere luogo.

I fratelli Tate hanno negato con veemenza le accuse contro di loro e una portavoce dei fratelli ha affermato che ci sono “nuove prove sostanziali che indicano la loro innocenza”. Tuttavia, il tribunale rumeno ha stabilito che il processo andrà avanti e i fratelli hanno presentato ricorso contro la decisione.

Questo caso evidenzia la natura complessa e inquietante della tratta di esseri umani e dello sfruttamento sessuale, in particolare quando sono perpetrati da personaggi pubblici influenti. Le accuse di vilenza e il presunto controllo e abuso delle vittime da parte dei fratelli Tate sollevano serie preoccupazioni sullo sfruttamento di individui vulnerabili a scopo di lucro e gratificazione personale.

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