Nell'opera Linda Maestra appartenente alla collezione Los Caprichos, Francisco Goya ci mostra l'immagine ormai stereotipata che si aveva della strega a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo: una donna vista come tentatrice (da qui la nudità) e dotata di poteri soprannaturali (il volo per propria forza).
La gioventù o vecchiaia della presunta strega non fu mai importante fin dal principio della famosa "caccia", in quanto il rapporto col Demonio poteva condurre a innaturali modifiche corporee o ulteriori poteri mistificanti la realtà.
In una seconda opera di Goya (1795) abbiamo la rappresentazione tipica di una riunione di streghe, il sabba.
Il dipinto contiene gli elementi essenziali che caratterizzano il sabba:
- un congresso di donne, le streghe;
- la presenza del Demonio, nello specifico dell'opera rappresentato magistralmente dall'artista sotto forma animale;
- il sacrificio degli innocenti - i bambini e con essi la maternità femminile - usati come mezzo per avvicinarsi al Male.
Nell'immagine tratta dal Compendium maleficarum di Francesco Mario Guazzo (1608) possiamo vedere l'Osculum infame, l'atto "contro natura" con il quale i partecipanti al sabba facevano atto di sottomissione al Demonio.
Legato alla sfera carnale e sessuale, l'Osculum, insieme alle orge e ai rapporti omosessuali, era l'anticamera dell'apostasia - cioè il ripudio totale della religione cristiana - e dei sacrifici umani che caratterizzavano i sabba secondo la tradizione.
Queste pratiche, nell'ambito dei processi ecclesiastici, non erano attribuite solo alle streghe, ma più in generale vennero usate come simbolo di summa iniuria contro la fede. Accuse simili furono infatti portate ai cavalieri Templari, durante il processo che avrebbe condotto alla soppressione del loro Ordine con la bolla Vox in excelse (1312).
Il sacrificio di bambini e la conseguente antropofagia delle streghe nel corso dei sabba era un'altra aggravante molto diffusa nei processi.
Dalla rappresentazione a lato, sempre tratta dal Compendium maleficarum di Guazzo, si nota, scadendo quasi nel farsesco, come vi fosse una certa varietà culinaria in questo sacrificio, poiché la particolare pietanza appare offerta sia arrosto sia bollita.
L'abbandono al Demonio di ciò che viene da Dio e dall'Uomo - i bambini - e quindi per estensione il rifiuto del dono della maternità in favore dell'arte malefica era considerato il punto culminante di molti sabba.
Per combattere le attività stregonesche, tanto le autorità ecclesiastiche quanto quelle civili organizzarono persecuzioni, processi ed esecuzioni pubbliche.
Al pari di altre importanti lotte condotte dalla cristianità come insieme (per es. le battaglie contro le eresie e le crociate), anche per la stregoneria vi furono due fasi distinte che, partendo da riti e comportamenti tollerati a base folcloristica e personale, portò alla codificazione vera e propria di comportamenti punibili o modalità di approccio al fenomeno nel suo complesso.
Tra i testi dei primi anni della caccia alle streghe destinati agli inquisitori o alle persone più attente all'aspetto "tecnico" della stregoneria, possiamo ricordare (tra parentesi sono riportati gli autori e l'edizione di stampa più diffusa, se nota):
- Formicarius (Giovanni Nider, 1437)
- Malleus maleficarum, maleficas et earum haeresim (H. Institoris Kraemer e J. Sprenger; Colonia, Joannes Gymnicus, 1520);
- Trois livres des charmes, sorcelages ou enchantements (Leonardo Vario; Parigi, Nicholas Cheaneau, 1583);
- De la demonomanie des sorciers (Jean Bodin; Anversa, Anould Coninx, 1586);
- Tractatus de confessoribus maleficorum et sagarum (Peter Binsfeld; Augustae Trevirorum, Officina Typographia Henrici Bock, 1605);
- Malleus maleficarum, maleficas et earum haeresim framea contens, ex variis auctoribus compilatus (Autori Vari; Lione, Claude Borgeat, 1669. Nell'immagine a lato è mostrata la copertina di quest'opera).
Nei testi citati in precedenza, seppure con variabili piuttosto rilevanti nell'arco del tempo e dello spazio, il metodo considerato più efficace per l'identificazione di una strega era la prova o giudizio dell'acqua, derivato dall'ordalia antica.
Le presunte streghe erano legate mani e piedi o poste, sempre legate, in secchi o altri recipienti che venivano gettati nelle acque di fiumi o laghi.
Se la strega galleggiava o si salvava in altro modo aveva sicuramente ricevuto l'aiuto del Demonio. Se al contrario affogava, si era di fronte a una innocente. Come si può intuire, se l'anima della donna incriminata si poteva in qualche modo salvare, per il suo corpo terreno vi erano ben poche speranze di superare indenne tale prova.
Altra punizione molto frequente, per le streghe ree confesse o per coloro che avevano ritrattato la propria confessione, era la morte sul rogo.
Nell'immagine a lato, ripresa dal volantino distribuito nel 1669 per l'esecuzione della presunta strega Anna Eberlehrin a Augsburg, notiamo la precisione con cui furono rappresentati i crimini imputati, lo svolgimento del processo e la fine della sventurata donna.
L'esecuzione pubblica, in aggiunta a una funzione deterrente, serviva anche quale conferma dell'assoluta imparzialità del processo.
Nulla veniva lasciato al caso dalle autorità inquisitorie. Partendo dalle confessioni per arrivare fino all'esecuzione, ogni passo seguiva una procedura che si andò consolidando col crescere del numero dei processi.
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