Quel Natale, Natasha aveva scelto un vestito che esaltasse a pieno la sua sensualità. Non si era mai visto un Babbo Natale con quelle fattezze: era una di quelle cose vietate ai minori.
Buon Horror Natale da Andrea Moretti e Letture Fantastiche!
I bambini che l’avessero scorto non sarebbero cresciuti tranquilli.
Il suo compagno, del resto, aveva sempre avuto gusti parecchio forti e lei voleva semplicemente accontentarlo. Convinta da quel pensiero, la ragazza prese a sistemarsi i capelli, pressandoli alacremente sotto la piastra.
Nell’aria molto umida del bagno, il calore dell’apparecchio si diffuse come una carezza fra gli olezzi putridi di muffa. Il bilocale era rancido, schifoso e sotterraneo; l’odore penetrante come quello di una cantina, e mosche e scarafaggi scorrazzavano fra i rigonfiamenti puzzolenti del parquet.
Tuttavia, per loro due, era più che sufficiente. Erano amanti senza troppe pretese. Niente lussi per le loro vite; solo passione verace e selvaggia.
Natasha si passò sulle labbra il rossetto viola scuro e allungò sensualmente gli occhi con un eyeliner felino e sinuoso. Si rimirò allo specchio, facendo un volteggio leggero e maliardo.
Sì, era proprio una femme fatale. Somigliava a Tamara de Lempycka.
«Ti piaccio, tesoro?», disse allora, compiaciuta.
«Mghhh».
Con premura, Natasha gli strappò il nastro adesivo dalla bocca e lui si dimenò in maniera forsennata nell’acqua grigio azzurro della vasca. Per essere uno a cui piacevano le sensazioni forti, Corrado non aveva proprio lo stomaco per reggere quella situazione.
Il suo compagno aveva vomitato già due volte. Natasha aveva dovuto tirarlo fuori dalla vasca, ripulire tutto e poi rimetterlo dentro, immergendolo in acqua pulita.
Per il venticinque dicembre, doveva essere tutto perfetto.
Corrado aveva lanciato un grido non molto virile quando Natasha gli aveva strappato il nastro dalle labbra. Nel sentirlo, lei aveva quasi cambiato idea per quel regalo di Natale che aveva in mente.
«Insomma, ti piaccio oppure no?», si indispettì Natasha.
Corrado tornò a dimenarsi, sollevando schizzi torbidi e tiepidi d’acqua.
Mani e piedi erano avvolti in fascette. Pareva una foca arenata in una vasca dallo spazio striminzito.
«Ti piaccio allora, che cazzo?», ripeté Natasha ormai spazientita.
«Devi liberarmi!».
«Cosa?».
«Fammi uscire di qui!», gridò lui.
La ragazza gli andò incontro ferocemente, affondandogli le unghie nella guancia molle, lessata dall’acqua. Un’unghia finta si staccò dal dito, rimanendo conficcata nel volto di Corrado. Lo smalto cremisi si fondeva col rosso metallico delle ferite, mischiandosi ai riflessi delle luci fatate degli addobbi provenienti dal salone.
Una sequenza intermittente di verdi, azzurri e porpora.
«Guarda cos’hai fatto!», sbottò lei sempre più irritata.
Si sistemò un’altra unghia sul dito.
«Tu sei pazza. Devi lasciarmi andare».
«Sei davvero un ingrato. Non sai che tutto questo lo faccio per te?».
Il suo compagno singhiozzò. Lunghi lamenti mugolanti risuonarono nella penombra.
«Con me hai sempre alzato le mani», proseguì lei. «Ricordi quando mi spingesti dalle scale? Mi inventai di essere scivolata, perché sapevo che il tuo era solo un gesto d’amore. L’amore attraverso il dolore: volevi farmi sentire tua. E ora che provo a ricambiarti, che fai? Mi schifi?».
«Lasciami!».
«Non voglio più sentirti! Stasera conduco io!».
Chiamando l’app Alexa all’appello, Natasha fece partire una canzone: Christmas (Baby please come home) di Mariah Carey.
Fra le canzoni di Natale, era la sua preferita. Il motivo nostalgico e malinconico, ma allo stesso tempo solenne e femminile.
Natasha la danzò, muovendo sinuosamente le anche come un’almea orientale, con movenze da gatta eccitata. Continuò a ballare a lungo, finendo poi di truccarsi e impregnandosi le gote con un po’ di cipria luminosa. Infine sistemò il vestito da Babbo Natale sul corpo nudo.
La giacca, sbottonata fino all’estremo, lasciava intravedere il margine carnoso dei seni. Dalla gonna, orlata di bianco, fiorivano avvenenti le natiche scolpite.
Un Babbo Natale sexy pronto per il suo compagno.
Per darsi un’aggiunta non necessaria di sensualità, Natasha spruzzò un po’ di profumo sulla scollatura del vestito, proprio tra i rilievi ammiccanti dei nei che svettavano dalle tette; poi si infilò dolcemente dentro la vasca, mettendosi a cavalcioni sopra di lui.
«Buon Natale, dolce angelo. Ti piace questo regalo?».
Lei provò a baciarlo, ma lui si dimenò con ribrezzo.
«Troppo emozionato per eccitarti? Ti farò ricredere. Questo sarà il Natale più bello di sempre».
E lei riuscì davvero a eccitarlo, nonostante tutto. La risposta fisiologica involontaria del suo compagno gli regalò un’inaspettata erezione, di cui Natasha approfittò, obbligandolo a penetrarla. I suoi movimenti sul pene eretto divennero prima insistenti, in seguito furiosi.
Il corpo di Corrado era avviluppato nelle luci natalizie dell’albero, addobbato meticolosamente vicino alla vasca. A un certo punto, giusto prima dell’orgasmo che sentiva ormai imminente in lui, Natasha azionò l’interruttore posto a un braccio di distanza e uno sfrigolio elettrico arrostì i corpi mentre lei lo cavalcava forsennatamente.
Disperato, l’ultimo grido di Corrado si alzò, rimbalzando contro le pareti in una nuvola di fumo e fetore umidiccio; poi i due amanti si accasciarono una sopra l’altro.
Nessuno, nel condominio, si accorse dei due cadaveri per molto tempo.
Le autorità furono allertate quando, nel palazzo, all’odore penetrante di muffa si unì quello accapponante dei corpi in decomposizione.
Al ritrovamento, erano stretti nella vasca, in un abbraccio grottesco e marcescente. Nel bilocale, benché modem e impianto elettrico fossero saltati da tempo, Christmas (Baby please come home) continuava a suonare con insistente armonia.
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