Ci sono case editrici che mirano unicamente ai risultati commerciali e altre invece che riescono a restare sul mercato occupandosi di vera letteratura. Tra queste ultime rientra sicuramente Edizioni Vocifuoriscena che ci ha permesso di leggere nel corso degli anni le traduzioni di piccole e grandi gemme della narrativa (e non solo) nordica, in particolare finlandese.
Su Letture Fantastiche abbiamo già avuto modo di segnalare la pubblicazione di opere di spessore quali "Gli alchimisti - Un amore terreno" e il suo seguito "Le nozze celesti" dell'autore finlandese Antti Tuuri (1944-), considerato in patria come il migliore autore della sua generazione.
Ora, Edizioni Vocifuoriscena ci porta un nuovo romanzo di Tuuri che si può considerare un vero punto di svolta nella sua produzione drammatica e storica. Si tratta de "La via eterna" da cui è stato tratto il film evento "The eternal road" (titolo originale "Ikitie" - Vedi scheda su IMDB.com), diretto dal regista Antti-Jussi Annila e presentato nel 2018 a Roma, nell'ambito del Nordic Film Fest alla Casa del Cinema di Villa Borghese.
L'incredibile successo di critica e di pubblico del romanzo originale e della successiva trasposizione cinematografica non dipende unicamente dall'ambientazione storica nel 1930 finlandese dello scontro politico tra destra e sinistra sovietica, con il ricordo e l'analisi della vita nell'Unione Sovietica dei kolchoz, ma soprattutto dalla descrizione attenta della dimensione-uomo del protagonista, privato persino dell'identità e abbandonato nella realtà estraniante del comunismo sovietico.
E tutto è stato ispirato da una storia vera.
Per coloro che sono incuriositi da questa introduzione, riportiamo di seguito la trama del romanzo.
Trama
Finlandia, agosto 1930. Jussi Ketola viene prelevato dalla sua casa nel cuore della notte e portato via da una squadra del movimento di estrema destra "Lapua": sospettato di simpatie socialiste, è ormai un cittadino indesiderato nel suo stesso Paese. Tra percosse e umiliazioni, Jussi viene scortato al confine e, come altri "nemici della patria", viene espulso in Unione Sovietica. In quegli anni, mentre il mondo capitalistico soffre i contraccolpi della Grande Depressione, la capitale della Repubblica socialista sovietica autonoma di Carelia è invece in pieno sviluppo, grazie al contributo di emigranti invitati da Stalin per partecipare alla creazione del "paradiso dei lavoratori". Jussi riceve un nuovo nome e un passaporto sovietico, e viene mandato a lavorare in un kolchoz gestito da finlandesi e careliani. Dichiarato ufficialmente morto nel suo Paese, dal quale è stato isolato dalla censura sovietica, Jussi si crea una nuova famiglia, pur non dimenticando la moglie Sofia, rimasta in Ostrobotnia.
I suoi movimenti sono però seguiti dalla polizia segreta, che lo incarica di raccogliere informazioni sui suoi stessi connazionali, tra i quali si nasconderebbero sabotatori e nemici del popolo. La nascita di un bambino è il suggello della seconda vita di Jussi, ma sui cieli di Carelia si addensano nubi inquietanti, e coloro che erano stati chiamati per edificare lo Stato socialista diventano improvvisamente stranieri indesiderati. Nel tritacarne delle purghe staliniane, Jussi dovrà comprendere che la libertà, se esiste, è da qualche parte tra il cielo e l'inferno, e che la morte - gli ripete ossessivamente lo spietato ufficiale della polizia segreta - può non essere la sorte peggiore.
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