I fatti storici che collegano il personaggio fantastico di Zorro al fuorilegge californiano Joaquin Murrieta e l'evoluzione della verità in leggenda per mezzo di molte testimonianze orali e romanzi.
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Uno dei personaggi con maggior successo nella cultura popolare, spesso ripreso nella letteratura e nella cinematografia moderna, è l'eroe difensore dei deboli contro i soprusi dei ricchi e potenti. L'archetipo è sicuramente il britannico Robin Hood che, come sappiamo, "rubava ai ricchi per dare ai poveri". Altrettanto famosa, sebbene di più recente ascesa nell'immaginario dei protettori degli indifesi, è la figura di Zorro, eroe mascherato californiano del periodo coloniale spagnolo.
Ritratto di Joaquin Murrieta, il fuorilegge californiano sulla cui vita è basata la leggenda di Zorro.
Egli, pur essendo di nobili origini, ha sempre posto al centro delle proprie azioni la salvaguardia del popolo contro i governanti e il crimine in generale, semplicemente indossando di notte un costume e lasciando il proprio segno caratterizzato dalla famosa Z, quando compiva azioni spettacolari e ardimentose, in maniera simile a un Batman ante litteram.
Come in ogni leggenda, anche le vicende di Zorro hanno un fondo di verità radicato nella storia di Joaquin Murrieta, personaggio vissuto a metà del XIX secolo in California. Quest'uomo fu certamente un fuorilegge, ma venne anche tratteggiato come difensore del popolo e punitore dei potenti, proprio come Zorro.
Fu davvero così?
Joaquin Murrieta
La leggenda popolare narra che Joaquin Murrieta, nato nell'attuale contea di Tuolumne in California nel 1830, fosse un uomo pacifico spinto a ricercare la vendetta dopo che lui e suo fratello furono ingiustamente accusati di aver rubato un mulo. Il fratello fu impiccato e Joaquin venne frustato. Addirittura, in un'altra versione del racconto, la giovane moglie subì uno stupro e morì tra le sue braccia. Così Murrieta perseguitò coloro che lo avevano ingiustamente accusato e i seviziatori della consorte.
Essendo di origine messicana, era soggetto ai soprusi degli anglofoni, come il resto della popolazione ispanica in California, quindi fu principalmente contro di loro che si svolse la sua opera di giustiziere. Si impegnò in una breve e violenta carriera da vendicatore che lo portò ad avere su di sé una taglia di 5000 dollari, cifra ragguardevole per l'epoca, offerta dallo stesso governo californiano, nella formula classica di "vivo o morto". Sempre secondo la storia tradizionale, Murrieta fu inseguito, ucciso e decapitato da un uomo brutale, Harry Love. Il giovane giustiziere aveva solamente 23 anni quando incontrò la morte.
A questo racconto tradizionale si ispirò John Rollin Ridge, poeta e giornalista, quando nel 1854 scrisse la sua storia. Attingendo a piene mani dagli articoli di giornale che si occupavano della vita dei minatori impegnati nella "corsa all'oro" in California, creò la figura di un eroe romantico e sfortunato, oppresso da una società avida e corrotta.
Come se non bastasse quest'opera di fantasia, il grande successo del libro di Ridge contribuì ad arricchire i racconti popolari su Murrieta. Si iniziò a narrare che il giustiziere non fosse in realtà morto decapitato, ma fosse fuggito in Messico, sano e salvo, e finalmente libero. Un altro racconto rimane più ligio alla storia di Ridge, affermando che Murrieta effettivamente morì, ma nel Niles Canyon, parte della Contea di Contra Costa a quei tempi. Quest'ultima versione fu tanto convincente che nel 1986 fu organizzata una spedizione di ricerca che scavò il fondo argilloso del canyon nella speranza di ritrovare i suoi resti, senza alcun successo.
Verità storica
In presenza di così tanti resoconti diversi e spesso in contraddizione tra loro, è bene fare qualche precisazione sui fatti riferibili a Joaquin Murrieta come fuorilegge antesignano del moderno Zorro.
Sono da rilevare degli interessanti parallelismi tra la banda di cui fece parte Murrieta e la molto più famosa banda dei fratelli Frank e Jesse James. In entrambi i casi il nocciolo duro delle bande era costituito da appartenenti alla stessa famiglia. Infatti, insieme a Murrieta agirono parecchi fratelli Feliz, suoi zii da parte di madre. In aggiunta, le due bande agirono in paesi sconvolti da una recente guerra, gli Stati Uniti centrali dopo la Guerra di Secessione per i James, la California uscita dalla Guerra Messicana (1846-48) per i Murrieta-Feliz. Inoltre, questi fuorilegge furono protetti a lungo dalla popolazione civile sconfitta, in quanto essi stessi vi appartenevano, in contrapposizione a nuove classi sociali o gruppi etnici vincitori, ritenuti ingiusti e dominanti.
Tra i molti dettagli riportati nel libro di Ridge, è storicamente confermato che Murrieta nacque a Sonora, nella contea di Tuolumne, e che successivamente, insieme alla moglie e allo zio materno Claudio Feliz, si trasferì al Niles Canyon per svolgere prima il lavoro di vaquero, cioè il tradizionale cowboy, e in seguito di mestenero, cioè allevatore di cavalli mustang.
Si poteva considerare una vita normale, a quei tempi.
Tuttavia già nel 1849 essa cambiò radicalmente. Claudio Feliz fu accusato, con prove schiaccianti, di aver rubato a un minatore il suo oro. Fuggito di prigione, nell'anno successivo divenne il capo di una delle più crudeli bande di fuorilegge del periodo che, contrariamente a quanto ci racconta Ridge, non fu affatto sostenitrice degli interessi della minoranza ispanica, la quale fu depredata nello stesso modo in cui lo furono quelle anglofona e cinese, quest'ultima molto numerosa nel periodo in quanto impegnata nella ricerca dell'oro.
Nel 1851 abbiamo notizie che Joaquin Murrieta si era unito agli zii per formare la famigerata banda Feliz-Murrieta. Sebbene composta in larga parte di persone di origine ispanica, essa ebbe anche membri anglo-americani, fatto che sottolinea come l'unico interesse che li univa fosse in realtà il malaffare, in particolare le rapine alla comunità cinese.
I Cinesi emigrati in California erano infatti una preda oltremodo facile, poiché erano spesso disarmati e pacifici, ma comunque capaci di possedere ingenti quantità di denaro grazie alla propria laboriosità. Dalla documentazione delle autorità del tempo, risulta che agli inizi del 1853 "Zorro" Murrieta, insieme al resto della banda, avesse ucciso 22 persone in poco meno di due mesi. Nel marzo dello stesso anno, la pressione delle forze dell'ordine divenne tale che i fuorilegge furono costretti ad abbandonare la zona dei campi di minatori per rifugiarsi nella più desolata valle di San Joaquin.
Un corpo speciale di Ranger della California, comandati effettivamente da un duro uomo di frontiera chiamato Harry Love, fu incaricato della caccia a Murrieta. Essa non fu per nulla efficace fino a quando non fu catturato Jesus Feliz, l'ultimo sopravvissuto tra i fratelli Feliz. Grazie alla sua delazione, i Ranger poterono scoprire il nascondiglio di Murrieta che fu ucciso in uno scontro a fuoco. Nonostante le folcloristiche creazioni di "Teste di Murrieta" che popolarono per lungo tempo le fiere di paese californiane, non vi è prova che Harry Love abbia davvero decapitato il bandito, azione per nulla comune, nemmeno quando si doveva fornire evidenza dell'uccisione di un ricercato per riscuoterne la taglia.
Come si può vedere, la vera storia di Joaquin Murrieta, per quanto in alcuni punti accostabile alla narrativa su Zorro, non parla affatto di un eroe senza macchia difensore degli oppressi, quanto piuttosto di un fuorilegge senza scrupoli che approfittò dell'appoggio della minoranza ispanica in California, comunque depredata anch'essa, per rapinare e uccidere onesti cercatori d'oro.
Allora, come è potuta nascere la successiva leggenda di Zorro che è entrata a far parte dell'immaginario popolare moderno?
La nascita letteraria della leggenda
Il merito o la colpa, come meglio si preferisce, di questa evoluzione della storia di Murrieta spetta in massima parte alle infiorettature letterarie nate dopo la sua scomparsa. Come già ricordato in precedenza, il libretto di novanta pagine scritto da John Rollin Ridge, intitolato The Life and Adventures of Joaquin Murrieta, The Celebrated California Bandit, ebbe buon successo di vendite e contribuì a gettare le basi per mitizzare la figura di Murrieta, grazie a lunghi e inventati dialoghi del bandito con i suoi compari di rapine che lo caratterizzarono come una sorta di Robin Hood messicano.
Il successo di quel primo libro portò alla realizzazione di molte imitazioni, la più famosa delle quali fu The Life of Joaquin Murrieta, Brigand Chief of California, scritto nel 1859 da un anonimo pubblicista per la California Police Gazette. Sebbene fosse un vero e proprio plagio del lavoro di Ridge, contenente le stesse deformazioni della realtà storica presenti nell'originale, questa seconda opera ebbe addirittura un successo maggiore dell'originale.
Per giustificare i continui assalti a campi minerari, l'anonimo autore sottolineò come lo stupro e l'uccisione della moglie di Murrieta fossero stati perpetrati da minatori. Con queste leggere modifiche, i plagi del libro originale si diffusero in Spagna, in Francia e in Cile, dove la finzione letteraria divenne talmente assurda che Murrieta da Messicano quale era divenne il Bandito Cileno, tanto superiore moralmente da meritarsi una statua in memoria della sua lotta contro l'ingiustizia.
Copertina originale del numero di All-Story Weekly contenente la prima parte de La maledizione di Capistrano.
L'evoluzione di Murrieta verso il personaggio letterario di Zorro si perde a cavallo tra XIX e XX secolo in una serie quasi interminabile di rimaneggiamenti destinati ai magazine popolari, riviste di storie a puntate di grande successo, fino a quando Johnston McCulley pubblicò nel 1919 la prima parte de La maledizione di Capistrano (titolo originale: The curse of Capitrano) su All-Story Weekly, settimanale di letteratura popolare divenuto successivamente l'Argosy.
In quest'opera apparve per la prima volta il personaggio di Zorro, nome che in spagnolo significa "volpe", per sottolineare la furbizia e l'inafferrabilità del nuovo eroe. A grandi linee, la storia di Murrieta è ancora riconoscibile dall'origine ispanica del protagonista e dall'ambientazione californiana della storia, nella Los Angeles di fine XVIII secolo. Tuttavia altre influenze letterarie hanno fortemente modificato il personaggio.
E' innegabile che McCulley abbia preso spunto da La Primula Rossa (The scarlet pimpernel) scritto nel 1903 dalla baronessa Emma Orczy, nobildonna britannica di origine ungherese. Nella storia della Orczy, la Primula Rossa è infatti un eroe di nobili origini che difende i condannati alla ghigliottina durante la Rivoluzione francese, nascondendo la propria vera identità a chiunque e lasciando un segno distintivo inequivocabile, una primula rossa appunto, sulla scena di ogni sua azione.
Allo stesso modo, Don Diego de la Vega, l'uomo che si cela dietro la maschera dello Zorro di McCulley, è un nobile di origine spagnola che sceglie di celare la propria identità per difendere la popolazione di Los Angeles oppressa da un alcalde (sindaco/governatore) particolarmente odioso. La lettera zeta incisa con la spada sul luogo di ogni impresa di quest'altro giustiziere rimarca le similitudini con la Primula Rossa. Un leggero strappo viene fatto solo nei soggetti difesi, più vicini alla gente comune che costituiva la maggior parte degli acquirenti di riviste come All-Story Weekly. Una scelta commerciale, quindi, ma decisamente azzeccata.
Talmente azzeccata che prima della morte di McCulley, avvenuta nel 1958, a quell'iniziale successo editoriale seguirono oltre 60 libri e racconti sul personaggio di Zorro, per un pubblico stimato in cinquecento milioni di lettori in ventisei lingue diverse.
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