Dracula il vampiro, Signore delle Tenebre, è una figura che ha le sue radici nella realtà storica, si sviluppa grazie alla letteratura fantastica di Bram Stoker e arriva alla sua consacrazione definitiva con la settima arte, il cinema.
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I vampiri e il sangue: il segreto della vita eterna
Dracula in una rappresentazione artistica moderna.
Il collegamento tra la figura del vampiro e il sangue come fonte di vita eterna ha radici profonde in ambito cristiano nel racconto dell'Ultima Cena. Secondo quanto riportato in Matteo 26:27-28, Gesù "prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati."
L'offerta diretta di bere il proprio sangue fatta dal Cristo ai suoi discepoli - inizialmente simbolica, successivamente concreta dopo lo sviluppo del dogma della transustanziazione - suggerisce la possibilità che tramite tale azione siano rimessi i peccati e, in senso lato, si possa accedere alla vita eterna promessa agli uomini, essendo essa parte fondamentale del messaggio cristologico trasmesso.
Il passaggio da questo elemento della dottrina cristiana all'idea che l'ingestione del sangue altrui fosse fonte di vita eterna e/o eterna giovinezza, si dovette in massima parte alla tradizione popolare medievale sui vampiri, la quale costruì leggende e credenze su esseri umani capaci di prolungare la propria vita tramite l'assunzione dei fluidi corporei di altri uomini.
Secondo alcune fonti della tradizione, il sangue era ritenuto in grado di conservare anche la bellezza, tanto che a proposito della contessa ungherese Erzsébet Báthory, vissuta nel XVI secolo e considerata la più famosa serial killer donna europea (leggi anche la storia della prima donna americana serial killer), si racconta fosse abituata a bere il sangue delle vittime per conservare la bellezza della propria pelle. Altre donne del Rinascimento, secondo quanto riportato da Raymond T. McNally in "Dracula was a woman: In search of the blood countess of Transylvania." McGraw Hill. 1983, avevano l'abitudine di applicare sangue di colomba sulla cute come ritrovato cosmetico di sicura efficacia.
Queste credenze, unite alla dominante morale cristiana, molto rigida in merito alla libertà sessuale femminile, diedero origine alla leggenda delle "donne vampiro" che, in autonomia o come compagne dei vampiri maschi, tormentavano Ungheria e Romania nel passaggio dal Medio Evo al Rinascimento.
Dracula, l'Impalatore
L'Europa orientale a cavallo tra XV e XVI secolo era terra di confine, sia politico sia religioso. Infatti, da una parte vi erano i molti principati cristiani che cercavano di sopravvivere nonostante le ridotte dimensioni e le scarse risorse a disposizione, dall'altra il potente Impero Turco che si andava espandendo con grande forza verso nord, portando con sé la religione musulmana.
La Valacchia, compresa tra il Danubio e i monti Carpazi nell'odierna Romania, era uno di quei principati cristiani in lotta contro lo scomodo vicino turco. Per mantenere l'indipendenza servivano uomini d'armi e di governo che fossero duri quanto la realtà da affrontare. Essi furono chiamati Voivoda, termine che assunse un significato a metà strada tra il governatore e il capo militare.
Dal 1436 al 1447, la Valacchia fu governata dal Voivoda Vlad II che per la sua strenua lotta contro i Turchi fu ammesso all'Ordine cavalleresco del Drago, fondato in Ungheria e così chiamato perché ciascun cavaliere poteva esibire un drago sulle proprie effigi. In latino, il termine drago è indicato con la parola draco, da cui deriva anche il romeno drac. Per cui Vlad passò alla storia con l'appellativo di Dracul.
E' importante notare come nella lingua romena la parola Dracul abbia un doppio significato. Può venire tradotta come "il Drago", ma altresì come "il Diavolo".
Vlad non doveva essere certo un tenero governante in quella Valacchia la cui popolazione rurale era sottoposta a continue razzie, sanguinarie repressioni e soprusi di ogni genere, quindi essere denominato "il Diavolo" rispecchia appieno la spietatezza necessaria a un Voivoda di quei tempi.
Comunque, i contadini di Valacchia avrebbero forse valutato diversamente il comportamento del vecchio Voivoda, se avessero saputo che suo figlio, anch'egli di nome Vlad, sarebbe stato molto più spietato del genitore.
Vlad III era solito firmarsi come Draculea, Draculya o più semplicemente Dracula, cioè figlio di Dracul o, secondo la traduzione meno rassicurante, "figlio del Diavolo".
Sebbene Dracula avesse la pretesa di essere considerato un santo difensore della fede cristiana, il suo comportamento ebbe poco a che fare con la santità. Spossessato di titolo e terre del padre, dovette lottare per tornarne in possesso e i mezzi che usò per riuscirci furono improntati alla massima crudeltà.
Nel giorno di Pasqua 1456, quando ormai aveva riottenuto ciò che desiderava, invitò la nobiltà della Valacchia per un pranzo di riappacificazione. Subito dopo i festeggiamenti, fece massacrare buona parte di coloro che si erano fidati a sedersi alla sua stessa tavola e il resto fu assegnato ai lavori forzati di ricostruzione per il castello del nuovo Voivoda. Pochi sopravvivessero a questo trattamento e chi lo fece, fu impalato fuori la fortezza ricostruita.
L'impalamento è una condanna a morte particolarmente lenta e crudele. Il condannato viene infilzato con un palo che lo attraversa dall'ano alla bocca e poi lasciato ad agonizzare, a volte per giorni, su quello stesso palo innalzato in qualche luogo, spesso sotto il sole cocente.
Tale metodo divenne la "firma" di Dracula.
Come Voivoda, dovette affrontare i tradizionali nemici della Valacchia, cioè i Turchi. Alcuni resoconti narrano come egli abbia inviato nei campi nemici messaggeri o prigionieri affetti da peste o vaiolo per diffondere le epidemie tra le file avversarie e quando alla fine i Turchi ebbero il sopravvento sulle sue truppe e raggiunsero la capitale della Valacchia, Targoviste, trovarono una foresta di diversi chilometri di prigionieri impalati e lasciati a decomporsi sui pali.
Riuscire a determinare se questi truculenti racconti riferiscano fatti reali o piuttosto ingigantiti nei loro aspetti più raccapriccianti è sicuramente difficile, perché essi ci sono stati trasmessi da fonti dei Sassoni occidentali.
Vlad III, Voivoda di Valacchia, detto l'Impalatore.
Nei loro domini, in particolare a Brasov (Kronstadt) e Sibiu (Hermannstadt), si erano rifugiati gli avversari politici sopravvissuti che contendevano il principato di Valacchia a Dracula ed egli non fu mai tenero né con gli avversari né, tanto meno, con coloro che li proteggevano. Pose Sibiu sotto assedio e il suo contado fu saccheggiato e messo a ferro e fuoco. Persino i mercanti sassoni che in maniera temeraria si spingevano fino a Targoviste, furono condannati a morte, naturalmente tramite impalamento.
E' quindi giustificabile che i Sassoni non fossero bendisposti nei confronti di Vlad III e ne sottolineassero i tratti più sadici.
Come indicato in precedenza, nel 1462 Dracula fu spodestato dai Turchi e passò i successivi quattordici anni in Ungheria, tramando e combattendo contro l'Impero Turco. Tanto fece che nel 1476, grazie all'appoggio del sovrano d'Ungheria Mattia Corvino e del Principe di Moldavia Stefano il Grande, riuscì a riconquistare la Valacchia.
Il suo successo fu effimero, in quanto governò solamente per un mese. In una nuova battaglia contro i Turchi, rimase ucciso.
Fu sepolto presso il monastero di Snagov, su un'isola vicino a Bucarest, l'attuale capitale della Romania. Nel 1935, fu effettivamente esumano un corpo riccamente vestito e privo di testa, fatto che confermerebbe di trovarsi di fronte al cadavere di Dracula, in quanto il suo capo fu mozzato, imbalsamato e inviato al sultano turco per testimoniare l'avvenuto decesso di quel tremendo nemico.
Dopo la sua morte, i tradizionali avversari Sassoni gli affibbiarono l'appellativo dispregiativo di "Impalatore", probabilmente meritato, ma forse ingeneroso per un personaggio che ebbe un'importante parte nel lungo conflitto tra principi cristiani e musulmani.
Fu così, a ogni modo, che quest'uomo divenne noto come Vlad Tepes, Vlad l'Impalatore appunto.
Dracula di Bram Stoker, molta finzione e poca storia
Ci vollero diversi secoli prima che la figura di Dracula tornasse a far parlare di sé e conquistasse l'attenzione del grande pubblico. Si dovette attendere il 1897 affinché lo scrittore irlandese Bram Stoker scrivesse il suo Dracula, raccontando la storia di un conte vampiro che abbandonò la natia Europa Orientale per ricercare le sue vittime nelle nebbiose strade della Londra vittoriana. Il romanzo ebbe un tale successo che si trasformò in un fenomeno culturale ed è oggi considerato un classico della letteratura fantastica horror.
Molti affermano che il personaggio di Dracula di Bram Stoker fu apertamente ispirato alle gesta e alla vita dell'Impalatore, di cui lo scrittore ebbe modo di leggere alcuni resoconti. Tuttavia ciò non è storicamente confermato. Di sicuro vi è solamente che Bram Stoker ottenne alcune informazioni sul Dracula originale leggendo An Account of Wallachia and Moldavia di William Wilkinson, opera scritta nel 1820.
Altrettanto singolare, se si pensasse a un'effettiva ispirazione di Stoker al Dracula storico, è l'ambientazione del romanzo non nella natia Valacchia di Vlad, ma in Transilvania, la "terra al di là delle foreste" nel suo significato latino, altra regione della Romania che è situata tra i Carpazi e le pianure d'Ungheria, contesa dai romeni a quest'ultima nazione fino a tempi recenti e che corrisponde, grosso modo, alla regione in cui l'Impalatore imperversò nella sua lotta personale contro i principi sassoni.
La corrispondenza tra Vlad di Valacchia e il Dracula di Stoker fu a lungo considerata come un'onta dagli storici e nazionalisti romeni. E' facile comprenderne le ragioni: il Dracula del XV secolo, liberato dal pesante fardello di essere l'Impalatore, attribuzione postuma, si può considerare come un grande eroe della guerra contro i Turchi per l'indipendenza dei principati romeni nel '400. Lo storico romeno Alexandru Dutu, in Dracula: Essays on the Life and Times of Vlad Tepes di Treptow, arrivò ad affermare che "nel 1897, Vlad Tepes si trasformò nel vampiro del romanzo Dracula di Bram Stoker, come riflesso tardivo delle calunnie architettate contro di lui secoli prima".
Non stupisce quindi che alcuni critici romeni, secondo quanto riportato da Florescu e McNally in Dracula: Prince of Many Faces, si siano spinti oltre e abbiano catalogato la vampirizzazione di Dracula effettuata da Bram Stoker e dai successivi produttori cinematografici come un "complotto ungherese, inizialmente ispirato da re Mattia, proseguito da Vambery e dagli informatori ungheresi di Bram Stoker e che ebbe il suo colpo più magistrale dato da Bela Lugosi, un Ungherese".
Come dovrebbe apparire ovvio a chiunque, mentre per le accuse a Mattia Corvino ci potrebbero essere brandelli di verità dovuti a interessi politici del periodo, i riferimenti al complotto ungherese nel caso di Stoker e Lugosi non hanno ragione d'essere.
La visione internazionale di Dracula come Principe delle Tenebre, archetipo del Male umano, contrasta anche con la tradizione romena che esalta in lui l'eroismo popolare indipendentista contro gli invasori, ungheresi, sassoni o turchi che fossero.
Ciò è particolarmente evidente nella letteratura romena del XIX secolo, come nel poema epico Tiganiada di Ion Budai-Deleanu, pubblicato nel 1875, pochi anni dopo l'unificazione dei principati di Moldavia e Valacchia sotto il regno di Alexandru Ioan Cuza, avvenuta nel 1859 e costituente il cuore della moderna Romania. Addirittura il noto poeta romeno del XIX secolo Mihai Eminescu, nella sua ballata epica La Terza Lettera (1881), invocava la ricomparsa di Vlad l'Impalatore come salvatore del suo paese.
Ritornando al personaggio di Stoker, quel conte Dracula rimase praticamente sconosciuto in Romania anche nel XX secolo, specialmente sotto la dittatura comunista di Nicolae Ceausescu, caratterizzata da un nazionalismo spinto. Fino al 1989, quando il vento rivoluzionario percorse l'Europa orientale, tanto il romanzo quanto i film a esso ispirati erano introvabili. Con l'abbandono dell'ideologia comunista e l'adozione di un modello capitalista, anche la tradizione romena del Vlad eroe indipendentistica ha dovuto fare i conti con gli interessi espliciti del turismo locale.
Sia la regione della Transilvania, approfittando dell'ambientazione romanzesca, sia la regione della Valacchia, disponendo dei luoghi storici del vero Dracula, si contendono oggi i turisti stranieri approfittando della cattiva fama del loro illustre concittadino.
Teatro e cinema: l'apoteosi di Dracula
Bela Lugosi, il primo e più famoso Dracula cinematografico.
Il primo adattamento per il teatro del romanzo Dracula fu realizzato dallo stesso Stoker nel 1897. Tuttavia il suo Dracula o il Non Morto fu un fiasco totale. La durata dell'opera, oltre quattro ore, era troppo lunga per mantenere vivo l'interesse del pubblico.
Per un ventennio, nonostante l'enorme successo del libro, non ci furono altri tentativi di adattamento. Fu però con la diffusione del cinema e le infinite possibilità visive della settima arte che il personaggio del vampiro entrò nell'immaginario popolare. Già nel 1922, il regista tedesco Friedrich Wilhelm Murnau girava il suo Nosferatu, eine Symphonie des Grauens che avrebbe reso famosi i succhiasangue in Europa.
Sull'onda di tale successo, nel 1923 in Gran Bretagna si procedette a un nuovo adattamento teatrale dell'originario Dracula, per mano di Hamilton Deane, la cui prima, andata in scena l'anno successivo, fu accolta in maniera entusiastica da pubblico e critica.
Sul mercato statunitense l'opera arrivò nel 1927 e John Balderston l'adattò per un pubblico meno acculturato e "britannico", trasportando la storia nel presente e introducendo il leggendario mantello rosso e nero che avrebbe caratterizzato per più di un decennio ogni personaggio di Dracula portato sul palcoscenico o sul grande schermo.
Uno degli attori teatrali che lavorarono in questa nuova versione fu Ferenc Deszö Blasko, più noto come Bela Lugosi, artista che avrebbe reso immortale Dracula con la sua recitazione. Nato nel 1882 in Ungheria presso la cittadina di Lugoj, da cui prese in seguito il suo nome d'arte, emigrò nel 1921 negli USA, quando era già un attore molto famoso nella sua nazione natia.
La sua origine adatta al personaggio, il suo accento straniero molto particolare, il forte carisma e la sua presenza scenica "diabolica", lo resero l'interprete ideale per il personaggio di Dracula.
Visti gli incassi che l'adattamento statunitense ebbe a teatro, gli Universal Studios si interessarono al soggetto e ne acquisirono i diritti per una nuova trasposizione cinematografica. Il regista designato fu Tod Browning, mentre il ruolo di Dracula fu affidato a Bela Lugosi e quello di Van Helsing, il suo eterno nemico, a Edward Van Sloan, anch'egli con lunga esperienza teatrale. Proprio come Lugosi seppe interpretare al meglio Dracula, Van Sloan creò un Van Helsing ammazzavampiri intelligente e scrupoloso che avrebbe segnato la storia del cinema, non solo horror.
In questo film del 1931, i dialoghi erano molto limitati, ma la recitazione lenta e claustrofobica di Lugosi e Van Sloan seppe creare quell'atmosfera di terrore atavico che decretò il successo della pellicola e con esso di Dracula e del suo antagonista Van Helsing. Grazie a ciò, gli Universal Studios proposero subito un altro film basato sulla letteratura gotica vittoriana: Frankenstein. Le due pellicole uscite nello stesso anno determinarono la nascita del marchio "Universal Monsters" che avrebbe caratterizzato questi studi cinematografici per molto tempo.
Se la paura incussa dai mostri aveva avuto grande presa sul pubblico, la direzione degli Universal Studios comprese che anche la parodia di quelle storie avrebbe potuto riscuote altrettanto successo. Furono così scelti due dei più importanti attori comici degli anni '40, Bud Abbott e Lou Costello (in Italia conosciuti come Gianni e Pinotto), per girare Abbott and Costello Meet Frankenstein, in cui oltre al Frankenstein del titolo vi è la presenza di Dracula, in una sequela di scene assurdamente divertenti.
L'entrata negli anni '50 del XX secolo, cambiò però la storia mondiale e il gusto del pubblico americano. La presenza della bomba atomica, l'inizio della Guerra Fredda e della Corsa alla Spazio con l'Unione Sovietica spostò l'interesse verso un tipo di terrore differente, legato alla tecnologia e agli alieni.
Si dovette quindi tornare nella vecchia Europa, ancora in Gran Bretagna, per trovare studi cinematografici che fossero interessati al genere horror più tradizionale. La Hammer Film Productions propose un primo titolo La maledizione di Frankenstein in cui lavorarono due attori emergenti, Peter Cushing e Christopher Lee che in questa pellicola furono particolarmente apprezzati, perciò quando si pensò a un rifacimento anche del classico Dracula, per il ruolo del vampiro e del suo cacciatore si scelsero proprio Lee e Cushing.
Dato che si doveva confrontare con la recitazione leggendaria di Lugosi, Lee capì che era d'obbligo differenziarsi, per non finire schiacciato dal paragone, quindi sostituì lo charme e i modi affettati dell'attore ungherese con la creazione di un personaggio che esprimesse malvagità assoluta, un'anima antica e malefica rinchiusa in un corpo giovane. Nel Dracula prodotto da Hammer Film Productions, per la prima volta il vampiro cinematografico fu munito di un paio di zanne al posto dei canini, così da poterle affondare meglio nella carne umana. Questa semplice trovata ebbe un successo incredibile tra il pubblico e avrebbe caratterizzato ogni vampiro rappresentato da quel momento in poi.
Non meno difficoltoso era il compito di Cushing nel ruolo di Van Helsing. Se il personaggio era stato interpretato da Van Sloan in maniera compassata, quasi cognitiva, Cushing lo rivisitò in modo innovativo, trasformandolo in un eroe d'azione che affrontava con tutte le armi a sua disposizione la minaccia mortale del Signore delle Tenebre.
Il film con Lee e Cushing arrivò nelle sale nel 1958, sia in Gran Bretagna sia negli USA. Poiché l'originale Dracula era ancora recitato nei teatri statunitensi, la nuova pellicola fu chiamata Horror of Dracula. Ancora una volta, il vampiro di origine romena ebbe un successo straordinario sia al box office sia tra i critici, tanto che la coppia Lee-Cushing avrebbe lavorato insieme in un discreto numero di sequel.
Ormai il vampiro era divenuta un'icona popolare, un personaggio da riproporre in tutte le salse nei successivi decenni. Si passò così dalle commedie come Amore al primo morso degli anni '70, alla rivisitazione classico-moderna di Dracula di Bram Stoker (1992), al Tom Cruise bello e dannato de Intervista col vampiro (1994), fino alle rivisitazioni adolescenziali dei personaggi del vampiro e dell'ammazzavampiri di Buffy e Twilight.
Se con molta probabilità l'originale Vlad di Valacchia non fu il flagello demoniaco descritto dai suo detrattori sassoni, egli si sarebbe comunque stupito nel vedere le infinite reincarnazioni cinematografiche del personaggio a lui ispirato, tanto differenti tra loro da essere adatte sia agli amanti dello splatter sanguinolento sia alle adolescenti avide divoratrici di storie d'amore impossibile.
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Fonti e letture consigliate
Carroll, David. "This man belongs to me: The life and death of Vlad the Impaler." Tabula Rasa. 1994.
Fasulo, John. "The real Dracula." Ithaca University. 2002.
Goscilo, Helena and Petrov, Petre. "Historical prototypes of the vampire: Vlad Tepes and Erzsebet (Elizabeth) Bathory." University of Pittsburgh. 2001.
Marinari, Peter Christian. "Dracula: Romania's cruel prince." International Public Relations.
McNally, Raymond T. "Dracula was a woman: In search of the blood countess of Transylvania." McGraw Hill. 1983.
Miller, Elizabeth. "Dracula: The History of Myth and the Myth of History." in Journal of the Dark, Number 9, 1996.
Mundorf, Norbert and Mundorf, Joanne. "Gender socialization of horror." University of Rhode Island.
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