Il culto del Dio Serpente

a cura di Gianluca Turconi

La venerazione di Dei Serpenti, anche conosciuta come ofiolatria – parola derivante dai termini greci ophis (serpente) e latreis (religione) – è un fenomeno di larga diffusione nel mondo tanto nell’era preistorica quanto in quella storica. Tale adorazione ha spesso dato luogo alla creazione di miti e leggende di varie culture in cui i serpenti venivano visti come creature divine associate alla saggezza e alla guarigione, come pure alla rinascita e addirittura alla Creazione dell’Universo.

Il sito archeologico di Göbekli Tepe - Immagine rilasciata sotto Creative Commons Attribution 3.0 Unported, fonte Wikimedia Commons

Il sito archeologico di Göbekli Tepe.

Partendo dall’era preistorica, uno dei siti archeologici più affascinanti che può essere collegato al simbolismo di un culto di un Dio Serpente è Göbekli Tepe situato nella provincia turca sudorientale di Şanliurfa. Il sito di età neolitica è stato fatto risalire a diversi millenni prima della Rivoluzione Agricola che cambiò per sempre la Storia umana, addirittura fino al 9000-10000 avanti Cristo. Esso contiene numerosi pilastri di calcare a forma di T ornati da intricate incisioni di animali, tra cui serpenti. L’abbondanza di motivi di serpenti a Göbekli Tepe ha portato i ricercatori a supporre che il sito fosse un santuario per un culto di una divinità-serpente, forse legata all’emergere dell’autocoscienza umana e all’invenzione dell’agricoltura.

Nell’antica Mesopotamia, i serpenti erano associati agli Inferi e al dio Nergal che governava la terra dei morti. Il mito sumerico della discesa di Inanna negli Inferi presenta un serpente a sette teste che sorveglia l’ingresso al mondo sotterraneo. In questo mito, Inanna deve sconfiggere il serpente per entrare nell’Aldilà, andando a simboleggiare il suo viaggio attraverso le prove e le tribolazioni della morte e della rinascita.

Nell’Egitto faraonico, i serpenti svolgevano un ruolo importante tanto nella mitologia quanto nella religione. Il dio Atum era spesso raffigurato come un serpente. La forma serpentina di questa divinità era associata alle acque primordiali da cui il dio emerse per creare il mondo. Un’altra importante divinità serpente era Wadjet, la dea patrona del Basso Egitto, raffigurata come un cobra. Si credeva che Wadjet proteggesse il faraone e veniva spesso raffigurata come un ureo, un cobra stilizzato, sul copricapo del faraone.

Nella mitologia greca, i serpenti erano associati a diverse divinità, come Atena, sovente raffigurata con un serpente sul suo scudo, e Asclepio, il dio della guarigione, il cui bastone era intrecciato con un serpente, simbolo della rigenerazione e del potere curativo della natura, in epoca moderna rappresentante la medicina e le strutture a essa riconducibili. Il mito più famoso legato ai serpenti nella cultura greca è probabilmente la storia di Medusa, una gorgone il cui sguardo poteva trasformare le persone in pietra. I capelli di Medusa erano composti da serpenti che si contorcevano, rendendola una figura temibile e potente.

Spostandoci nell’area celtica, i serpenti erano spesso associati alle dee della terra, della fertilità e della sovranità, nei cicli di vita, morte e rinascita. Nella mitologia irlandese, Dagda era associato a una clava con un serpente vivente avvolto intorno a essa che simboleggiava il suo potere sulla vita e sulla morte ed era il dio padre dei Tuatha Dé Danann, una razza soprannaturale, alla quale secondo la tradizione appartenevano re, regine, druidi, bardi, guerrieri, eroi, guaritori e artigiani con poteri straordinari. Essi sono associati ai sídhe, antichi e importanti tumuli che fungono da ingresso ai regni ultraterreni. I Tuath Dé Danann sono spesso raffigurati mentre interagiscono con gli uomini e il mondo umano e i loro rivali tradizionali sono i Fomoriani che sconfissero nella Battaglia di Mag Tuired.

Rappresentazione del dio azteco Quetzalcoatl - Imagine rilasciata sotto Creative Commons Attribution 3.0 Unported, fonte Wikimedia Commons, utente Geralt Riv

Rappresentazione del dio azteco Quetzalcoatl.

Anche in Sud America le divinità serpente erano venerate in diverse culture. Il dio Viracocha, noto anche come Wiraqocha, Huiracocha o Wiro Qocha, è la grande divinità creatrice nella mitologia pre-Inca e Inca della regione delle Ande. Era spesso raffigurato con sembianze serpentine, a simboleggiare il suo legame con il mondo sotterraneo e il potere di dare la vita. Viracocha era considerato il creatore dell’universo e della civiltà stessa. Era intimamente associato al mare pur essendo anche venerato come dio del sole e delle tempeste. Secondo il mito, Viracocha creò l’Umanità dando vita alle pietre, ma il suo primo tentativo originò giganti senza cervello che lo scontentarono. In seguito, li distrusse con un diluvio e creò una nuova umanità migliore da pietre più piccole.

Il dio maya Kukulkan era una divinità serpente piumata associata alla saggezza, alla fertilità e al vento. Si ritiene che il culto di questo dio serpente in Mesoamerica fosse legato al ciclo agricolo, in cui i serpenti simboleggiavano la fertilità della terra e il potere vivificante della pioggia. Il dio azteco Quetzalcoatl deriva il proprio nome dalle parole quetzal, piuma d’uccello, e coatl che significa serpente. È conosciuto anche col nome tolteco Topiltzin Ce Acatl Quetzalcoatl. Le origini di Quetzalcoatl possono essere fatte risalire alla civiltà di Teotihuacán (dal III all’VIII secolo d.C.), dove era concepito come un dio della vegetazione, strettamente associato alla terra e all’acqua. Tuttavia, con l’immigrazione di tribù di lingua nahua dal nord, il culto di Quetzalcoatl subì drastici cambiamenti. La successiva cultura tolteca (dal IX al XII secolo), incentrata sulla città di Tula, enfatizzò la guerra e i sacrifici umani legati al culto dei corpi celesti. Quetzalcoatl divenne infine il dio della stella del mattino e della sera e il suo tempio si trasformò nel centro della vita cerimoniale di Tula.

Nell’antica Cina, il drago, una creatura mitica dalle fattezze serpentine, era simbolo di potere, saggezza e diritto divino dell’imperatore a governare. Si credeva che il drago controllasse l’acqua, la pioggia e le inondazioni, rendendolo una divinità importante nelle società agricole. Il culto del drago si sviluppò particolarmente sotto la dinastia Shang (1600-1046 a.C.), periodo in cui fu raffigurato su vasi di bronzo. I draghi cinesi sono esseri mitici potenti ed enigmatici che occupano un posto di rilievo nella cultura, nella storia e nella mitologia. Sono tipicamente raffigurati come creature molto lunghe e sinuose con quattro zampe, a differenza delle loro controparti europee, spesso dotate di ali. I draghi cinesi sono venerati come simboli di saggezza, forza e prosperità e si ritiene che controllino fenomeni meteorologici anche distruttivi. Nell’arte cinese, i draghi sono spesso raffigurati mentre si protendono con impazienza verso l’oggetto sfuggente, con la bocca aperta in attesa e gli occhi spalancati davanti al premio di una perla che simboleggia la saggezza, il potere e il potenziale di prosperità e immortalità. I draghi cinesi erano anche associati al potere imperiale, tanto che gli imperatori erano spesso chiamati con la formula “figlio del drago”.

In sintesi, la venerazione delle divinità serpente nelle mitologie antiche di tutto il mondo è un fenomeno diffuso che riflette l’importanza dei serpenti nella coscienza umana. I serpenti sono stati spesso associati alla coscienza, alla morte e alla rinascita, alla saggezza, alla guarigione e alla creazione, rendendoli simboli potenti in diverse culture. I miti, i riti e le leggende che circondano le divinità serpente forniscono preziose indicazioni sulle credenze, i valori e le paure delle società antiche, gettando luce sul complesso rapporto tra gli esseri umani e il mondo naturale.

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