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E finalmente (e a breve capirete perché scrivo "finalmente") arriviamo al terzo volume di questa saga.
In questo romanzo Erikson ci riporta nel continente di Genabackis per farci scoprire cosa è avvenuto qui durante gli eventi di Sette Città del secondo romanzo. Ritroviamo così la folla di personaggi del primo volume: il capitano Paran, Whiskeyjack, Dujek il Monco, Caladan Brood, Anomander Rake, gli Arsori di Ponti e tutti gli altri (esclusi ovviamente il Caporale Kalam, il Violinista e coloro che appunto sono impegnati nel frattempo a Raraku).
Un piccolo avvertimento: giunti a questo punto alcuni fatti che io darò per assodati sono spoiler per chi dovesse ancora leggere i romanzi precedenti. Pertanto sta a voi decidere se volete proseguire nella lettura della recensione.
La trama riparte da dove terminava il primo volume. Sono trascorsi due mesi da allora, Darujhistan non è stata conquistata e le armate Malazan del Monco hanno visto il termine della propria avanzata a Pale. Questo esercito però è stato proscritto dall'imperatrice Laseen ed è dunque diventato a tutti gli effetti un'armata di rivoltosi.
Nel frattempo si è diffusa la voce dell'accrescersi del Dominio di Pannion, una teocrazia nel sud comandata da un misterioso Veggente in modo mostruoso e sanguinario.
Da queste premesse nasce la necessità di una tregua tra le ex-armate Malazan e gli eserciti capitanati da Brood e Anomander Rake, poiché la minaccia proveniente dal sud è troppo stringente. Coloro che un tempo erano avversari sono costretti a formare una temporanea unione per fronteggiare un pericolo più grande.
Come però abbiamo ormai imparato, Erikson non è mai banale. Come già accennato nei precedenti volumi, in realtà il Gran Pugno Dujek si è distaccato dall'impero solo in apparenza, proprio per permettere alla nuova alleanza di crearsi (giacché Brood e Rake non sarebbero mai scesi a patti direttamente con l'imperatrice Laseen); il suo è insomma un tradimento di facciata, un'abilissima mossa strategica per permettere di fronteggiare il nuovo pericolo, e solo il suo secondo, Whiskeyjack, ne è al corrente. La nuova alleanza tra gli eserciti di Genabackis nasce dunque pervasa già di segreti e complotti.
A questi problemi però se ne aggiungono altri egualmente preoccupanti. Il mago degli Arsori di Ponti, Ben lo Svelto, sta cominciando a sospettare (e con lui lo fa anche il lettore) che dietro questi enormi mutamenti in atto in tutti i continenti ci siano presenze divine pericolose, che stanno gestendo i mortali come pedine. È infatti sempre più evidente che il Dio Storpio, un'entità misteriosa e aliena, incatenata dagli Dei in un remotissimo passato, stia radunando seguaci e abbia intenzione di creare una propria Casa delle Catene.
Qui urge una spiegazione.
Le Case sono raggruppamenti del Mazzo dei Draghi. Quando esseri mortali e immortali ascendono, raggiungendo uno status spirituale superiore, entrano nel Pantheon divino e, per ognuno, viene generata una carta nel Mazzo dei Draghi (un mazzo simile ai nostri tarocchi). Entrare nel Mazzo significa essere legittimati come Ascendenti e perciò guadagnare importanza nei giochi di potere universale.
Il ritorno del Dio Storpio sembrerebbe spiegare buona parte dei meccanismi in azione, compreso l'avvento del Veggente Pannion e, dunque, potrebbe spiegare anche l'improvvisa crescita del Dominio nel sud, Dominio che perciò va ostacolato al più presto.
Ma le trame (in senso sia di narrazioni che di intrighi) non finiscono qui. Tra i Rhivi, una delle popolazioni che combattono per Caladan Brood, è nata una Divinatrice, Volpe d'Argento, dall'enorme potere: una bambina che cresce e diventa adulta nell'arco di pochi mesi, e che sembra contenere ben quattro anime. Costei si proclama la nuova Divinatrice dei T'lan Imass (una razza non-morta) e annuncia che ci sarà un Secondo Raduno di questi esseri proprio nel sud. All'interno dunque dell'alleanza Dujek-Brood la presenza di Volpe d'Argento crea ulteriori contrasti, soprattutto a causa di Kallor, il secondo di Brood, altro personaggio dagli innumerevoli segreti.
Al tempo stesso nella ancor più meridionale Morn, Toc il Giovane, un ex-compagno di Ganoes Paran, che sembrava perduto negli scontri del primo romanzo, si risveglia inspiegabilmente alla presenza di Onos T'oolan, la Prima Spada dei T'lan Imass, e di Lady Invidia, la figlia di un Dio Antico. Anche questo gruppo è diretto verso il Dominio del Veggente Pannion.
Tutte queste vicende andranno lentamente a convergere, rivelandosi tasselli di un puzzle più grande che vi lascio scoprire da soli, e che è a propria volta parte del disegno generale di questa saga monumentale.
Cosa non ho apprezzato
...
Cosa ho apprezzato
Questo libro, per ora, è senza dubbio il migliore della serie. Possiede la rapidità coinvolgente del primo e l'accuratezza del secondo. Ha una trama che non lascia incertezze, che si costruisce con perfezione in tutti i suoi snodi, che sorprende enormemente e riesce anche a emozionare.
Dopo "Il Signore degli Anelli" e "Gormenghast" (che hanno a loro sostegno anche una grandissima qualità letteraria e poetica), questo è senza dubbio il miglior fantasy che abbia letto sino a oggi. Spero che tutti i restanti sette volumi rimangano allo stesso livello.
E per concludere questa recensione non posso che fare due menzioni d'onore.
La prima va al finale del romanzo. Le ultime duecento pagine del libro sono un'esplosione di suspense e colpi di scena, con punti che riescono a essere anche letterari (elemento mancante nei precedenti libri).
La seconda va a Whiskeyjack e all'Incudine-Scudo Itkovian delle Spade Grigie.
Tutti i personaggi di questo romanzo mi sono piaciuti e guadagnano enorme spessore rispetto al primo volume, ma Whiskeyjack e Itkovian sono davvero fenomenali. Erikson, con la loro creazione, ci dimostra (se c'era ancora bisogno di dimostrarlo) di essere un grande scrittore.
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