L'Osso di Mor Lam

a cura di Andrea Moretti

L'Osso di Mor Lam, opera di Birago Diop - Immagine utilizzata per uso di critica o di discussione ex articolo 70 comma 1 della legge 22 aprile 1941 n. 633, fonte Internet

L'Osso di Mor Lam, opera di Birago Diop.

Salve a tutti.

Anche sotto il solleone più arido, eccoci al nostro appuntamento mensile con Letture Fantastiche.

L'estate 2022 sta registrando temperature mai viste.

Fra emergenza siccità, sciami di cavallette in Sardegna e drammatiche slavine ai pendii della Marmolada, verrebbe in mente qualcuno dei romanzi distopici che abbiamo trattato nei nostri articoli.

Invece no.

È forse il caldo, questo mese, ad averci ispirato l'argomento; ma soprattutto la sconvolgente uccisione di Alika Ogochukwu a Civitanova Marche.

Pianure arse, tramonti grondanti da savana, sabbie rosse che portano il sangue e la vita dei popoli nativi.

Sono i paesaggi dell'Africa, continente d'origine di Alika.

In quest'articolo, cercheremo di rendergli omaggio, parlando di uno degli autori senegalesi più importanti: Birago Diop.

Se nell'ultimo articolo abbiamo analizzato il teatro inglese di Sarah Kane, quest'oggi parliamo del teatro africano, con una delle opere fondamentali della letteratura del Senegal: L'Osso di Mor Lam.

Le opere straniere sviluppano la tolleranza

Per comprendere un popolo bisogna soprattutto conoscerne la cultura: leggerne i libri, sforzarsi di capirne i valori, il messaggio.

Non è retorica: una società in cui sia presente l'amore per l'arte e per la cultura è una società in cui vigono tolleranza e rispetto reciproco.

D'altra parte, benché a prima vista non sembri, non siamo nuovi a certe influenze verso l'esotico.

Basti pensare al periodo in cui Gauguin fuggì a Tahiti - era il 1891 - o al più recente ritiro del cantante canadese Leonard Cohen presso il monastero buddista a Los Angeles.

L'esotico come fuga dai valori occidentali

Influenze da culture esotiche sono state subite nel mondo occidentale in diversi momenti della storia.

Se quella della Roma antica era una cultura cosmopolita, che accoglieva istanze e culture dei paesi invasi in un sincretismo armonico e leggendario, quella ereditata dalla società capitalista appare invece molto rigida: ripiegata nell'adorazione feticistica del profitto e del progresso economico.

Un modo di pensare che subisce una crisi alla fine del XIX secolo, esacerbandosi fino alla metà del XX.

In questo periodo l'arte, che è sempre anticipatrice di certe spinte nella società civile, subisce le influenze più svariate.

L'impressionismo si ispira alle stampe giapponesi di Hisoshige; Der Blaue Reiter all'astrattismo e alle avanguardie russe; e Picasso, come testimoniato dal dipinto Les Demoiselles d'Avignon, è preda del fascino dell'arte africana, dove lo spazio veniva modellato dalla figura.

Una cultura decadente

In quel periodo, gli ideali civili di progresso ed espansione economica si tradussero nei grandi nazionalismi del Novecento e nella tecnologia asservita all'Olocausto.

È questo il motivo per cui i grandi artisti si rifugiarono nell'esotico? Fuggivano da una cultura che aveva smesso di costruire e che, ora, cominciava a distruggere?

Anche oggi, nonostante "il villaggio globale", i valori occidentali rimangono imperanti rispetto a quelli provenienti da altre culture. Inoltre, il Covid - con tutte le sue conseguenze - ha inferto l'ennesimo colpo ai nostri valori e alle nostre istituzioni.

In un quadro simile, rivolto tutto al profitto e ai mercati finanziari, le "culture povere" rimangono fuori: quelle tanto peculiari da non poter essere inglobate nei circuiti occidentali.

Ai giorni nostri, quei prodotti che non obbediscono all'omologazione di gusto dettata da Netflix e dai prodotti holliwoodiani.

È forse questo il motivo per cui il poeta senegalese Birago Diop fu attivo nel movimento culturale della Negritudine.

Una corrente letteraria per la quale simpatizzò anche il filosofo Jean Paul Sartre che si impegnava a valorizzare la cultura e i valori della cultura africana nel mondo.

Birago Diop - Immagine utilizzata per uso di critica o di discussione ex articolo 70 comma 1 della legge 22 aprile 1941 n. 633, fonte Internet

Birago Diop.

Il senso della comunità

Se guidati dal pregiudizio, nessuno riterrebbe che il libro di un autore africano abbia qualcosa da dirci.

Eppure non è così.

L'opera teatrale di Birago Diop - L'osso di Mor Lam - ci svela una società fondata su valori tribali, dove è ancora forte il senso di rispetto verso gli anziani e di condivisione con tutti i membri della comunità.

Valori che un tempo caratterizzavano la nostra cultura, sebbene in modo diverso; e che da molto abbiamo abbandonato.

Fuori dalla tribù

Nei villaggi senegalesi vige l'usanza di barattare la carne con alcune popolazioni nomadi.

Il Capo villaggio ha il compito di portarla fra la sua gente e di condividerla con tutti; ma non Mor Lam.

Il notabile Mor Lam prenderà il suo garretto e lo metterà a bollire: rifiutandosi di dividerlo con il resto della comunità.

Si chiuderà in un egoismo e una solitudine sempre più cupi, gettandosi infine - e per pura ostinazione - fra le braccia dell'angelo della morte Abdou Djabar.

Se da noi l'individualismo sfrenato rappresenta un valore, in certi casi addirittura una virtù per conquistarsi una posizione, nella cultura senegalese costituisce un male che ti taglia fuori dalla comunità.

Al di fuori di questa è soltanto la morte.

Tutto ciò che possedevi sfugge al tuo controllo e diventa proprietà della comunità che hai abbandonato.

La moglie di Mor Lam diviene sposa di quello stesso amico che il notabile ha rifiutato di accogliere.

Usanze e curiosità

Nel libro si notano interessanti influenze della lingua araba in certe espressioni senegalesi.

  • Sàllaw (se Dio vuole), deformazione dell'arabo Inshallah.
  • Il saluto Assalamu Aleykum Mbokk Yi (pace a voi fratelli).

Da notare l'assoluta devozione delle donne nei confronti dei loro mariti.

La fedeltà di Awa Njaay, moglie di Mor Lam, nonostante i deliri del marito, è proverbiale.

Il rispetto della comunità è dunque il fine stesso del vivere senegalese; e non esiste vita al di fuori della propria tribù.

Il libro, edito da La Cassandra edizioni, fu proposto a chi scrive da un ragazzo senegalese.

Noi lo consigliamo a chiunque abbia intenzione di approfondire questa cultura o di leggere un'opera avulsa dai canoni occidentali.

Di questa pièce, il celebre scrittore haitiano Roger Dorsinville dirà:

"Birago Diop è sicuro di aver fatto almeno un dramma dove le risate, lungi dall'essere un fine, diventano un mezzo per creare una profonda collusione fra gli interpreti e un pubblico partecipante.".

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