Le streghe antiche

a cura di Gianluca Turconi

Naso adunco, calderoni fumanti, roghi, gatti neri, scope volanti.

Una vecchia sciamana - Immagine utilizzata per uso di critica o di discussione ex articolo 70 comma 1 della legge 22 aprile 1941 n. 633, fonte Internet

Il ruolo delle "streghe" è ancora benevolo nelle culture legate allo sciamanesimo più o meno moderno.

Questi sono alcuni degli elementi caratteristici delle streghe nel moderno folclore popolare. Tuttavia, ciò che si è sedimentato nella cultura tipica di Halloween è solo una parte residuale della lunga evoluzione subita da questi personaggi partendo dall'antichità più remota, addirittura preistorica. Infatti, già nella cosiddetta età della pietra, ci sono testimonianze, per esempio nei dipinti delle famose grotte di Lascaux, che personaggi maschili e femminili, gli sciamani, operassero per mettere in contatto il nostro mondo con quello degli Spiriti. In quell'epoca, le "streghe" venivano definite "donne sagge", per via della conoscenza di erbe e incantesimi capaci di proteggere o salvare gli esseri umani dai molti pericoli che li circondavano in quel mondo ancora feroce. Servendoci di termini più moderni, tali donne utilizzavano la magia bianca in una società spiccatamente matriarcale.

Queste caratteristiche rimasero radicate anche all'inizio della Storia, in Egitto e in Mesopotamia. L'importante attività di levatrici collegava le streghe ai rituali di protezione delle madri e dei loro figli, durante la gravidanza, il parto e i primi anni di vita. A poco a poco, all'aumentare della popolazione e dei compiti da svolgere, l'influenza di queste donne con la loro presenza diretta dovette essere sostituita da altri mezzi da utilizzare in loro assenza. Nacquero così rituali, incantesimi e amuleti con cui prolungare l'effetto benevolo delle streghe.

Come spesso accade per le attività umane, ciò che inizialmente era destinato a procurare il bene si evolse per danneggiare avversari e nemici, nella magia nera. Soprattutto tra i Sumeri e i Babilonesi si sviluppò un'articolata demonologia che, prendendo spunto dalle molte e potenti Dee delle mitologie sumere e babilonesi, comprendeva un ampio spettro intermedio di demoni e esseri spirituali di sesso femminile, avversi alle madri, ai bambini e agli uomini innamorati. La più famosa tra queste entità fu sicuramente Lilith, poi conosciuta in ambito biblico come la prima moglie di Adamo, cacciata dal Paradiso Terrestre perché insofferente al controllo del marito e successivamente vista come simbolo dell'indipendenza femminile. I demoni femminili della Mesopotamia e le donne capaci di evocarli si caratterizzavano anche per la sete di sangue e la fame di carne di bambini di ogni età.

Questo passaggio al "lato oscuro" della magia è coincidente con l'altrettanto importante passaggio da una società tipicamente matriarcale dei tempi antichi a una patriarcale, in cui le donne svolgevano un ruolo subalterno rispetto agli uomini e ne diventavano le sobillatrici tramite il loro fascino e la lussuria. Ciò emerge con prepotenza nella cultura ebraica, frutto di una società fortemente patriarcale e moralizzatrice.

È così che troviamo le prime citazioni di streghe addirittura nei testi biblici.

Nel primo libro del profeta Samuele (scritto probabilmente tra il 931 e il 721 avanti Cristo), Saul, re degli Ebrei, contatta la strega di Endor per evocare lo spirito dello stesso profeta defunto in modo da farsi aiutare a sconfiggere i Filistei invasori. L'evocazione riesce e sebbene venga preannunciata la vittoria finale degli Ebrei sui Filistei, è anche stabilito il prezzo: i figli di Saul moriranno in battaglia e lo stesso re si suiciderà per la disperazione.

Il re Saul d'Israele - Immagine utilizzata per uso di critica o di discussione ex articolo 70 comma 1 della legge 22 aprile 1941 n. 633, fonte Internet

Il re Saul d'Israele.

Vi è un altro passo della Bibbia in cui si parla di streghe. Si tratta di Esodo 22:18 in cui si legge: "Non lascerai vivere la strega". O, piuttosto, in una traduzione più ampia: "Non lascerai vivere colei che pratica la magia". Siamo ancora di fronte a un soggetto femminile capace di esercitare un potere sovrannaturale, ma in presenza di un'entità suprema come il Dio ebraico, la magia in generale, bianca o nera che sia, diviene un peccato da pagare con la vita.

Si può quindi notare come la figura della strega abbia subito un'evoluzione legata tanto all'ambiente sociale in cui svolgeva il proprio lavoro quanto alla religione principale a cui esso si ricollegava. Se in un primo momento la credenza in divinità e spiriti femminili benevoli ha reso le streghe personaggi degni di fiducia e amore, la virata verso religioni dominate da divinità maschili o neutre trasformò quelle donne sagge, conoscitrici della natura, in malevole tentatrici che operavano per il Male.

Un ulteriore passo nella trasformazione della figura delle streghe si ebbe con l'arrivo in Europa di una popolazione di origine indo-europea, i Celti, la cui società ancora tribale fiorì in tutto il continente, escluse le sue parti più meridionali, tra il 700 avanti Cristo e il 100 dopo Cristo. Essendo una popolazione dai tratti guerrieri, il loro pantheon di divinità era caratterizzato dalla presenza di un violento Dio della guerra, ma, in generale, essi avevano una concezione più panteistica e spiritualistica della religione, con una forte credenza nella reincarnazione e nella presenza di entità divine negli elementi della natura, in particolare le querce. Le loro sacerdotesse, le Druide, avevano conoscenza spiccata dei rimedi naturali per la protezione degli esseri umani, proprio come avveniva alle origini della storia della stregoneria. La cattiva reputazione di queste "streghe", inclusi i presunti sacrifici umani di bambini presso le querce sacre, è dovuta principalmente ai racconti dei due popoli che dovettero spesso scontrarsi con i valorosi guerrieri celtici: i Greci e i Romani.

Sebbene essi avessero da ridire sulle pratiche stregonesche delle donne dei lori vicini, non si fecero mancare in proprio personaggi che possono essere definiti streghe. Presso i Greci esse esercitavano due tipi diversi di magia. Il primo, di carattere superiore e para-religioso, era la teurgia, con la quale le intermediarie più capaci richiamavano le divinità e le univano a persone e oggetti per proteggerle o trasformarli in talismani. Il secondo, denominato mageia, di livello inferiore, era più vicino alla stregoneria propriamente detta, in quanto oltre alle pratiche tipiche della magia bianca, vi erano potenti pratiche di magia nera per colpire i propri nemici.

Veniamo ai Romani.

Essi hanno un lunga storia culturale e letteraria riferita alla stregoneria che risale nel tempo alle origini stesse di Roma. Le streghe erano chiamate strix (strige), un termine originariamente non riferito alle donne legate alla magia, ma piuttosto a uno specifico demone in forma di gufo oppure allocco capace di minacciare tutti i valori familiari e, ancora una volta, la vita dei bambini, succhiandone il sangue. Dal suo nome sono derivati il medievale striga, il romeno strigoi, l'albanese shtriga e l'italiano strega. Le donne in grado di richiamare questo demone finirono con avere lo stesso nome. Addirittura, per alcune, si ritenne che potessero trasformarsi in gufo/allocco, quindi nel demone, come mutaforma.

Una rappresentazione ottocentesca dello "Strix" o Strige - Immagine rilasciata sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported, fonte Wikimedia Commons, utente Paris 16

Una rappresentazione ottocentesca dello "Strix" o Strige.

Un demone molto simile era presente anche presso i Greci, col nome di lamia, anch'esso in origine mutaforma, in quanto sarebbe stata una regina, i cui figli erano stati uccisi dalla dea Era, capace di succhiare il sangue delle persone. È probabile che lamia, come altri caratteri della cultura greca, sia poi stata assorbita con tratti diversi nella cultura romana, tanto che le strix divennero quasi un'ossessione per i Romani. Secondo alcuni storici, i miti legati alle streghe aumentarono esponenzialmente nel periodo tardo-imperiale, quando la debolezza del potere politico centrale aveva reso insicura la vita quotidiana, con la necessità di dare spiegazioni anche sovrannaturali a eventi tragici, quale la morte dei propri figli o dell'amato.

Le streghe sono anche molto presenti nella letteratura romana. Per esempio nell'opera di Orazio incontriamo l'anziana Canidia che compie sacrifici di sangue, seppellisce oggetti magici ed è in grado di far morire di fame un ragazzo con i suoi incantesimi malefici. È in suo potere anche evocare uno strix, cosa che ci fa capire come l'identificazione tra le streghe e il demone non fosse ancora avvenuta ai tempi di Orazio. Letterati romani successivi compiranno invece la definitiva evoluzione facendo coincidere il nome del demone con quello delle streghe.

Il punto di svolta definitivo nell'identificazione delle streghe con esseri malevoli si ebbe con l'arrivo del Cristianesimo in una società patriarcale come quella romana. Le donne legate alla magia, fosse anche benevola, divennero una minaccia ancora maggiore solo per il fatto di appartenere al genere femminile, perciò tentatrici e lussoriose, nonché impegnate a mantenere vivi rituali magici e credenze pagane in quella che i chierici tardo-romani e medievali definirono superstitio (superstizione), cioè la sopravvivenza di pericolose pratiche pre-cristiane.

I secoli bui del Medio Evo e il rafforzamento della Chiesa cristiana fecero il resto: le streghe divennero spose del Demonio e suoi orrendi tramiti per la perdizione e la condanna al fuoco eterno soprattutto degli "ingenui" maschi.

Fonti e letture consigliate

https://www.bustle.com/

https://www.witchcraftandwitches.com/

https://www.history.com/

https://allthatsinteresting.com/

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