Lilith rappresentata da John Collier
Lilith è uno dei miti più complessi dell'antichità. E' anche il simbolo della rivendicazione dell'uguaglianza della donna con l'uomo, della donna che non si adegua a "stare sotto" e che sfida i confini imposti alla sua autonomia.
«Ella disse: non starò sotto di te. Ed egli disse: ed io non giacerò sotto di te, ma solo sopra. Per te è adatto stare solamente sotto, mentre io sono fatto per stare sopra» (Alfabeto di Ben-Sira).
Per poter tracciare i contorni del mito di Lilith, dobbiamo chiamare in causa il testo della Genesi, ovvero il primo libro della Torah ebraica e della Bibbia cristiana - composto di 50 capitoli, i cui primi 11 narrano la preistoria biblica ovvero la creazione, il peccato originale e il diluvio universale.
Soffermiamoci sui primi due capitoli. Seppur con versioni diverse, essi narrano della creazione del mondo e dell'uomo.
Mentre nel primo «Dio creò l'uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò» (Genesi, 1:27), nel secondo avviene prima la creazione dell'uomo con polvere del suolo (Genesi 2:7) e poi, dalla costola di Adamo (Genesi 2:22), quella della donna chiamata Eva.
E' nella contraddittorietà di queste due versioni e del loro significato - in cui viene riconosciuta e in seguito negata la pari dignità tra uomo e donna - che affonda le radici il mito di Lilith, la prima moglie di Adamo, creata come lui a immagine e somiglianza di Dio, antecedente a Eva (come vuole la tradizione ebraica).
Secondo la Torah ebraica, Dio diede ad Adamo una prima compagna, a lui contemporanea nella nascita. Essi vissero insieme nel giardino dell'Eden fino a che Lilith non si ribellò e fuggì, rifugiandosi tra i demoni del deserto. Quando Dio intervenne inviando una schiera di angeli che avrebbero dovuto riportarla indietro, ella rifiutò di seguirli.
Le fonti ebraiche la descrivono come una donna dalla bellezza ammaliante, ma terrificante, con la coda di un serpente e ali di uccello.
Secondo la tradizione cabalistica, dopo la sua fuga, Lilith si accoppiò con dei demoni dando origine a esseri sovrannaturali.
Che ne fu del povero Adamo dopo che perse la sua prima moglie? Dio - che vede e provvede - gli diede Eva.
Occorre specificare che sebbene alcuni studiosi neghino la menzione di Lilith nella Bibbia, altri ne ravvisano la presenza nel libro di Isaia, raffigurata come una civetta. «Gatti selvatici si incontreranno con iene, i satiri si chiameranno l'un l'altro; vi faranno sosta anche le civette e vi troveranno tranquilla dimora» (Isaia 34, 14).
Anche se ho chiamato in causa il libro della Genesi, non è soltanto nella Bibbia che Lilith fa la sua comparsa. Testi religiosi ebraici a parte (il Talmud, ad esempio), la troviamo nei miti della Mesopotamia datati tre millenni avanti Cristo - il suo nome fa riferimento alla notte, alla tempesta, alla malattia e alla morte. E inoltre nell'Alfabeto di Ben-Sira, un testo anonimo risalente circa al X secolo d.C., che la descrive come colei che, non volendosi sottomettere ad Adamo, lo abbandona e si rifugia sulle coste del Mar Rosso dove, accoppiandosi con vari demoni, crea un'infinita generazione di djinns (come riporto nel mio libro "Africa" a proposito delle entità soprannaturali, tra le quali i djinns).
Una Lilith più moderna e comunque sempre ammaliante, nel dipinto di Dante Gabriel Rossetti.
Ma che ne è stato di Lilith, dopo la sua fuga? Ebbene, a dispetto dei millenni, ha continuato a "vivere". Il suo mito non si è estinto, al contrario, nel tempo si è arricchito di ogni sorta di fantasia. Arpie, Sirene, Strigi, Nereidi, Lamie... sono tutti riferimenti ispirati alla sua figura, presenti nelle leggende di vari popoli, in periodi diversi.
Il tempo l'ha plasmata, reinterpretata, trasformata. Secondo l'iconografia cristiana, una bellissima donna nuda, con i capelli blu e gli occhi rossi. Nel tardo Medioevo, una creatura metà umana e metà serpente. Per i pittori ottocenteschi, una donna dalla bellezza irresistibile, pelosa, con gli zoccoli al posto dei piedi, i capelli ricci lunghissimi, rossi oppure oro, gli occhi di fuoco e la pelle argentea o blu.
Varianti fisiche a parte, la camaleontica Lilith ha cavalcato il tempo adattandosi ai suoi mutamenti. Diavolessa e dispensatrice di morte, dannata, vampira e seduttrice prima, ribelle e icona poi.
Citata nelle opere di Goethe, Primo Levi, H. P. Lovecraft, ritratta da artisti di fama come Dante Gabriel Rossetti, John Collier e Kenyon Cox, è comparsa negli ultimi anni nella popolare serie televisiva True Blood, nel fumetto omonimo di Luca Enoch, in un brano dei famosi Genesis, nel videogioco Final Fantasy, ...
Nel corso del tempo, Lilith ha avuto molte "figlie": donne che hanno reso il potere della seduzione un potere effettivo, donne fatali, intelligenti, spregiudicate e determinate, riportate nella dimensione letteraria da Flaubert, Merimé, Oscar Wilde, Théophile Gautier, Charles Swinburne... come Salammbò, Carmen, Cleopatra, Erodiade, ... che in seguito hanno trovato spazio anche nel mondo del cinema.
Dai miti della Mesopotamia, attraverso un lungo cammino, Lilith è dunque approdata al mondo dell'arte, della letteratura, del cinema e perfino della rivendicazione politica, come simbolo di emancipazione - la donna sicura di sé, autonoma economicamente e libera sessualmente, espressione del movimento femminista - assumendo forse per la prima volta nella storia un connotato positivo a tutto tondo.
Io credo che ogni donna, pur non dovendo fare di Lilith l'unico esempio cui ispirarsi, dovrebbe prestare attenzione alla sua voce, non per costruire una società in cui capovolgere i rapporti di dominio, quanto piuttosto per affermare la pari dignità tra i due sessi, nell'ottica di un'uguaglianza sostanziale.
Bibliografia
Bibbia. Il Libro della Genesi (1 e 2), Il Libro di Isaia (34)
Palumbo Valeria, Le figlie di Lilith, Roma, Odradek Edizioni, 2008
Scaraffia Giuseppe, Femme Fatale, Firenze, Vallecchi Editore, 2009
Bibliografia web
http://www.biblicalarchaeology.org/
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